Il Trasciatti » Del Chiaro http://trasciatti.it Lunario inattuale di letteratura e desueta umanità Tue, 22 May 2012 09:37:52 +0000 http://wordpress.org/?v=2.9.2 en hourly 1 La bambina che salta e Ollio Hitler http://trasciatti.it/2011/09/26/la-bambina-che-salta-e-ollio-hitler/ http://trasciatti.it/2011/09/26/la-bambina-che-salta-e-ollio-hitler/#comments Mon, 26 Sep 2011 21:03:17 +0000 Trasciatti http://trasciatti.it/?p=1509

Un racconto di Nicola Del Chiaro

Mi sento i muscoli delle cosce a pezzi. L’ultima discesa attraverso quel costone di larici, pini e abeti è stata veramente dura. Mi sarebbe piaciuto farla in salita, per respirare passo dopo pensiero, pensiero dopo passo l’aria misteriosa e le ombre che sbucano tra muschio, rocce, tronchi. Parlando dei dipinti di Grunewald e dei lavoratori che raggiungevano lassù le Bergwerk, l’abbiamo attraversato, quel bosco.
Il ponte di legno supera il torrente di acqua fresca che scende dalle valli e dai ghiacciai dell’Ortler. Una staccionata guida un sentiero tra i pascoli. Una fontana sgorga rigogliosa, più in là intravedo una capanna di legno. Vicino un uomo si ritira guardingo. Avanziamo, il passo lento. Si è seduto, in braccio il cane, ci osserva. Il cane si agita. Sembra parlargli, lo accarezza, lo calma. Un saluto furtivo, una risposta furtiva. Moro, i capelli lunghi, lo sguardo basso, i campi verdi.
Alla locanda osservo l’orto, due tipi di cavoli, le cipolle ancora verdi, non ci sono pomodori. Un gallo e una gallina attraversano attenti la strada e vanno verso la stalla. I bambini hanno decorato i vetri con figure di animali. Animali di legno popolano i mobili di larice intagliati a mano e il tavolo dei giochi in sala da pranzo. Animali danzano appesi a curiosi lampadari.
A sera ci servono carpaccio di capriolo e al padre dei bimbi si illuminano gli occhi quando gli parlo di caccia.
Sì, anche da noi ci sono caprioli e cervi. Anche lupi. Ora sono arrivati anche lì, dalla Svizzera. Un orso gli ha mangiato due pecore, lassù su una valle più in alto. La Toscana sembra piacergli, l’olio che è in tavola è toscano.
È mattina e seduto sul davanzale della finestra della camera guardo fuori la strada che si snoda scendendo la valle ancora in ombra. L’uomo con i capelli lunghi è lì sotto in mezzo alla strada: accompagnato dal cane, guida un vitello e una mucca giù verso la capanna. Forse ha portato a mungere la bestia. Procede con calma e non si cura troppo delle auto che devono improvvisamente rallentare, imbarazzate dal vitello e dalla mucca che ondeggiano noncuranti.
La mattina è fresca quando ci mettiamo in cammino nel bosco di larici e abeti. Lasciamo la casa mentre la bimba più piccola è lì per aria che rimbalza senza posa sul tondo di un materasso elastico, vicino alla stalla. Il padre, in calosce e tuta, ci saluta. Dall’odore si direbbe che è già da un po’ che traffica tra bestie e orto.
La salita va senza sforzo. Il sole ancora non valica le cime e la valle resta scura. Un rumore secco schiocca nel folto. Appare, come un Troll, un vecchio che fa legna e nel silenzio alza una mano al nostro passaggio.
Nella foresta pare di volare e arrivati al villaggio incontriamo di nuovo il conducente del vitello e della mucca. È venuto a fare spese: ora indossa un paio di jeans blu scuri di tela robusta, una camicia fantasia che ricorda la tavolozza di un pittore che dipingeva un tramonto tempestoso, alle spalle uno zainetto colorato alla Candy Candy, un po’ troppo stretto per le sue spalle. Cammina tranquillo e ogni tanto un passante lo saluta cordiale.
Orso Grigio nota che con quel suo faccione tondo e rubizzo che ospita dei radi baffetti, ricorda un incrocio tra Ollio e Hitler.
Lasciato il centro iniziamo la salita che ci porta al rifugio, proprio sotto i ghiacciai degli Zebrù.
Guardo i ghiacciai, il ghiaccio blu, il ghiaccio misto a roccia, i crepacci le pieghe e i gradoni, e poi le morene, le pareti che si impennano fino a quattromila metri, le guglie di roccia che ci circondano e ci sovrastano. Eppure quello che all’occhio appare così vicino e così amichevole, pur se imponente, è lontano e terribile. Solo uno sforzo della mente può superare la percezione dei sensi e cercare una minima e vaga comprensione delle distanze, delle dimensioni dello spazio e del tempo.
Al ritorno passiamo davanti alla casa rurale che ci ha ospitato. La bambina è lì che salta sul tondo elastico vicino alla stalla. I suoi capelli svolazzano per aria insieme a quelli di due bambole che tiene in mano. Poco più avanti Ollio Hitler, con i suoi calzoni blu, la camicia variopinta, lo zaino colorato, è alla fermata ad aspettare l’autobus. Il vitello e la mucca probabilmente nella stalla.

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