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Gianfranco Mammi: Il dito di Dio
Dom, 07/27/2008 - 14:43
È fama tra gli Etiopi che le scimmie
non parlino di proposito, per non
essere obbligate a lavorare.
J. L. Borges
Mio cugino Giovanni non ho mai capito che razza di mestiere fa. Se ne sta dentro a una bolla di sapone elettronica, ogni tanto pigia qualche tasto qua e là sulla tastiera, e a fine mese si vede recapitare uno stipendio.
Secondo le ultime indiscrezioni pare che Giovanni faccia parte di un progetto pilota: si tratta di scoprire le potenzialità nascoste di un'entità indistinta chiamata telelavoro.
Piacerebbe anche a me partecipare a questa pacchia, ma mi dicono che non ho le competenze necessarie. Non immaginavo che per non far niente ci volessero delle competenze particolari, ma evidentemente l'eccesso di specializzazione ha ormai raggiunto vertici abissali. Il concetto di divisione del lavoro ha lasciato il passo a quello di spartizione del non-lavoro.
Comunque sia Giovanni mi fa diventar matto con quella sua flemma nel fare qualsiasi cosa, anche la più azzardata. La mattina, per esempio, per decidere se alzarsi o meno lui ogni volta si chiede con una calma del tutto innaturale: "Ho ancora sonno? Ho già fame?"
Di solito le risposte sono, nell'ordine: "Sì", "No".
Finché la polarità non s'inverte completamente lui rimane immobile.
È talmente pigro e tardigrado che per prima colazione s'infila nella strozza un pacchetto di wafer scaduti, gliene ha regalato tre quintali un suo zio materno che fa il magazziniere. Terminata la cerimonia dei wafer si può generalmente osservare un secondo periodo di sintesi speculativa; l'oggetto in questione si chiede svariate volte, per stare nel sicuro: "Ma devo proprio lavarmi?", "Chi è che devo incontrare, oggi?", "Ah, Caio? E lui si lava, di solito?"
Tutto preso da questi interrogativi, poco ci manca che il roditore si riaddormenti con il naso dentro la carta stagnola dei suoi wafer. Comunque, piuttosto che mettersi subito a lavorare, Giovanni decide quasi sempre di lavarsi. Verso le dieci e mezzo-undici, bello sveglio, rifocillato e deterso, il pioniere del telelavoro si avvicina con cautela al suo pc e si chiede per un buon quarto d'ora qual è il tasto da pigiare, oggi.
In effetti ce ne sono mica pochi sulla tastiera - alcuni addirittura con tripla funzione.
Non è una scelta così semplice, qui si decide il futuro del telelavoro e della nuova civiltà che non potrà fare a meno di scaturirne. Tutto è nelle sue mani, o per meglio dire sulla punta del suo indice destro. A un certo punto, senza alcun motivo particolare, lo si vede partire deciso verso un tasto ben determinato e poi fermarsi a un pelo dall'obiettivo.
Il dito ha cambiato parere.
Ci vuole ponderazione, la sorte del telelavoro è lì appesa a un filo. Allora il padrone del dito chiude gli occhi e ne pigia uno a caso, accada quel che accada - già si sa che le scoperte più interessanti avvengono per combinazione.
A me viene il dubbio che l'impero romano sia caduto per colpa di un progetto pilota - altro che invasioni barbariche dei miei coglioni.
(In alto: disegno di Nicoletta Calvagna)
"Tardigrado" lo voglio inserire nel vocabolario, aspetta che lo scrivo a penna.
grande gainfr
Gisy