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Ragazzi, ragazzi soldato e ragazzi ex soldato
Mar, 01/06/2009 - 06:28
di Fabrizio Antognelli, Inhambane - Mozambico
Avrete sicuramente sentito parlare dei ragazzi soldato, avrete visto qualche documentario in questi anni, magari dalla Liberia, o dallo Zambia, in Angola, Congo, Rwanda, Costa d’’Avorio, Mozambico, Sudan, Somalia, Sierra Leone...
Erano ragazzi di questi paesi, la maggioranza soldati per forza.
Quelli che non sono morti, alle fine di ogni conflitto, diventano ragazzi ex soldato.
Ma chi sono, che pensano, cosa vogliono i ragazzi ex soldato e a chi interessa tutto ciò?
Ho avuto un’esperienza di lavoro con i ragazzi ex soldato.
Quello che mi ha colpito, all’inizio, dopo aver lavorato con ragazzi di strada, orfani, prostitute, è stata la loro disciplina, che li differenziava da tutti gli altri.
Se con i ragazzi di strada era un’impresa titanica catturare la loro attenzione, loro ad ogni mia chiamata, rispondevano come ad un Capitano.
Questa grande attenzione, mista sicuramente ad una grande voglia di fare dei lavori normali nella vita, li ha resi ai miei occhi ed ai miei pensieri, come tutti gli altri, più o meno con gli stessi problemi.
Un giorno, dopo alcuni mesi di lavoro assieme, venni a sapere che uno di questi ragazzi, assente da un poco di tempo dalla scuola, era in prigione e che non ne sarebbe più uscito. Mi informai e scoprii che a questo ragazzo, per motivi di liti tra famiglie, o tribù se preferite, visto che le famiglie allargate africane arrivano facilmente a 100 appartenenti, era stato ucciso un fratello. Quando lui lo ha saputo, ha preso il suo kalasnikov, mai restituito, e ha ucciso tutta la famiglia rivale, 8 persone di cui 3 bambini.
Non era molto bravo durante il corso, ma mi ricordavo di lui un sorriso sempre stampato in faccia, un sorriso appena accennato di una persona molto vergognosa, tanto che mi dava sempre un po’ di tenerezza nel guardarlo.
Da quel giorno ho voluto conoscere meglio le storie di questi ragazzi, ovviamente non da loro.
Vi sono delle associazioni locali che li inquadrano e feci una chiacchierata col Presidente di una di queste.
E scoprii quello che era normale scoprire; tutti questi ragazzi avevano ucciso, stuprato, vissuto tutti gli orrori che offrono le guerre, ed ora erano li, davanti a me, con tanta voglia di ricominciare, sempre sospesi sul baratro delle loro follie. Non vi nego che ho avuto paura fino alla fine del mio lavoro con loro, ma non vi nego neanche che ho decuplicato il mio impegno per conoscerli meglio ed aiutarli.
E ho capito una cosa importante.
Per quanto siano fatti bene, i progetti con i ragazzi ex soldato non potranno mai restituirli alla loro gioventù, o cancellare dalla mente i file dei loro orrori.
Quindi se vogliamo fare le cose serie, i governi dei nostri paesi occidentali, produttori o amici dei produttori del 100% delle armi utilizzate in Africa, la finiscano con questa farsa degli aiuti ai rifugiati, alle vedove di guerra, agli orfani o ai ragazzi ex soldato e le grandi cooperazioni, tentacoli degli stessi governi, si vergognino della loro inutilità, contabili moderni delle disgrazie altrui.
E noi che da questi governi, vogliamo solo un ritocco dell’ICI, una tassina in meno o biscarate varie, facciamola finita di commuoverci ad ogni immagine di bambini o ragazzi morti in queste guerre, ridono di noi anche i coccodrilli.
Perché tutto ciò non serve a nulla.
Quello di cui c’è bisogno, è di fare progetti per RAGAZZI, senza aggiungere altri aggettivi.
Ragazzi come i nostri, che speriamo la nostra indifferenza al marciume che ci circonda, non li faccia diventare prima o poi RAGAZZI EX SOLDATO.