Siamesi

Sab, 02/02/2008 - 14:57

Siamesi



Alessandro Trasciatti, Siamesi, illustrazioni di Lucio Passerini, Milano, Edizioni del Buon Tempo, dicembre 2001. Plaquette bilingue (italiano e ceco) tirata in 98 esemplari numerati e firmati. La traduzione in ceco è di Monika Cizkova. Questo libretto, in origine, dove essere realizzato da Gaetano Bevilacqua per le sue Edizioni dell'Ombra. Bevilacqua era stato chiamato ad esporre i suoi libretti in una galleria di Praga. Per l'occasione avrebbe voluto presentare una plaquette in lingua ceca. Tuttavia il progetto non andò a buon fine. La traduzione però c'era ed era buona. Perché il lavoro non andasse sprecato, tutto il materiale fu girato a Lucio Passerini che era solito stampare plaquette di autori italiani in traduzione straniera. Ne venne fuori un libretto double face, con due copertine e due incisioni (una per ogni lingua), ulteriore rimando materiale e simbolico al tema del doppio. In seguito, il racconto è confluito nella raccolta Prose per viaggiatori pendolari (Mobydick, 2002). Ecco il testo in italiano:
Sono partito per un viaggio in terra straniera. Quello che doveva essere un soggiorno temporaneo si è trasformato in una permanenza definitiva. Ho imparato a conoscere la moneta locale, la lingua nei suoi registri e dialetti, gli usi e i costumi tradizionali così come le nuove abitudini d'importazione. Mi sono perfettamente integrato nel tessuto sociale, ho assimilato la forma di vita del paese al punto di essere tranquillamente scambiato per un nativo. Anche i miei tratti somatici si sono gradualmente modificati - come in omaggio a certe  caratteristiche fisiche dell'etnia numericamente dominante - fino a rendermi quasi irriconoscibile, se confrontato con la fotografia del passaporto. Mi sento assolutamente a mio agio nei miei nuovi panni, nella mia nuova pelle. Sono il più tipico degli abitanti tipici, lo stereotipo, l'uomo medio di questi luoghi, il sig. Rossi della situazione.
Unico neo nella mia nuova esistenza è il gemello siamese cui sono unito per il torace: è rimasto tale e quale era alla partenza. Nonostante i miei sforzi non ha mutato abitudini, non ha appreso la lingua, né assimilato nulla di nuovo; è restato impermeabile, ostinatamente legato al suo passato. E' lo specchio che rimanda la mia immagine di un tempo, è il mio povero doppio disadattato che si muove secondo schemi invecchiati e ormai quasi incomprensibili anche a me.
Così vado in giro, ma non so se sono io a trascinarmi dietro la mia caricatura oppure è lei che prova compassione per me che ho pagato la mia normalità al caro prezzo della più assoluta indistinzione. Ormai, però, la convivenza mi è divenuta
intollerabile ed ho deciso di separarmi da lui, di recidere per sempre da me questo scomodo fardello che mi accompagna come un rimorso quotidiano. Senza informarlo di niente - cosa che  non è stata facile - ho preso accordi con il più famoso chirurgo del paese. Sarà un intervento lungo e delicato, dall'esito incerto. La morte di uno di noi due o addirittura di entrambi potrebbe essere il suo drammatico sbocco. Le probabilità di riuscita sono le stesse di un fallimento. E nessuno può dire, in caso di risultato parzialmente positivo, se sarò io a sopravvivere.
Ecco che le porte della sala operatoria si sono richiuse dietro di noi. L'anestesia sta facendo effetto. Nel torpore che si sta impadronendo di me ho un estremo sussulto d'angoscia. Mi assale il desiderio assurdo che l'operazione si risolva in una disfatta. Infatti, se tutto andrà per il meglio, domani si aggireranno due mostri in questa terra dove tutti, senza eccezione alcuna, hanno un fratello attaccato al torace.