• nautilus on Mer, 05/27/2009 - 20:46

    Se "Il Disegnatore di alberi" di R. Amato è un tentativo di riunificazione tra parti che si contraddicono, non lo è in virtù dell’ossimoro. Voglio dire che non è l’ossimoro, come figura retorica, ciò di cui Amato fa uso. Se anche si giudicasse l’immaginario del libro, neppure lì si potrebbe riconoscere un “mondo ossimorico”. Il Disegnatore contrappone diversi aspetti del reale che inizialmente non trovano una sintesi. Così accade normalmente con l’ossimoro. Eppure il Disegnatore è anche percorso da un’organica tendenza a garantire una “coabitazione degli opposti”, oltre quel primo momento in cui non sembravano trovare una sintesi. In questo senso credo si possa parlare a buon diritto di sineciosi, sia come figura retorica – per come la intese Fortini in riferimento a Pasolini – sia come chiave interpretativa generale del lavoro di Amato. La sineciosi, scrive Fortini, è una figura retorica nella quale «si affermano, d'uno stesso soggetto, due contrari». Questo accade spesso tra le pagine del Disegnatore, un esempio su tutti: «A volte credo di essere qui e contemporaneamente / dove non potrei essere / neppure in sogno». Certo neppure la sineciosi permette una sintesi, e tantomeno di una sintesi dialettica.

    Nautizio

  • Rispondi

    Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.
    • Indirizzi web o e-mail vengono trasformati in link automaticamente
    • Tag HTML permessi: <a> <em> <strong> <cite> <code> <ul> <ol> <li> <dl> <dt> <dd>
    • Linee e paragrafi vanno a capo automaticamente.

    Maggiori informazioni sulle opzioni di formattazione.