May
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Dark0: Uomini e pecore, decima puntata
Dom, 05/09/2010 - 08:50
10.
Da questo punto si vedono le Alpi Cozie, e i tetti spioventi delle case mi ricordano che con un freddo così, c'è il rischio o la fortuna che venga giù la prima neve. Guardo l'ora e sono poco più che le sette di sera, ma è come se fossero le dieci di notte. Il buio sembra non essere intaccato dalle luci della statale che attraversa Bersezio, i pali argentati e le loro terminazioni luminose sembrano affogare nell'oscurità dell'intorno.
L'insegna luminosa Alimentari dall'altra parte, oltre a colpirmi con l'intensità emotiva di una pallonata allo stomaco, fa partire in me una serie di pensieri che attraverso intricati percorsi labirintici, arrivano ad un unico spasmodico desiderio primitivo: cioccolata.
Di quella al latte con le nocciole.
La cioccolata che in altri tempi, mi avrebbe invogliato a comprare Saverio.
L'hotel Tardoun, i ritardi accumulati, Desi e tutto il mondo avrebbero potuto aspettare.
La mia atavica voglia di schifezze, invece, no.
Attraverso la statale ventuno ed entro dentro questo posto attraversandone l'uscio col passo di chi è costretto ad entrare dentro uno stargate spazio-temporale.
Una serie di scaffali messi in fila come in un supermercato, diversi attacchini e ceste con prodotti tipici, una zona di frutta e verdura, un'altra con un bancone frigo e zona pane. Sembra una versione miniaturizzata del GS di Pisa che c'è sotto casa mia.
E questo sarebbe un alimentari? Mi chiedo deluso. No. Questo è un minimarket. Non un alimentari. L'alimentari è un'altra cosa. Una voce mi fa:
- Buongiorno.
- Buongiorno – rispondo, ma il secondo dopo mi correggo e seguendo la voce con lo sguardo, dico: buonasera.
Ed è Saverio.
Guardo il signore dietro la cassa ed è Saverio. Uguale a Saverio.
No. È Saverio.
Non posso tenermi questa cosa dentro neanche un attimo in più.
- Saverio.
- Prego?
- Saverio.
- Cercava Saverio?
- No. Tu sei Saverio.
- Io sono Tomatis Marzio.
Cerco di tranquillizzarmi un po' e guardo meglio Tomatis Marzio in Saverio.
Non può essere lui per una serie di infiniti motivi logici e primo fra tutti la possibilità che Saverio non sia rimasto tale e quale a quello di vent'anni fa. Restituisco alla razionalità le mie parole e chiedo scusa al signor Tomatis: il proprietario/gestore di questo alimentari che quando si presenta mette prima il nome e poi il cognome come ad indicare l'appartenenza a un ceto sociale importante.
Sono deluso, ma non voglio darlo a vedere. Lui mi anticipa:
- Stavo chiudendo, le serviva qualcosa?
- Sì, della cioccolata. Questa qui.
E prendo la prima barretta della Kinder più latte e meno cacao – esattamente ciò che meno desideravo – per sfuggire da quella situazione il prima possibile e smettere di guardarlo con insistenza come si guarda un alieno sceso dalla propria astronave. Saverio mi chiede se mi serve altro e io taglio corto mettendo un euro sul banco e dicendo una cosa che mai mi sarei immaginato di dire a meno di non essere in un film d'azione hollywoodiano.
- Tenga pure il resto.
- Quale resto?
Peccato, penso, perché mi era uscita bene. Indipendentemente da quanto ammontasse il resto.
Era una bella battuta. Ben riuscita. Però la barretta costa un euro preciso, quindi nessun resto.
Giusto.
Giusto e ingiusto.
Guardo un'ultima volta Tomatis Marzio negli occhi sforzandomi di non pensare a Saverio, saluto con un grugnito ed esco dall'alimentari e mentre penso che non bisogna mai fidarsi della gente con cognomi che finiscono in consonante, così come delle ragazze che indossano i pinocchietti e di quelle che sanno giocare a poker, sento il cellulare vibrare.
Mi giro verso l'insegna luminosa Alimentari e la vedo spegnersi.
Sulla statale ventuno, qui a Bersezio, ora, è davvero buio.
Molto espressive queste pecore vere che sembrano finte.
ga.
Nevvero codeste pecorelle finte erano.
Ma espressive come vere sarebbero.
D'