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Foscolismi
Lun, 04/07/2008 - 08:21 | Aggiungi un commento
Ugo Foscolo: Il proprio autoritratto
Sonetto composto tra il 1801 e il 1802. Dice Gennaro Auletta: "Si tratta di una meticolosa fotografia, di un ritratto sincero; non di più. E come ritratto ha un suo indiscutibile valore". Auletta non è mai tenero col Foscolo. Ad esempio, a proposito del sonetto All'Italia, riporta il giudizio del Carducci che diceva: "Procede fra grandi avvolpacchiamenti di parole un po' slombato". "Esso infatti - ribadisce Auletta - è assai scarso, e i continui ricorsi alla mitologia e alle figure retoriche lo appesantiscono troppo". E commentando il quarto verso ("Lieve la varia, antiqua, infame soma") chiosa: "Verso bruttissimo". Avvolpacchiamenti a parte, torniamo all'autoritratto:
Solcata ho fronte, occhi incavati intenti,
Crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto,
Tumidi labbri, arguti, al riso lenti,
Capo chino, bel collo, irusto petto;
Membra esatta; vestir semplice eletto;
Ratti i passi, i pensier, gli atti, gli accenti;
Sobrio, prodigo, umano, ispido, schietto,
Avverso al mondo, avversi a me gli eventi.
Mesto i più giorni e solo; ognor pensoso;
Alle speranze incredulo e al timore,
Il pudor mi fa vile e prode l'ira:
Cauta in me parla ragion; ma il cuore,
Ricco di vizj e di virtù, delira -
Morte, tu mi darai fama e riposo.
Al che, don Gennaro Auletta commenta: "E il desiderio è stato appagato!".
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