Jun
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Dark0: Uomini e pecore, tredicesima puntata
Dom, 06/06/2010 - 16:51
13.
DSCN1592.JPG è il nome dell'unico file immagine che ho lasciato in memoria sul mio N79. Prima di partire ho portato sull'hard disk dati, immagini, messaggi e poi ho cancellato tutto.
Qualche volta bisogna ricominciare da zero.
Io questa cosa del ricominciare da zero la faccio sempre di lunedì. Meglio ancora se è il primo del mese. È una sensazione fittizia di principio di tutto. Un giorno necessario affinché da lì in avanti la tua vita possa prendere la svolta che per noia e pigrizia ancora non aveva imboccato.
A questa nuova rinascita corrispondono ritualità ben precise.
In qualche modo tutte hanno a che fare con i numeri.
I numeri tornano sempre. E quando tornano i numeri, si sa, non si può scappare.
Il primo del mese, il giorno del compleanno, l'inizio della primavera: bastano solo questi tre eventi per avere quattordici date d'inizio. E ricominciare quattordici volte da zero ogni anno, rimuovendo il passato fino a quel preciso momento, è già di per sé sufficiente per essere considerato agli occhi degli altri un futurista.
Questa storia dei matrimoni dei miei compagni di classe, poi, ha generato un ulteriore calendario parallelo e sovrapponibile a quello solare, al quale corrispondono altri nuovi giornizero che si aggiungono ai quattordici di default.
Un giornozero può essere anche un giorno dov'è accaduta una cosa particolarmente inspiegabile. È stato un giornozero quando è caduta la mia pianta grassa dal davanzale della finestra senza che nessuno fosse entrato in casa. È stato un giorno zero quando ho visto un tizio attraversare la strada davanti a me e venire scaraventato sull'asfalto da una twingo nera, uguale alla mia, che passava con il rosso. È stato un giorno zero il giorno dopo che l'Italia ha vinto un mondiale che nessuno si aspettava vincesse.
Al giornozero segue un atteggiamento di convinto rinnovamento su tutti i fronti che si traduce in una serie di azioni canoniche. La prima, e necessaria affinché il processo possa iniziare, è l'apertura del cassetto neveropen.
Un mix di bigliettini con grafie miste sommato a moleskin con disegni a matita, pensieri e ritagli appiccicati tra le pagine; braccialetti colorati spezzati e audiocassette con scritte fatte col pennarello nero; quel peluche che non sai neanche perché è lì; un sasso bianco con legato uno spago: io e te insieme per sempre; un tubetto pieno di sabbia sottile gialla perché quella spiaggia possa stare sempre con Noi; biglietti del treno: Paola – Milano, Roma – Bologna, Torino – Genova; dell'autobus: ATAC, ATM, GTT; un plettro fatto con una scheda telefonica dove si legge solo “quemila lire”; un foglio piegato in sette parti e con dentro un petalo di rosa che è diventato polvere rossa. E poi tre smemo di cui due non tue, un diario di Fido Dido, uno di Dylan Dog, e un cartoncino giallo con su scritto da una parte “ti odio” e dall'altra “anch'io”.
C'è da perdersi.
Il cassetto neveropen aperto è il miglior ossimoro possibile per iniziare un giornozero.
È come toccare il fondo. Arrivarci per capire che c'è. Che non ci si è sbagliati. Che più si va avanti più dietro lasciamo un sacco di roba. Naturale che sia così. Però la conferma.
Quindi arriva il momento che c'è bisogno che quel cassetto sia riempito ancora. È pronto a divorare nuovi cimeli prima del prossimo giornozero.
Poi si richiude ed è la seconda azione. La ritualità finisce e in genere è passato un intero pomeriggio oppure fuori è già l'alba.
Infine da qualche anno, a somma del processo di rinnovamento, ci sono le memorie del cellulare, del computer, la posta in arrivo, le foto della compatta, i messaggi, i blog. Tutto materiale archiviato dentro un hard disk che è il corrispettivo del cassetto neveropen per i dati digitali. La differenza è che in questo caso non devi aprire niente. Taglia e incolla. Taglia, incolla e dimentica il resto:
ora sta per iniziare il primo giorno della tua nuova vita.
Prendo la carta argentata della mia barretta piùlattemenocacao e la piego in quattro parti. La liscio bene e la metto nella tasca di dietro dei jeans. So che non è il momento per giornizero, ma quando tornerò a casa, dopo che avrò visto Stella sposata con il Berlin, sono sicuro che questa stagnola rossa e bianca andrà ad ingrossare quel cassetto.
Il mio ultimo giornozero è stato un giornozerovirgola.
È successo che non sono stato abbastanza forte da cancellare tutto.
Questo è male.
La DSCN1592.JPG, che so che sta lì dentro la mia tasca in qualche modo vicino alla stagnola della Kinder, è il mio residuo decimale.
Mi viene voglia di prendere il cellulare e aprire la cartella immagini personali.
Guardare quella JPG ancora una volta.
Cercare nuovi dettagli, osservarla voracemente.
Vorrei ingollarmela tutta come ho fatto con la barretta.
Ingollarmi il cellulare e con lui la DSCN1592.JPG. Tutto insieme.
Penso che andrò a prendermi una stanza e che la stanchezza stasera a Bersezio non giochi a mio favore.
Ho la bocca che sa di cioccolato.