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O. V. de L.-Milosz: La berlina ferma nella notte
Sab, 08/16/2008 - 09:38
Ferragosto è passato. L'inverno è alle porte. Prepariamoci ad affrontare i rigori del tempo metereologico e del Tempo Maiuscolo con una poesia di plumbea bellezza, tratta da "La Confessione di Lemuel", ultima raccolta in versi di Oscar Vladislav de Lubicz Milosz (1877-1939), zio del premio Nobel Czeslaw Milosz. La traduzione è di Francesco Orlando.
La berlina ferma nella notte
Aspettando le chiavi
- Le cerca di sicuro
In mezzo ai vestiti
Di tecla morta trent'anni fa -
Ascoltate, signora, ascoltate il vecchio, il sordo mormorio
Notturno del viale...
Così piccola e debole, due volte avvolta nel mio cappotto
Ti porterò attraverso i rovi e l'ortica delle rovine fino all'alta e nera porta
Del castello.
E' così che l'avo, tanto tempo fa, tornò
Da Vercelli con la morta.
Quale casa muta e diffidente e nera
Per la mia bambina!
Lo sapete già, signora, è una triste storia.
Essi dormono dispersi nei paesi lontani.
Da cento anni
Il loro posto li attende
Nel cuore della collina.
Con me la loro razza si spegne.
O Dama di queste rovine!
Vedremo la bella camera dell'infanzia: là,
La profondità soprannaturale del silenzio
E' la voce dei ritratti oscuri.
Raccolto sul mio giaciglio, di notte,
Sentivo come nel cavo di un'armatura,
Nel rumore del disgelo dietro il muro,
Battere il loro cuore.
Per la mia bambina paurosa quale patria selvaggia!
(...)
No, signora, non sento niente.
E' molto anziano,
La sua testa è alterata.
Scommetto che è andato a bere.
Per la mia bambina timorosa una casa così nera!
Nel profondo, nel profondo del paese lituano.
No, signora, non sento niente.
Casa nera, nera.
Serrature arrugginite,
Tralcio morto,
Porte sotto chiave,
Imposte chiuse,
Foglie su foglie da cento anni nei viali.
Tutti i servitori sono morti.
Io, ho perduto la memoria.
Per la mia bambina fiduciosa una casa così nera!
Non mi ricordo più che dell'aranciera
Del trisavolo e del teatro:
Dove i piccoli del gufo mangiavano nella mia mano.
La luna guardava attraverso il gelsomino.
Era tanto tempo fa.
Sento un passo in fondo al viale,
Ombra. Ecco Witold con le chiavi.
(L'edizione originale è in O. V. de L.- Milosz, Poesiès, Silvaire, Paris, 1960, t II, pp. 133-35. Questa traduzione è contenuta nel libro di Francesco Orlando "Gli oggetti desueti nelle immagini della letteratura", Torino, Einaudi, p. 158. L'editore Adelphi ha recentemente pubblicato una scelta di poesie di Milosz, dal titolo "Sinfonia di novembre". Altre notizie sul poeta nel sito degli Amis de Milosz.)
(In alto: The trees, acquaforte di Gaetano Bevilacqua)