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Aurora Borselli: L'uomo pesce
Gio, 10/01/2009 - 22:19
L’uomo pesce non puzza di pesce, semmai di sudore quando fa caldo, ma solo quando insiste a coprirsi troppo. L’ho conosciuto un pomeriggio, mentre ero a lavoro, e da quel giorno ogni tanto viene a farmi sentire in colpa, a farmi sentire antica, a mettermi dubbi.
Mancava un’ora e quarantaquattro minuti alla chiusura, non passava più.
Faceva un caldo impossibile, i miei colleghi si ostinavano a tenere l’aria condizionata al massimo e le finestre aperte, per via della puzza di fumo.
Così rimaneva caldo lo stesso, però almeno si consumava un bel po’ di energia elettrica. Peraltro da qualche anno era anche vietato. Fumare nei locali pubblici, intendo.
Ma lì erano tutti un po’ stressati, o almeno quella era la scusa, quindi bestemmiavano, o fumavano.
A volte, anzi spesso, si grattavano i genitali.
Una volta trovai un articolo, su Repubblica o sul Tirreno, non ricordo, diceva che per la Cassazione grattarsi i genitali è reato. Lo ritagliai e lo poggiai sulla scrivania del mio capo. Per tutta risposta si dette una bella grattata di palle.
Comunque: quel giorno in pausa pranzo mi è capitato l’incontro assurdo con l’uomo pesce, non sapevo se ridere o piangere. In effetti ho riso. E anche pianto.
Mancava poco alle tre e l’ufficio non era ancora aperto, gli altri erano tutti al bar mentre io scrivevo i soliti messaggini d’amore e facevo ricerche su internet, rustici in vendita, voli last minute per Marrakesch, le solite divagazioni, sgranocchiando qualche grissino al rosmarino e sale grosso.
Mi entra uno, magro più dell’ombrello che ha in mano, con questo sole. Giubbotto di jeans chiuso fino all’ultimo bottone. Sembra che debba sforzarsi di tenere gli occhi dentro le orbite, tanto è scavato.
Con la faccia di una a cui stai veramente rompendo le palle gli chiedo di cosa ha bisogno. Si siede di fronte alla mia scrivania, accavalla le gambe, e la stoffa dei pantaloni si schiaccia come se dentro non ci fosse nulla, forse un paio d’ossi. Gli guardo le mani, le dita sono oblunghe e le unghie sembrano quelle di una donna, non perché siano curate, anzi, sono anche un po’ sporche, ma sono lunghe e quasi delicate. Osservandole meglio mi pare che tra un dito e l’altro ci sia un sottilissimo strato di pelle trasparente, quasi fossero mani palmate, ma non ci giurerei.
Da subito questa persona mi fa un effetto strano, mi fissa con una specie di sorriso ma non sorride affatto, è più una smorfia, un ghigno consapevole, di uno che ti sta sfidando a un gioco a cui perde sempre. Mi dice che viene a nome di suo marito, che ha una ditta. Lì si ferma e mi fissa, sempre con quel ghigno di prima.
Io ho pochi secondi per pensare a cosa dire, sono da sola e questo tipo mi mette a disagio, potrei dirgli che non ho capito, o che non ho tempo da perdere, ma lui mi guarda e sembra quasi che ci creda a quello che ha appena detto.
Forse è una donna.
Lo guardo meglio, no è senza dubbio un uomo.
Però ha quelle dita strane.
No, ha anche la barba, e anche se non l’avesse sarebbe comunque un uomo.
Forse è come quei pesci, le orate, che nascono maschi e muoiono femmine.
Forse è nato uomo, e diventa pesce, poi diventa femmina.
Nell’arco di tre secondi mi balza in testa di tutto, voglio dire perché non può avere un marito? Già siamo in Italia, c’è il Papa.
A questo punto devo rispondergli, ma non posso usare nessuna parola che implichi una desinenza, femminile o maschile, perché non so se è uomo o donna, sì lo so che è un uomo, ma magari è una donna.
“Di cosa vi occupate?”, sottinteso lei e suo marito, a questo punto ho messo dentro tutti e due, vediamo cosa risponde. Stavolta ride, o meglio sghignazza, e mi mostra tutti i denti, quei pochi.
“Ha capito? Le ho detto che mio marito ha una ditta.”
Ma non lo dice come per rispondere alla mia domanda, “cosa fate” “abbiamo una ditta”, lo dice per farmi notare che mi ha appena detto ho un marito.
Non capisco se mi prende per il culo o se è semplicemente felice perché non ho battuto ciglio davanti al fatto che abbia un marito. Magari è una vita che gli ridono in faccia, e stavolta l’ho spiazzato.
Il problema è che questo tipo mi fissa in modo strano ed è posizionato proprio di fronte all’unica via d’uscita, che è la porta principale. Gli dico che il mio capo è uscito a prendere un caffè e che avrei piacere che parlasse direttamente con lui. Alzo la cornetta e intanto mi sale su un disagio che trova un piccolo sfogo in una risatina isterica, compongo il numero del cellulare e porca puttana lo sento squillare dietro di me. Lo ha lasciato sulla sua scrivania.
Aiuto, c’è un pazzo nel mio ufficio.
Oppure è solo uno che ha un marito.
O un uomo che diventa pesce per diventare femmina.
Mi alzo di scatto e lo supero balzando verso la porta, “lo vado a chiamare” gli dico mentre lui si sta alzando dalla sedia. “Non importa… allora passo un’altra volta.”
È più veloce di me nel prendere la porta.
Lascia una chiazza d’acqua nell’ingresso, forse l’ombrello, penso, ma non piove, è tutto asciutto.
Alla fine non ho ancora capito se era un uomo, una donna, un pazzo, o un pesce. Se aveva un marito.
Sì lo so che era un uomo, e che era anche un po’ fuori di testa.
Qui da noi i maschi che hanno un marito o sono pazzi, o sono orate.
(In alto: uomo-pesce sulla cattedrale di Carcassone, Francia)
Questo racconto è una perla, come se ne pescano solo nei Lunari.
M
il trasciatti ci ha messo un anno prima di pubblicarlo.
aurora
Trasciatti Millantatore smetti di parlare a nome mio!!!Grazie Maurizio per il tuo commento in tema marino... pesci e perle vanno in effetti di pari passo... come già sai il Trash è stato sbugiardato, il primo commento è opera sua, tra lui e il Monda si divertono a spacciarsi per me... sarà che anche loro si vogliono trasformare in pesci???
e ha fatto male. dove lo ripesca un racconto così?
angelica
Sappiate che questo "M" commenta soltanto i racconti scritti da donne, è un maniaco.
Aldobrando Trascialti
Lo so che al Trascialti (?) gli rode che non commento mai le sue pur lodevoli prose. Ma sappia, l'Aldobrando, che questo “M” (che nulla ha da spartire con l'omonimo Mostro di Düsseldorf) commenta solo i racconti ben maturi, pronti per essere colti e gustati, a prescindere dal sesso dell'autore/trice. Se poi, in maggioranza, sono scritti da donne, vorrà dire che certi scrittori (maschi) hanno un bel po' da crescere, per maturare. Come le orate.
M
Donne! Non fidatevi di questo "M". Io al mostro di Dusseldorf non ci avevo pensato, neanche mi ricordavo che esistesse. E' stato M a menzionarlo, si è tradito, ha la coda di paglia, è evidente che è proprio lui.
Aldobrando
lui chi?
pescegatti
Lui, M, Maurizio Antonetti! E' lui il mostro, chi altri?!
dir dir