Commenti a: L’amore è un bosco http://trasciatti.it/2010/10/27/lamore-e-un-bosco/ Lunario inattuale di letteratura e desueta umanità Mon, 21 May 2012 17:28:22 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 hourly 1 Di: direktor http://trasciatti.it/2010/10/27/lamore-e-un-bosco/comment-page-1/#comment-95 direktor Thu, 11 Nov 2010 22:13:24 +0000 http://trasciatti.it/?p=726#comment-95 secondo me, comunque, l'acqua non si divide e anche Mosé deve aver usato un trucco. Ho provato a dividerla infilando le mani in un secchio e ti assicuro che non si divide proprio. Quanto alle rughe, non so. secondo me, comunque, l’acqua non si divide e anche Mosé deve aver usato un trucco. Ho provato a dividerla infilando le mani in un secchio e ti assicuro che non si divide proprio. Quanto alle rughe, non so.

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Di: n http://trasciatti.it/2010/10/27/lamore-e-un-bosco/comment-page-1/#comment-94 n Thu, 11 Nov 2010 05:15:45 +0000 http://trasciatti.it/?p=726#comment-94 l'acqua si divide quando è poca e per un po' la terra si fa nera; non ti piacciono le rughe? solo signorine? l’acqua si divide quando è poca e per un po’ la terra si fa nera; non ti piacciono le rughe? solo signorine?

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Di: direktor http://trasciatti.it/2010/10/27/lamore-e-un-bosco/comment-page-1/#comment-93 direktor Thu, 11 Nov 2010 00:17:03 +0000 http://trasciatti.it/?p=726#comment-93 Perché anche tu dividi l'acqua? Mosé divideva l'acqua, un solco tracciato tra due pareti di mare a strapiombo, tremolanti, con una voglia matta di richiudersi sopra gli egiziani cattivi. E perché scurisci le buche screpolate degli ulivi? Che vuol dire? Forse stai riempiendo le screpolature delle cortecce con della pasta legno e poi vuoi levigarla per far diventare la pelle degli ulivi liscia come quella di una donna? Perché anche tu dividi l’acqua? Mosé divideva l’acqua, un solco tracciato tra due pareti di mare a strapiombo, tremolanti, con una voglia matta di richiudersi sopra gli egiziani cattivi. E perché scurisci le buche screpolate degli ulivi? Che vuol dire? Forse stai riempiendo le screpolature delle cortecce con della pasta legno e poi vuoi levigarla per far diventare la pelle degli ulivi liscia come quella di una donna?

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Di: n. http://trasciatti.it/2010/10/27/lamore-e-un-bosco/comment-page-1/#comment-92 n. Wed, 10 Nov 2010 16:48:52 +0000 http://trasciatti.it/?p=726#comment-92 Mi hai provocato. Da tre giorni divido l'acqua, scurendo le buche screpolate degli ulivi. Siamo anche noi a Pantano (dieci chilometri in linea d'aria) sotto la protezione di Apollo, sotto l'immenso architrave del tempio. Da Città della Pieve, il monte Cetona si guarda come un calendario. È un monte dai fianchi larghi, che sale lentamente, senza impennate su entrambi i lati; disegnato come un arcobaleno, un seno in mezzo al mare, una arco teso. Quando al tramonto il sole gli scivola dietro trasformandolo in una montagna di lava nera, aspetti di scorgere sul crinale tre profili aguzzi che vanno su per la via più breve, sempre in linea retta. Tre etruschi avvolti in un corto mantello, a gambe nude, con la testa protetta da un cappello a punta e il bastone in mano. I lacci dei sandali sono d'argento e le suole d'oro non lasciano impronte. Immobili e in silenzio, i contadini li guardano passare. Maestri di verità, di morte e resurrezione, l'orecchio alla terra, al rumore del mondo e l'occhio al cielo, specchio del tempo. Mi hai provocato.
Da tre giorni divido l’acqua, scurendo le buche screpolate degli ulivi.
Siamo anche noi a Pantano (dieci chilometri in linea d’aria) sotto la protezione di Apollo, sotto l’immenso architrave del tempio.
Da Città della Pieve, il monte Cetona si guarda come un calendario.
È un monte dai fianchi larghi, che sale lentamente, senza impennate su entrambi i lati; disegnato come un arcobaleno, un seno in mezzo al mare, una arco teso. Quando al tramonto il sole gli scivola dietro trasformandolo in una montagna di lava nera, aspetti di scorgere sul crinale tre profili aguzzi che vanno su per la via più breve, sempre in linea retta.
Tre etruschi avvolti in un corto mantello, a gambe nude, con la testa protetta da un cappello a punta e il bastone in mano.
I lacci dei sandali sono d’argento e le suole d’oro non lasciano impronte. Immobili e in silenzio, i contadini li guardano passare.
Maestri di verità, di morte e resurrezione, l’orecchio alla terra, al rumore del mondo e l’occhio al cielo, specchio del tempo.

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Di: direktor http://trasciatti.it/2010/10/27/lamore-e-un-bosco/comment-page-1/#comment-85 direktor Sun, 07 Nov 2010 18:15:06 +0000 http://trasciatti.it/?p=726#comment-85 Sono appena tornato da Montegabbione. Per chi non lo sa, è vicino a Orvieto. Tre ore di autostrada solo per arrivare a Firenze! In certi momenti ho avuto le vertigini, vedevo questo serpentone di formichine con le lucine rosse per chilometri e chilometri davanti a me, in saliscendi e tutti che andavamo, passo passo, lenti come gli affamati, verso un inghiottitoio cosmico, nel buio. Ieri invece, con Nicola (Dal Falco), letture amorose nella sala comunale, sotto la torre. Fuori un vento diaccio che sembrava venir su da qualche cronica del dugento, pensavo all’inverno, a come poteva essere un pugno di case in cima a un colle prima della corrente elettrica, prima dell’acqua corrente, prima delle strade e delle macchine, prima del prima, la vita quando è giorno, il sonno quando è notte. E poi non so quanto ho dormito in una casa di campagna, signora e signorile, sperduta tra i valloni, un caminetto di legna viva. Un’ospitalità d’altri tempi. Il vento che fischiava fuori. Ho pensato di essere in Scozia, ho pensato a San Frediano, il vescovo scozzese di Lucca. A volte si incontrano ancora baroni di campagna. Sono appena tornato da Montegabbione. Per chi non lo sa, è vicino a Orvieto. Tre ore di autostrada solo per arrivare a Firenze! In certi momenti ho avuto le vertigini, vedevo questo serpentone di formichine con le lucine rosse per chilometri e chilometri davanti a me, in saliscendi e tutti che andavamo, passo passo, lenti come gli affamati, verso un inghiottitoio cosmico, nel buio. Ieri invece, con Nicola (Dal Falco), letture amorose nella sala comunale, sotto la torre. Fuori un vento diaccio che sembrava venir su da qualche cronica del dugento, pensavo all’inverno, a come poteva essere un pugno di case in cima a un colle prima della corrente elettrica, prima dell’acqua corrente, prima delle strade e delle macchine, prima del prima, la vita quando è giorno, il sonno quando è notte. E poi non so quanto ho dormito in una casa di campagna, signora e signorile, sperduta tra i valloni, un caminetto di legna viva. Un’ospitalità d’altri tempi. Il vento che fischiava fuori. Ho pensato di essere in Scozia, ho pensato a San Frediano, il vescovo scozzese di Lucca. A volte si incontrano ancora baroni di campagna.

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