1. Antao.Sacarolhas on Sab, 02/14/2009 - 09:35

    Qua, eccomi qua...
    Un fine settimana difficilmente sostenibile...

    "A proposito per ogni evenienza, aggiungerò qui un proverbio turco (turco davvero, non inventato):
    Se tu miri a una meta e duranre la strada ti fermi per tirare pietre a ogni cane che abbaia, non arriverai mai alla meta."

    Da Diario di uno scrittore, di F.Dostoevskij

    Nel frattempo c'è un rumore fastidioso di aspirapolvere che aspira tutti i miei pensieri.

    Con inalterato affetto e stima

    Antao Sacarolhas

  2. Antao.Sacarolhas on Lun, 02/16/2009 - 11:08

    Mi sento trascurato direttore, ma non trascuro solitamente la mia salute mentale. Trasandato nell'abito morale, trasformato in quello mentale.
    Direttore! Riprenda quegli ingrati che se ne stanno in panciolle nei loro bugigattoli a rimuginare sulle innumerevoli quisquillie e bazzecole...
    Li sgridi, li sanzioni, li ostracizzi, insomma faccia qualcosa, altrimenti continuerò ad entrare come un folle in queste pagine, urlando e sbraitando parole senza senso, come queste:
    "Io sono il dito tuo, non avrai altro dito all'infuori di me"...
    Potrei scivolare inoltre nella volgarità più abbietta ed esacrabile...

    E già che ci sono mi tirerò dietro tutte le ire possibili citando Lui:

    "Tutta la vita sociale è essenzialmente pratica. Tutti i misteri che trascinano la teoria verso il misticismo trovano la loro soluzione razionale nella prassi umana e nella comprensione di questa prassi"

    (Marx, Engels, 1966, Tesi su Feuerbach)

    e già che ci sono cito pure quell'altro:

    "Viziosa è ogni specie di contronatura. La varietà di uomo più viziosa è il prete: lui insegna la contronatura. Contro il prete non si hanno ragioni, si ha il carcere."

    F.W.Nietzsche - L'Anticristo

    Con stima, ammirazione e quant'altro,
    A presto.

    AnTaO SaCaRoLHaS

  3. Kabala on Lun, 02/16/2009 - 11:59

    Non so se sei stato sulla costa da livorno a follonica in questi giorni, Antao.

    Il libeccio ha tirato forte.

    Il libeccio non è tautologico, la tua citazione lo è. Anzi, oltre che tautologica è anche inutile. Dunque contraddice con lo spirito della seconda.

    Antao, sei in loop. Ma hai il mio più sentito cordoglio.

    Da parte mia ti giuro sul dito che appena avrò qualcosa da dire, lo dirò. Senza ricorrere a citazioni, che a ricorrere mi viene il fiatone e poi digerisco peggio.

    Libeccioop

  4. Nautilio (non verificato) on Lun, 02/16/2009 - 20:31

    Caro direttore,
    il sito mi è sempre inacessibile, mi dà pagina bianca. Ora grazie all'ausilio (al Nautilio) del Sacarollhas, con un link ho trovato la pagina. Le ho scritto in questo finesettimana, ma non mi dà risposte: guardi che me la prendo!

    p.s. il Baghetta intanto prende il volo (www.baghetta.splinder.com)

  5. Antao.Sacarolhas on Lun, 02/16/2009 - 20:54

    Mi sono perso qualcosa da Follonica a Livorno?

    Tautologia, inutile, loop...
    Penso...mh...vuoto...

    Prima citazione riveduta? Il dito?
    Seconda citazione: Marx
    Terza citazione: Nietzsche

    Parto dalla seconda citazione, vedo le dita di questi giorni - millenni - come sempre minacciose, ricorro a Marx, cerco di comprendere; la soluzione l'ho trovata in Nietzsche.

    Morale della favola: ho sbuffato sul libeccio!

    A questo punto dovrei cercare di stanare quel Vannini, forse devo toccargli i suoi Landini, manomettere un ingranaggio qua e uno là, diffondere la voce che sono i trattori del Nedo i veri responsabili della crisi economica, del buco nell'ozono, degli stupri, degli incidenti automobilistici...
    Ma quello è difficile da stanare, poi ora che ho annunciato il mio intento, non uscirà neppure se lo pregassi.

    Antao Sacarolhas

  6. trasciatti on Gio, 02/19/2009 - 22:25

    Mi ci è voluto un bel po' per stanarvi, razza di peloandroidi. Comunque son contento di risentirvi, mi pare di essere in una specie di film di fantascienza o di fantiasy di serie O dove chiamo a raccolta i miei sgherri che si affacciano da un'oscurità polverosa. Specie di folletti, di giaurri, di nonsoché.

    Comunque, il Nautilio non tema, lo leggerò appena mi passa il mal di schiena. Quanto al Vannini, direi ad Antao di insistere. Anche perché in questi giorni è uscito o dovrebbe uscire un brutto libro di poesie che il Vannini spaccia per suo, ma che in realtà gli ha scritto un altro dietro lauto compenso. Cioè io. Ebbene sì, io ho scritto il "Disegnatore di albatri". Veramente un brutto libro.

     

    Il dirigente superno 

  7. Antao.Sacarolhas on Ven, 02/20/2009 - 13:58

    Come faccio a stanarlo quel dannato del Vannini?
    Mandargli contro le ronde approvate oggi dal nostro Governo?

    Devo stuzzicarlo...
    Con il libetico è facile, ma con quel Vannini, maremma...
    Ci penserò in sala d'attesa...

    A presto...
    Antao Sacarolhas

  8. trasciatti on Sab, 02/21/2009 - 07:18

    Secondo me basta parlare un po' male (o bene) del suo disegnatore di Albatri. E' talmente suscettibile che non resisterà alla tentazione di rispondere.Io che ho letto le bozze posso tranquillamente dire, non solo di non averci capito niente, ma anche di non aver provato alcuna emozione, se non un tedio letargico che mi ha ottuso la cervice come una cappa di cemento. E' il più brutto libro della terza metà del novecento.

    dir dirò

  9. Antao.Sacarolhas on Sab, 02/21/2009 - 19:18

    Appartiene ancora al Novecento?

    Il disegnatore di albumi? Ovvero la vicenda morale di chi conosce l'ordine di nascita dell'uovo e della gallina?
    Se vi fosse uno stralcio di questa opera, forse si potrebbe esprimere qualche opinione. Confidare forse in un'anteprima? Anche qualche verso di albatro, oviparo anch'esso, potrebbe giungere ai nostri stolti uditi nel frattempo che attendiamo...

    "Che parli ora il Vannini o taccia per sempre!"

    Ho trovato questa frase come appunto sparso in paralipomeni liturgici risalenti appunto all'undicesima decade del Novecento. Quel Vannini deve essere proprio conosciuto in qualche angolo sperduto di questa terra se il suo nome compare nei sermoni di esponenti di spicco dell'odierna metallurgia.

    Scetticamente vostro
    Antao Sacarolhas

  10. trasciatti on Mar, 02/24/2009 - 14:24

    Caro Antao,

    credo che il novecento non sia ancora finito. Sì, siamo nell'undicesima decade del secolo scorso. Il Vannini sta stiracchiando il secolaccio quanto più gli riesce, non ce la fa a staccarsi, a prendere il volo. Sta lì, zampetta, versicchia, proseggia un po' a destra e un po' a sinistra, non si decide a diventare grande. Eppure sarebbe l'ora di dare un bel colpo di spugna su tutto. Specialmente in casa Vannini: un bel colpo di spugna dall'ingresso alla cucina per togliere l'odore di pesce fritto e ciambelline allo strutto. Guarda, Antao, finché il Vannini non pulisce casa, il novecento non finirà.

     

    Saluti e barlumi d'uovo

    diresciatti

  11. Antao.Sacarolhas on Mer, 02/25/2009 - 08:39

    Sperando di far cosa gradita, lascio una poesia di Eliot, tratta da un raccolta della Bompiani, regalatami da un vostro conoscente...

    IL NOME DEI GATTI
    È una faccenda difficile mettere il nome ai gatti;
    niente che abbia a che vedere, infatti
    con i soliti giochi di fine settimana.
    Potete anche pensare, a prima vista,
    che io sia matto come un cappellaio,
    eppure, a conti fatti,
    vi assicuro che un gatto deve avere in lista
    TRE NOMI DIFFERENTI. Prima di tutto quello che in
    famiglia
    potrà essere usato quotidianamente,
    un nome come Pietro o come Augusto, o come
    Alonzo, Clemente,
    come Vittorio o Gionata, oppure Giorgio o Giacomo
    Vaniglia -
    tutti nomi sensati per ogni esigenza corrente
    Ma se pensate che abbiano un suono più ameno,
    nomi più fantasiosi vi posso consigliare:
    qualcuno pertinente ai gentiluomini,
    altri più adatti invece alle signore:
    nomi come Platone o Admeto, Elettra o
    Filodemo -
    tutti nomi sensati a scopo familiare.
    Ma io vi dico che un gatto ha bisogno di un nome
    che sia particolare e peculiare, più dignitoso;
    come potrebbe, altrimenti, mantenere la coda
    perpendicolare,
    mettere in mostra i baffi o sentirsi orgoglioso?
    Nomi di questo genere possono fornirvene un quorum,
    nomi come Mustràppola, Tisquàss o Ciprincolta
    come Bombalurina o Mostardorum,
    nomi che vanno bene soltanto a un gatto per volta.
    Comunque gira e rigira manca ancora un nome:
    quello che non potete nemmeno indovinare,
    né la ricerca umana è in grado di scovare
    ma IL GATTO LO CONOSCE, anche se mai lo
    confessa.
    Quando vedete un gatto in profonda meditazione
    la ragione, credetemi, è sempre la stessa:
    ha la mente perduta in rapimento e contemplazione
    del pensiero, del pensiero, del pensiero del suo nome:
    del suo ineffabile effabile
    effineffabile
    profondo e inscrutabile ed unico NOME.

    T.S.Eliot, Il libro dei gatti pratici del vecchio Possum, Bompiani, 2003.

  12. Antao.Sacarolhas on Mer, 02/25/2009 - 08:48

    Addio alla formattazione.
    Di conseguenza per far si che questo travagliato Novecento finisca dobbiamo attendere le pulizie di primavera del Vannini?
    Ma pulirà o fingerà di pulire?

    Non so che dirle direttore, ce la stiamo giocando a ping pong io e lei - avrei preferito lo squash - il Vannini non scenderà mai in campo e il Libetico aspetterà di aver qualcosa da dire...

    Antao Sacarolhas

  13. trasciatti on Gio, 02/26/2009 - 22:12

    ti raggrazio per la poesia eliotiana, che brutta non è, però... però ogni tanto ci trovo del lezio e, come dire, anche un po' di scivolamento nella mistica felina che non mi aggrada molto. Eppure io son felinista, anzi felino. E poi ti dico anche un'altra cosa, cioè che la traduzione mi garba poco. Ma comunque hai fatto cosa ben gradita, anzi, ti invito a metterne altre.

    salutozzi

    trasciotti

  14. trasciatti on Gio, 02/26/2009 - 22:17

    Guarda, Antao, lasciamoli perdere, son gente di mare, gente foresta, selvatica, che se li piglia il vento non si sa dove se li porta, magari li ritrovano fra tre o quattro mesi su uno scoglio di Calafuria a giocare a scopa.

    dir tra

     

  15. nedovannini on Sab, 02/28/2009 - 20:09

    di riaprire il mio vecchio ambulatorio, però m'è subito passata.

    dottor vannini

  16. nedovannini on Sab, 02/28/2009 - 20:19

    sbandato ma questo posto è proprio inospitale. poi siete tutti matti... e così verbosi. io avrei bisogno di silenzio e di una fetta di pandoro.

    nedo

  17. nedovannini on Dom, 03/01/2009 - 12:23

    mi piace molto come impasto ma è troppo appiccicoso il fuori e allora lo devo spellare. ecco direttore: se vieni a mangiare da me prova a portarmi un pandoro spellato (ma non con le mani col coltello). poi taglia la testa ad antao perché mi pare un uomo cattivo. uno che mi strozzerebbe per rubarmi un trattore (anche giocattolo).

    vannini psichiatra

  18. trasciatti on Dom, 03/01/2009 - 19:42

    Il pandoro spellato è raccapricciante. Devo anche dire di aver sostenuto sempre la superiorità morale del panettone sul pandoro. Che poi, se vogliamo dirla tutta, andrebbe scritto Pan d'Oro. 

    pandoratti

     

  19. Antao Sacarolhas (non verificato) on Dom, 03/01/2009 - 22:27

    Meglio il pan di padron 'Ntoni. Come levar l'uvetta e i candidi dal panettone, non si fa...Non si dovrebbe fare.

    E basta.

    Antao...

    Dottor Nedo, ho un brutto rapporto con la punteggiatura...

  20. Antao.Sacarolhas on Dom, 03/01/2009 - 22:40

    Le va bene, caro il mio psichiatra - o quel che è. Se fosse dipendente della mutua...
    L’avrebbero subito cacciata, il Brunetta non scherza!
Ascolti uno scemo, apra quel suo maledetto studiolo. Troverà pazienti disposti ad ascoltarla. Mi ascolti, cribbio!
    Non si faccia desiderare...

    Non si rende conto delle potenzialità del suo bugigattolo...Il silenzio? Ma come? Guarderà negli occhi i suoi pazienti e diagnosticherà un qualche stato patologico, scruterà il radiatore di un Landini per sentirne il rombo?
    
Il direttore Trasciatti, buon uomo e pace all’anima sua, le dà a disposizione una stamberga e lei...Lo ringrazia in questo modo? Sa come è fatto...

    Alcune considerazioni sulle malattie mentali, come adattamenti, atti di reintegrazione di un sé, a seguire...

    Antao Sacarolhas

  21. trasciatti on Mar, 03/03/2009 - 21:27

    Segui, consegui, persegui il discorso, Antao, non essere resipiscente (azzardo questo termine senza modestia). Ma mi raccomando: la malattia mentale è cosa tenera e va trattata con i guanti di velluto rosa, non dire cose grevi e trivialotte. Solo il Vannini è autorizzato a farlo. Ci siamo capiti, vero Antaldo?

    Il dirematti

  22. trasciatti on Mar, 03/03/2009 - 21:31

    Comunque, caro Antaldo, devo notare che le tue resipiscenze hanno ottenuto il ragguardevole risultato di far riemergere il Vannini, sia pure in maniera del tutto episodica e fuorviante. Però aggiungo anche che qui siamo tornati io e te a farci questi discorsi brutti, e le donne sono sparite tutte. Siamo soli io e te, Antaldo, in questo triste sito in dismissione.

    sempre dirematti

     

    p.s. il Nautilio Cirolla non si va vivo, è giustamente irato perché ancora non ho avuto tempo di leggere il suo articolo. Me ne dolgo molto, ma la vita è sempre più ripida, tutto va a scatafascio

  23. nedovannini on Mer, 03/04/2009 - 09:00

    il panettone in effetti è più asciutto, non ci fossero i canditi e l'uva secca... la crosta è sempre troppo spessa e bruciacchiata, ma questo è un bene perché si spella meglio.
    direttiere, la prego, torni sull'argomento. non si può lasciar sempre tutto così sbocconcellato.

    nedo vannini psichiatra specialista in disordini gastropsicogeni

  24. Antao.Sacarolhas on Mer, 03/04/2009 - 11:39

    Ho ottenuto quel che volevo. Sarei passato alle maniere forti - bastoni e mazze chiodate - per scovare quel luminare del Vannini, anche se non capisco per quale motivo perda il suo prezioso tempo in strane riflessioni sul panettone e sul pandoro...

    Direttore! Serve una nuova politica per attirare qui le fanciulle in fiore...
    Tra poco sboccerà la primavera e noi ce ne stiamo qui a fare cosa?

    Non travisi le mie parole...

    Seguirà, seguirà, pazientate e penitenziagite!

  25. nedovannini on Mer, 03/04/2009 - 20:05

    Il giorno prima, in una ciotola, sciogliere il lievito e un quarto della farina nel latte tiepido. Dare all'impasto una forma arrotondata, coprirlo con un tovagliolo e lasciarlo lievitare, in un luogo asciutto e non freddo, per tutta la notte.
    Il giorno dopo riprendere l'impasto, lavorarlo a lungo sulla spianatoia con 100 g di farina e qualche goccia di acqua tiepida; poi coprirlo con un tovagliolo e farlo lievitare al caldo per circa 2 ore.
    A questo punto ripetere l'operazione usando altri 100 g di farina e aggiungendo acqua tiepida quanto basta per rendere l'impasto morbido ed elastico. Farlo lievitare per circa 3 ore.
    Nel frattempo far rinvenire l'uvetta in acqua tiepida per almeno 20 minuti.
    Poco prima di riprendere l'impasto far sciogliere il burro in un tegamino su fiamma molto bassa per evitare che frigga, lasciandone da parte un po' per ungere la tortiera; poi sciogliere anche lo zucchero e un pizzico di sale in poca acqua, sempre su fiamma molto bassa, aggiungendo, lontano dal fuoco, le uova intere ed i bianchi. Imburrare una pirofila da forno alta e stretta.
    Riprendere adesso l'impasto e tornare a lavorarlo con il resto della farina aggiungendo, poco alla volta, il burro sciolto e il miscuglio di zucchero e uova. Lavorare a lungo l'impasto inserendoci verso la fine anche le uvette, ben strizzate ed infarinate e i cubetti di frutta candita. Disporlo nella pirofila, coprirlo con un tovagliolo e lasciarlo lievitare per almeno 3 ore.
    Accendere il forno e regolarlo su 180° C. Mettere il dolce in forno solo quando la temperatura è quella giusta e farlo cuocere per circa 45 minuti o fino a quando si è ben colorato o la superficie è diventata bruna. Farlo raffreddare a testa in giù per evitare che le uvette e i canditi si depositino sul fondo.
    Quando si è raffreddato si può cospargere con zucchero vanigliato, se gradito.

    N.V.

  26. Antao.Sacarolhas on Gio, 03/05/2009 - 15:03

    Direttore!
    Que se lixe!
    C'era una morettina dai capelli ricci, alquanto mulatta, che voleva distruggere il suo cervelletto in quanto angosciata per l'esame imminente.
    - Il cervelletto? Non è prorio qui? Qui, dietro la nuca?
    - Sì, è proprio lì, ma che ti servirebbe distruggere il tuo equilibrio, la tua postura nell'intento autodistruttivo che ti sei prefissata?
    - Quindi mi presenterei al prof. tutta sciancata, sfiancata e disformica? Non servirebbe a nulla?
    - No, piuttosto scegli un altro punto del capo da batter contro il muro.

    A.S

  27. trasciatti on Gio, 03/05/2009 - 21:28

    Sì, la fronte va meglio, battere quella nel muro, è più resistente. Bravo Antao, sei quasi diventato cavaliere e dispensatore di buoni consigli.

    dir cav tra 

  28. trasciatti on Gio, 03/05/2009 - 21:40

    Il giorno prima, in una ciotola, scioglievasi il lievito e un quarto della farina nel latte tiepido. L'impasto avrebbe avuto una forma arrotondata, ma prima sarebbe stato coperto con un tovagliolo e lasciato lievitare, in un luogo asciutto e non freddo, per tutta la notte.
    Il giorno dopo, l'impasto fu ripreso, lavorato a lungo sulla spianatoia con 10 chili di farina e qualche goccia di acqua tiepida; poi fu coperto con un tovagliolo e fatto lievitare al caldo per circa 20 ore.
    A questo punto l'operazione fu ripetuta usando altri 100 chili di farina e aggiungendo acqua tiepida quanto bastava per rendere l'impasto morbido ed elastico. Fu fatto lievitare per circa 3 giorni.
    Nel frattempo l'uvetta rinveniva in acqua tiepida.
    Poco prima di riprendere l'impasto fu fatto sciogliere il burro in un tegamino su fiamma molto bassa per evitare che friggesse, lasciandone da parte un po' per ungere la tortiera; poi fu sciolto anche lo zucchero e un pizzico di sale in poca acqua, sempre su fiamma molto bassa, e furono aggiunti, lontano dal fuoco, uova intere a branchi.Una pirofila da forno alta e stretta venne imburrata.
    L'impasto allora fu ripreso e si tornò a lavorarlo con il resto della farina aggiungendo, poco alla volta, il burro sciolto e il miscuglio di zucchero e uova. L'impasto venne lavorato a lungo inserendoci verso la fine anche le uvette, ben strizzate ed infarinate e i cubetti di frutta candita. Fu disposto nella pirofila, coperto con un tovagliolo e lasciato lievitare per una settimana.
    Solo allora fu acceso il forno e regolato su 1800° C. Il dolce fu messo dentro solo quando la temperatura fu quella giusta e venne fatto cuocere per circa 4 mesi e mezzo, fino a quando si fu ben colorato e la superficie era diventata bruna. Venne fatto raffreddare a testa in giù per evitare che le uvette e i canditi si depositassero sul fondo.
    Quando si fu raffreddato venne cosparso con zucchero vanigliato, cosa in ogni tempo gradita.

     

    pandoratti

  29. nedovannini on Ven, 03/06/2009 - 20:08

    Sciogliere il lievito e un cucchiaio di farina in una piccola ciotola con poche gocce di acqua tiepida. Coprire con un telo e lasciar riposare per circa 15 minuti.
    Nel frattempo mescolare 60 g di farina, 25 g di zucchero, un uovo intero e una noce di burro sciolto a bagnomaria. Aggiungere il preparato con il lievito; impastare ulteriormente e velocemente. Coprire con il solito telo e lasciar riposare per almeno un'ora o anche di più.
    In un'altra ciotola mescolare 120 g di farina, 40 g di zucchero,una noce di burro fuso, un uovo e due bianchi, un pizzico di sale. Aggiungere la pasta che nel frattempo è lievitata e lavorare il tutto senza interruzione per circa un quarto d'ora, addizionando di tanto in tanto altri 50 g di farina. Ne deve risultare una pasta elastica e morbida. Ridurla ad una palla, coprirla con il telo e lasciar lievitare per almeno tre ore.
    A questo punto incorporare il resto del burro ammorbidito, lasciando da parte la quantità necessaria per imburrare la teglia. Per incorporare il burro procedere in questo modo. Distendere la pasta lievitata su una superficie di lavoro infarinata (preferibilmente di legno) con l'aiuto di un mattarello; distribuirvi sopra il burro, arrotolare la pasta su se stessa e spianarla col matterello infarinato. Riarrotolarla su se stessa e spianarla di nuovo con il matterello. Ripetere l'operazione più volte. Lasciar poi riposare la pasta per almeno 15 minuti o più.
    Ripetere l'ultima fase ulteriormente più e più volte. Far riposare l'impasto ancora per 20 minuti.
    Ungere una teglia alta e stretta, cospargerla con un cucchiaio o due di zucchero e disporre l'impasto. Coprire e lasciar lievitare per 20-30 minuti o fino a quando la pasta ha raggiunto il bordo. Nel frattempo accendere il forno ed impostare la temperatura a 180°C. Cuocere per almeno 30 minuti.
    Lasciar raffreddare il dolce prima di toglierlo dalla teglia.
    Prima di servirlo cospargerlo di zucchero a velo.

  30. trasciatti on Ven, 03/06/2009 - 21:25

    Sciogliere il lievito in un cucchiaio di farina. Una piccola ciotola con poche gocce di acqua tiepida servirà per le abluzioni. Coprirsi con un telo e riposare per circa 15 minuti.
    Poi mescolare 6 kg di farina, 25 kg di zucchero, un uovo intero e una noce. Mettere i piedi a bagnomaria. Aggiungere il preparato con il lievito; impastare ulteriormente e più velocemente che si può. Coprirsi con il solito telo e riposare per almeno un'ora o anche di più.
    In un'altra ciotola mescolarsi a 120 tipi di farina, 40 grani di zucchero,una noce di burro fuso, un uovo nero e due bianchi, un pizzico di sale. Aggiungere la pasta che nel frattempo è lievitata e lavorare il tutto senza interruzione per circa un mese, addizionando di tanto in tanto altri 50 sacchi di farina. Ne deve risultare una pasta elastica e morbida. Ridurla ad una palla, coprirla con il telo e lasciar lievitare per almeno tre giorni.
    A questo punto incorporare il resto del burro ammorbidito, lasciando da parte la quantità necessaria per imburrare una sveglia. Per incorporare il burro procedere in questo modo. Distendere la pasta lievitata su una superficie di lavoro infarinata (preferibilmente di legno) con l'aiuto di un rullo compressore; distribuirvi sopra il burro, arrotolare la pasta su se stessa e spianarla col compressore infuriato. Riarrotolarla su se stessa e spianarla di nuovo con il rullo cingolato. Ripetere l'operazione più volte. Poi riposare nella pasta per almeno 15 minuti o più.
    Ripetere l'ultima fase ulteriormente più e più volte. Riposare nell'impasto ancora per 20 minuti.
    Ungere una sveglia di ferro alta e stretta, cospargerla con un cucchiaio o due di zucchero e disporla nell'impasto. Coprire la sveglia e lasciarla lievitare per 20-30 minuti o fino a quando la pasta ha raggiunto il brodo. Nel frattempo accendere il fiordo ed impastare la temperatura a -180°C. Congelare per almeno 130 minuti.
    Lasciar riscaldare al sole il dolce prima di toglierci la sveglia.
    Prima di servirlo cospargersi di zucchero a velo.

     

    pandoratti

  31. nedovannini on Ven, 03/06/2009 - 22:08

    smettila di fare lo scemo.
    sei un editore serio ormai...

    Mario Maffei

  32. trasciatti on Sab, 03/07/2009 - 09:57

    Ma non sono mica io che scrivo queste cose! E' Pandoratti, un mistificatore che non si è neanche registrato al sito.

    il direttore serio

  33. nedovannini on Mer, 03/11/2009 - 09:50

    mi dia retta libetico, si faccia visitare. io mi sono nascosto tra le macerie dell'ambulatorio apposta. insomma mi sono appostato lì per farle una visita informale. ho parlato col direttore: è d'accordo, lui lo sa bene in che stato è il suo (di lei libetico) cervello. lei non può andare avanti così, mi creda, glielo dico come fosse un trattore dei miei. il trattor prodigo.

    nedo vannini

  34. Antao.Sacarolhas on Mer, 03/11/2009 - 17:56

    L'ho sempre detto e la diagnosi del Vannini lo conferma, il povero libetico ha bisogno di cure. Sarà "la malattia dell'aldilà" per dirla con le parole del sociologo Franco Crespi...
    Forse una diagnosi frettolosa per quei semplici sintomi di trascendenza che mostrava il paziente in un'epoca passata...

    Antao Sacarolhas

  35. trasciatti on Mer, 03/11/2009 - 20:49

    Ma lo vedi che questi due (Antao e il Vannini) stanno facendo lega contro di te? E tu li lasci dire? Io, lo sai, per amor patrio di parola libera, lascio dire, lascio fare, sono molto lascivo. Ma tu dovresti farti sentire. Digliene quattro, spezza le reni al Vannini che se lo merita. Sfracassagli in capo una chitarra. Ciao.

    direttor direttori

  36. Antao.Sacarolhas on Mer, 03/11/2009 - 22:03

    A proposito di sfasciare chittare in capo a qualcuno, ricordo una conversazione avuta in Rua Augusta con Tapi, un musico di strada e Arturo, un pittore coinvolto a suo malgrado nella rissa tra il musicista e un porteiro (buttafuori) di un locale. Se ben ricordo quest'ultimo aveva pure origini italiane e con il suo fare da gradasso aveva invitato Tapi ad allontanarsi dal marciapiede dove con la sua chitarra cercava di guadagnarsi pane e birra quotidiana...
    - La strada è di tutti - gli rispose il musicista continuando a strimpellare la sua chitarra. Il buttafuori, seccato e colpito nell'orgoglio, stampò un bel pugno sul grugno asiatico del "tocador da rua". Arturo che stava osservando la scena, si avvicinò per prender le difese dell'amico e collega di strada. Il Tapi, accecato dalla rabbia, prese la sua chitarra e la menò a destra e a manca. Non colpì il buttafuori, ma l'innocente Arturo che si trattene dal restituirgli pan per focaccia.

    Mentre parlavo con Arturo, seduto ad un tavolo del "Ninho dourado", in una delle sere successive alla scena, passò di lì il Tapi.
    - Ola amigo, que tal? - proruppe Arturo, interrompendo la conversazione: - Siediti qui con noi e bevi una birra, me la devi... Dove è la tua chitarra? Ricordi?
    - Non ho un soldo in tasca, non posso sdebitarmi oggi.
    - Non fa nulla, fermati qui con noi. Lui è triste, io pure e tu altrettanto, quindi sei il benvenuto.

    Antao Sacarolhas

  37. trasciatti on Gio, 03/12/2009 - 07:51

    Mi piace questo racconto. Non l'hai mica copiato? Bravo Antao.

    diridir

  38. Antao.Sacarolhas on Gio, 03/12/2009 - 08:08

    No, è farina del mio sacco, anche se di questo ne avevo già parlato in un mio blog. L'avevo scritto in portoghese e poi tradotto. Preferisco la versione portoghese rispetto alla traduzione e quello che qui ho postato è una nuova versione.
    Ce ne sarebbero di cose da raccontare, personaggi da ricordare...

    Obrigado!
    Até já.
    Antao Sacarolhas

  39. Kabala on Ven, 03/13/2009 - 10:00

    Questo connubio tra Antao e i trattori del Vannini ha un che di bizzarro. Lo guardo stupito, considerando che ne sono il motore inconsapevole, la causa incausata.

    L'ossessione acida e bavosa dell'Antao per tutte le aggregazioni sociali che congetturano sull'aldilà lo istiga a vederlo come malattia ovunque. Geniale nelle sue forme di sublimazione narrativa, miserevole in questa verve immotivata. La fenomenologia degli interventi su questa bacheca elettronica non attribuisce ipso facto autorità alle citazioni sociologiche.

    Quando scrive en passant dei raccontini di chitarre fracassate, Antao ha una godibilità ed un'affabilità notevole. Ma le mie malattie sono molto dell'aldiquà.

    E creano contrattempi, per i quali riduco al minimo i miei interessi. L'acqua di questi giorni ha obbligato le ruspe a rompere in due punti la foce del fiume, e l'accesso al bar del porticciolo è stato interdetto. La piena ha portato un monte di roba al mare, ma non ha pulito il fondo del fiume creando delle secche paurose. Qualsiasi Antao può camminarci su e predicare alle folle fingendosi calpestatore e corridore di fiumi, se è la demistificazione religiosa quello che interessa a lui. A me interessa uscire con la barca.

    E curare le mie malattie, che sono contingenti all'aldiquà ma sono numerose ed emanano cattivo odore. Il consesso di dotti qui creatosi non mi tocca. La sua autoreferenzialità risuona con i ricettori dell'acido nelle mie papille.

    Direttor Trasciasti, dica alla sua bella che le ho sistemato le mani e che per ora il lessico di Drupall la lascerà dormire in pace e lavorare in libertà. E metta su qualche poesia del Vannini, almeno avremmo di che commentare.

    Libecciadro

  40. trasciatti on Lun, 03/16/2009 - 17:30

    Più che Libetico mi sembri Libacido, suvvia, placa un poco la tua giusta ira. Non so, mi sembra che tu sia salito un po' troppo in cattedra. Di ragioni ne hai, per carità, ma non ti impancare troppo in alto, stiamo bassi, pensiamo alle barche.

     

    direttat

     

    p.s. ho controllato e ti ringrazio, le opzioni di pubblicazione funzionano. però è sparita la possibilità di mettere link..., cioè sono spariti i pulsantini sotto il testo

  41. Antao.Sacarolhas on Mar, 03/17/2009 - 22:02

    Oggi ho ricevuto settantrentanove telefonate di tipi impazziti che mi dicevano di fare qualcosa, qualcosa che comunque non ho ancora ben capito. Parlavano di cose sconfusionate, blateravano versi, sembrava un messaggio di quelli satanici, quelli che dicevan metter su alcuni dischi. Certo, dovevi ascoltarteli al rovescio, così tutto era sottosopra e pure il crocefisso lo era. Gli sarebbe arrivato tutto il sangue alla testa - cervello esoso, già richiede il 20%, ma non si accontenta, lui ne vuole di più - e il resto? E il resto niente...

    Oggi ho visto un uomo vestito di bianco, con uno strano cappellino sul capo, era su un aereo, con un italiano, un rumeno, un portoghese e un uzbeco. La combriccola si stava recando in Africa, non ricordo di preciso il luogo esatto, forse il Botswana, il Lesotho, il Burkina Faso, la Namibia... Ad un certo punto l'italiano prende parola: dove stiamo andando?
    - Non lo so - risponde il portoghese - non ne so nulla, proprio nulla -
    - Ci stanno rimpatriando - proruppe il rumeno - Ho scampato la castrazione chimica per poco...-
    - Heil deus! Ecco la soluzione, castrazione chimica per combattere l'epidemia di Aidz, il prezervativo crea zolo problemi. Colpa del relativismo e di chi vuole cancellare dio dal cuore degli uomini. Stolti, ma non sanno che In Hoc Signo, vini vidi vici Human Immunodeficiency Virus!

    Arrivarono tutti a destinazione e il papa scese da un Aereo Alitalia - una compagnia di bandiera fallita e sostituita da un cordata di valorosi e volenterosi imprenditori a tirar un velivolo - ad attenderlo la papamobil e le guardie playmobil del sultano del Brunei, che nulla avevano capito, ma ormai si erano mobilitate e non potevano non accoglierlo, nonostante avessero frainteso, qualcuno aveva detto loro: mobilitatevi, arriva il papa! Così dal Brunei arrivarono a Yaoundé e accolsero fra grida festose e gioisi rutti il santo padre che chinatosi baciò il suolo straniero.
    Finisce qui una storia che non ha un senso, ne nel suo inizio e neppure nella sua conclusione, resta di vero - ahimé - che qualcuno è ancora convinto di combattere l'aids con l'acqua santa!

    Ci si potrebbe chiedere: perché l'uzbeco non ha proferito alcuna parola?
    beh e che doveva dire? Poteva forse dire qualcosa? L'avrebbero capito? L'avrebbero ascoltato, compatito, linciato, lapidato, catramato?

    Direttore, regali un volo a quel Roberto Vannini, rappresentante di cose sacre, secondo me, lì farà affari. Il biglietto del volo è economico, costa solo 2500 e rotti in culo euro - scusi il linguaggio scurrile - ma perché non fare contento un amico? Un diamante è per sempre, ma: morto un papa se ne fa un altro...

    Anticrao superstao

  42. trasciatti on Mar, 03/17/2009 - 22:36

    Caro Antao Anticristao,

    mi pare di scorgere nelle tue parole una impercettibile, leggerissima vena polemica contro Papa Ratzinger. Il che non mi meraviglia e non mi turba nemmeno, non avendo alcuna simpatia per codesto Pastore retrogrado. Però l'antipatia, sia pure motivata, per costui non credo che giustifichi un generico spregio dei simboli sacri. Perché ti pasci di blasfemie anticristiane? Ognuno ha il suo credo, la sua croce,  il suo tempio. Lasciamoglielo. Tutto il mondo è sacro.

     

    don trasciatti

  43. Antao.Sacarolhas on Mer, 03/18/2009 - 08:31

    Caro Don Trasciatti, si dovrebbe forse stare zitti?
    La vena polemica deve esserci per forza, insomma, alcune cose dette, devono essere trattate per il loro valore.
    Questi uomini, che si pongono a difesa della vita, sono in grado di diffondere messaggi pericolosi...
    Tutta la società civile dovrebbe indignarsi...
    Si tratta di un'epidemia vera, che si trasmette in una pratica prettamente umana, naturale che dovrebbe perdere tutte quelle connotazioni negative che questo papato e altri gli hanno affibiato. Ma se ne rende conto?

    Perché mi pascio in queste blasfemie?
    Semplicemente per rimando, per alzare la posta in gioco, con la ragione non si ottiene niente, davanti a questi insulsi uomini...
    Meglio il sacrilegio, scendere ai loro livelli, consapevolmente, divertendosi: non c'è cosa più bella che mischiare il "sacro" con lo sporco profano...

    Del resto, non mi sembra che il cattolicesimo abbia rispettato e rispetti tutt'ora le idee, i credi altrui e le sofferenze altrui... (naturalmente ci sono eccezioni, penso al Card Martini, ma che ruolo ha all'interno della chiesa, quale è la sua visibilità pubblica?)

    O forse tutto il mondo è profano...
    Se uno vuole renderlo sacro, può benissimo farlo, ma non deve obbligare altri a sacralizzarlo e neppure condannarli per sacrilegio...

    A.S

    P.s: forse qui Libetico potrebbe comprendere la mia avversione per qualsiasi aggregato sociale che teorizzi una trascendenza - imponendola - condannando l'altro, il diverso, ad una misera vita senza valori che sconterà la sua pena all'inferno

  44. trasciatti on Mer, 03/18/2009 - 08:42

    Guarda Antao, quello che dici mi trova concorde in pieno: la società civile dovrebbe indignarsi e fare meno inchini papalini, mentre c'è sempre una vigliacchissima paura di schierarsi apertamente contro l'arroganza romana travestita da diritto all'espressione di un povero pastore d'anime che - si ripete di continuo - i laici, il mondo scristianizzato vorrebbero imbavagliare. Son d'accordo, Antao, son d'accordo. Ma non credo che per questo sia necessario togliere i crocifissi dalle scuole o sparare sui simboli del sacro, perché questa è un'altra cosa. La bestemmia è cosa grossolana e (specie in pubblico) non diverte.

     

    don trabalzi

  45. nedovannini on Mer, 03/18/2009 - 19:56

    roberto vannini

  46. trasciatti on Mer, 03/18/2009 - 20:56

    Discorde con che? o con chi?

    don t.

  47. Antao.Sacarolhas on Gio, 03/19/2009 - 08:59

    Ratzinger: "L'Islam rifiuti la violenza"
    Sacarolhas: "Il papa la pianti di sparare stronzate*"

    è un irresponsabile!

    * Harry G. Frankfurt, Stronzate. Un saggio filosofico

  48. Kabala on Lun, 03/23/2009 - 11:52

    Imporre trascendenza o immanenza, è sempre imporre.

    Imporre è per lo più fastidioso, illiberale, violento.

    Il papa non ci imponga trascendenze. Ce le imponiamo da soli, o almeno io e il Vannini.

    Antao non ci imponga polemiche e immanenze. Quando ho fame mangio.

    Vorrei parlare di letteratura, in un sito di letteratura. Vero che la letteratura ha interesse all'umano, ma interessarsi all'umano è attività bella e lodevole però non è letteratura.

    La conservazione è intollerante e totalitaria come la ribellione, più o meno.

    Io volevo solo dire che la vista del Vannini di ieri alla galleria di Viareggio mi ha proprio fatto bene. Perchè ho parlato di altro?

    Mi scusino. Non ho crocifissi da vendere. Nè acidi da comprare.

    Buona primavera.

    Libetik

  49. nedovannini on Lun, 03/23/2009 - 13:31

    lei è pazzo e soprattutto dimentica la missione che ormai urge: la restaurazione del regno! quel cucciolone (infido e infingardo) del trasciotto va bene come ciambellano. ma ci basta un ciambellano? rifletta libetico, ci basta? no, non ci basta. antao è una diabolica serpe democratica, va spuntato. c'è da staccanni i' capo!

    naedus

  50. trasciatti on Lun, 03/23/2009 - 17:18

    Mi unisco a questo coro di cagnolini giubilanti. Son proprio contento che Libetico abbia finalmente incontrato il Vannini, forse lo ha anche toccato, non ho visto. Proprio una bella giornata. Però dico: io a fare il ciambellano a voialtri non ci penso neanche. Semmai, dovreste farmi voi da lacché o da portantini. Ho visto ieri un bellissimo modello di risciò in acciaio levigato con pietra pomice, leggerissimo e robustissimo, con una bella cappottina ripiegabile per la pioggia. Se acconsentite vi do una stanga per uno: a destra il Vannini e a sinistra Libetico. Mi portate in giro per Bombay.

     

    direttor Festanti