• g (non verificato) on Lun, 07/28/2008 - 13:27

    Suvvia, perché prendere tanto seriamente "una cosa da blog"?

    Forse c'è chi tiene dei blog e portali e crede di fare della scrittura “letterata”, io personalmente non ho questa pretese, per lo meno, non nella rete.
    Posso prendere in considerazione la carta stampata, allora cerco anche di impegnarmi, non sempre nemmeno lì riesco, ma credo l’importante sia essere fedeli all’intenzione non ad un presunto reale - ad una verità insomma non ad una veridicità.

    Il resto è un guazzabuglio che si incontra spesso non per volontà, esattamente come quando si esce per strada e si incontrano persone con le quali mai ci fermeremo a parlare; e se solo insisterebbero ci sentiremo importunati. Solo che la rete ci fa entrare in una confidenza non di ascolto, ma di voler esistere per degli sconosciuti, facendoci parlare anche a gente con la quale diversamente mai parleremo, in realtà poco importano in genere le risposte. E ne ho la prova giornalmente sul blog che qualunque cosa posti, ognuno riporta a sé il discorso, raramente è a segno con il significato.
    Questo fa pensare, che la rete dà quest’illusione e la smania soprattutto di dire io esisto.
    Anche qui non state giudicando il racconto, che in ogni caso ciò che è scritto è scritto, punto. Ma passate attraverso l’idea di chi l’ha scritto. Anche questo ha a che fare con l’autoreferenzialità. "Perché mi metto in relazione con, per poter dire (o dirmi) di me questo o quest’altro".

    Per il raccontino, era appunto sul blog, semplicemente “Il tra” mi ha chiesto se poteva prenderlo per postarlo qui, ed io ho detto di sì, che va bene, non mi cambia nulla. Mi spiace vedere solo che ancora una volta, come già detto si valuta lo scritto attraverso all'idea dell'autore.

    Poi, scrivente, non scrittrice, mah probabilmente scrivente; anche se io voglio aver a che fare solo con scrittori, non con scriventi; per un semplice fatto gli scrittori son tutti morti, e anche quelli vivi son morti uguali, questo mi leva dal peso di avere a che fare con quel senso del gossip che buona parte di voi, mi sembra tiene tanto stretto. Non c'è vivo che scriva, che conosca abbastanza bene personalmente da ritenere scrittore, è un gran sollievo.

    altro - questa cosa delle "colleghe" - ma per piacere, uno è, dovrebbe essere, collega solo ed esclusivamente di se stesso. Non solo dicendo colleghe implica l’idea che per esistere "uno" debba fare parte di un appartenere a ... ma, ecco una cosa che ancora più detesto che si continua relegare la scrittura scissa tra maschile e femminile, a prescindere naturalmente il fatto che si parli di sesso, associazione che certo anche agli editori non è del tutto indifferente.
    A chi mi ha detto “almeno non parla solo di”, ricordo che quest'ultimo libro del 2007 è stato l'unico che parla di... quello prima e quello prossimo no, quello dopo, nemmeno direi. Ma questo è una mia puntualizzazione che vi fa vincere un poco.

    Cmq fa caldo bisognerebbe pensare ad altro, dio è sfogliato, anche lui con questo caldo si mette a nudo, e non è uno bello spettacolo.

    a vostro modo siete anche simpatici.

    g

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