• nedovannini on Lun, 04/21/2008 - 21:29

    Mio caro Anelito,
    mi verrebbe da dirle che l'Ambulatorio non è un Orfanotrofio, ma le direi una cosa vera a metà.
    In effetti qui tutto è a metà, e purtroppo l'altra metà (quella invisibile) non si trova mai. Non l'ha trovata nemmeno quel viscido omiciattolo talpesco che vive sotto questo armadio e che certo qualcosa ha scavato in quel pezzetto di pavimento dove non batte mai il sole (non tramonta e non nasce).
    In realtà, caro Anelito, una volta, il sole mi è caduto sulla testa (ma di striscio). Lei provi a immaginare la tragedia. I capelli Anelito! Venni spiumato come un'attempatissima gallina da brodo. Invece IO ero giovane e splendidamente cotonato. E vede, lei non deve dimenticare che sono anche un tricologo dilettante e ho fatto studi tutt'altro che maccheronici sulla cosiddetta “alopecia soleggiata”, quella che tra l'altro si riconosce benissimo dall'odore di pollo strinato e che è praticamente inguaribile perché i bulbi piliferi vengono arsi vivi insieme a buona parte della cotenna (dico allo strato più o meno superficiale). Anche lei, Anelito, mi pare abbia una chioma un pochino sofferente. Usa sicuramente un diserbante troppo acido o troppo basico. E qui potrei permettermi di consigliarle un prodotto adattissimo ma non lo faccio perché ognuno i capelli se li lava con quello che vuole. Comunque lavarsi la testa nel suo caso mi sembra uno spreco di risorse. Lei pensa che la sua testa sia un punto strategico? Un incrocio di continenti o, se è modesto, di contrade?
    No, Anelito, la sua testa è come una boa e lei, semmai, ci deve girare intorno senza fissarla troppo, perché davvero brutta è brutta: un testone! Dio mio! Ma perché si fabbricano pazienti con la testa così grossa? Perché poi mi si affidano? Perché si pretende che un piccolo ambulatorio come questo diventi un ricettacolo di testoni. È anche una questione metafisica, ahimè, come le ho detto qui tutto è a metà... Lei mi porta il suo testone che purtroppo – come dire? – non è mica abbastanza decontestualizzato. È attaccato a quel suo corpaccione da cetaceo senza soluzione di continuità (cioè non c'è frattura, non c'è traccia di decollabilità). È un testa orfana di apparati? Una testa volante da prendere a calci? Francamente così su due piedi non glielo saprei dire. Bisognerebbe fare delle prove di torsione e di strappamento. Lei ha un bel collo robusto, ma non è detto: potrebbe essere tutta apparenza... in ogni caso ci sono le mannaie, le seghe circolari, le seghe alternative, i fili diamantati, i frullini...
    Lo sa Anelito? Tutta la vita ho sognato di fare il salumiere. Perché mai sia rimasto uno psichiatra amatoriale non mi è chiaro. Forse le affettatrici mi sembravano irraggiungibili. Non ho avuto abbastanza fiducia nel destino, oppure sono stato troppo fiducioso e mi aspettavo che da un momento all'altro la Gigia (un donnone che aveva un Alimentari vicino a casa mia) rimanesse vedova e mi prendesse come aiuto garzone destinato a scalare frettolosamente il suo cuore e la mensola dei prosciutti. Federico si chiama ancora il marito (che non è morto). Si, in fondo è stata tutta colpa di Federico.

    Buonanotte Anelito.

    Dottor Nedo Vannini

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