Dec
17
Ignaz Philipp Semmelweis, il medico
Dom, 12/16/2007 - 23:34
Era di gran moda l'anatomia patologica, a Vienna.
E le gravidanze facili eran di gran moda anche loro, a Vienna.
Noi altri da un morto a una puerpera saltavamo.
Toccavamo, tagliavamo, tiravamo, toglievamo.
E le operazioni ci andavano storte,
le donne anche loro diventavano morte.
Io indagavo, facevo pensieri.
I dottori i morti li trattavano leggeri.
Poi vidi un baffuto fregare sul camice il sangue delle spoglie.
E capii perché le gravide morivano, al momento delle doglie.
Lavarsi le mani, avevo intuito.
Insaponare le zampe, spazzolare le unghie e ammollarle nel cloro.
Ogni dito doveva essere pulito.
Le balie, gli infermieri, le ostetriche soprattutto dovevano purgarsi anche loro.
E nel giro di un mese le donne restavano sane.
Erano le nostre mani di noi dottori, con le particelle di cadavere, le assassine.
Ma ero un povero magiaro, diceva quel primario d'un cane.
Solo lavarsi le mani, prima di operare le mammine.
Ma per quei viennesi purosangue restavo un infame.
Mi bloccarono. Niente stipendio, escluso dall'ospedale.
Tornai a Pest, e laggiù ripresi la faccenda in esame.
Scrissi un librone. Eziologia, concetto e profilassi della febbre puerperale.
Le riviste mediche mi ignorarono,
quei quattro amici si allontanarono.
Allora a Joseph Spaeth scrissi
"Lei ha preso parte al massacro, Signor Professore"
A Friedrich Scanzoni scrissi
"Il suo insegnamento si fonda su cadaveri di donne assassinate dall'ignoranza, Signor Professore".
E lui giù a gridare che ero un bel disgraziato.
Il 29 luglio 1865 la mia affezionatissima moglie volle accompagnarmi in ospedale,
portavamo due paste a un amico malato, mi aveva raccontato,
ma al ritorno scordò di aspettarmi e della clinica diventai un abituale.
Entrai che avevo quarantasette anni,
e lei non si perse negli affanni.
Nessuno specialista della testa venne a guardarmi.
Solo arrivavano delle grosse guardie grigie a fare malanni.
E io, Lavatevi le mani, mentre cercavano di fermarmi.
Mi stringevano i polsi e dicevo. Lavatevi le mani.
Mi bloccavano le gambe e ripetevo. Lavatevi le mani.
Loro ci davano dentro con la cinghia.
E io, di risposta, Lavatevi le mani.
Mi strapparono ogni unghia.
E sempre, Lavatevi le mani.
Al funerale mia moglie non ci venne.
C'erano solo Karl von Rokitansky, mio maestro elementare,
il prete magro novantenne,
e Carl Braum, il mio avversario principale.
Era agosto.
Jessica Franco Carlevero
(L'immagine è tratta dal film Semmelweis - der Mutter, del 1950)
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Questa è la tristissima storia di I.F.SEMMELWEIS, nato a Budapest nel 1818 e morto a Vienna nel 1865. Fu un grandissimo cuore e un grande genio medico. Egli rimane senza alcun dubbio il precursore clinico dell’antisepsi , perché i metodi da lui preconizzati per evitare la febbre puerperale sono ancora, e sempre saranno d’attualità. La sua opera è eterna. Tuttavia nella sua epoca, venne assolutamente misconosciuta. Abbiamo cercato di mettere in rilievo un certo numero di ragioni che ci sembravano in parte spiegare la straordinaria ostilità di cui fu vittima. Ma non tutto è spiegabile con fatti, idee e parole. In più c’è tutto cio che non si sa e tutto ciò che mai si saprà. Cinquant’anni dopo, Pasteur doveva rischiarare con una luce più potente, in modo totale e irrefutabile, la verità microbica. In quanto a SEMMELWEIS, sembra che la sua scoperta superasse le forze del suo genio. E questo fu forse la causa profonda di tutte le sue sventure.
Louis Ferdinand Destouches
Questo sembra un epitaffio scritto da un medico che non sarà poi un medico...
Il testo è bellissimo. Al solito, però, io che odio la poesia, non capisco il motivo di "scriverlo in versi". Secondo me la poesia dovrebbe occuparsi solo di quello che NON si può dire in prosa. La poesia appartiene a un'altra zona dell'universo scritturale. Non è questione di essere più o meno narrativi. Si può narrare in versi sicuramente... ma si raccontano cose che non sono raggiungibili dalla prosa.
Faccio un piccolo esempio che riguarda un mio paziente (Roberto Amato): "Le condoglianze" sono un testo molto narrativo, ma, tolte dalla loro "forma poetica" non avrebbero senso, o sarebbero tutt'al più una materia delirante.
nedo vannini psichiatra
[…] Non credete a quei poeti che vanno lamentandosi contro i rigori e le costrizioni del pensiero o che maledicono le catene materiali con cui pretendono venga intralciato il loro miserabile slancio verso il cielo dei puri spiriti! Beati incoscienti! Pretenziosi ingrati in verità, che non concepiscono altro che un grazioso cantuccio di quell’assoluta libertà che pretendono di desiderare! Se quei temerari sospettassero che l’inferno ha inizio alle porte della nostra massiccia Ragione, che essi deplorano, e contro le quali, a volte, in un’insensata rivolta, finiscono per spezzare le loro lire! Se sapessero! Con quale sconfinata gratitudine non canterebbero mai la dolce impotenza dei nostri spiriti, questa felice prigione dei sensi che ci protegge da un’intelligenza infinita di cui la nostra lucidità più sottile non è che un piccolissimo accenno. Semmelweis era evaso dal caldo rifugio della Ragione, in cui si ritira da sempre l’enorme e fragile potenza della nostra specie nell’universo ostile. Vagava coi pazzi, nell’assoluto , in quelle glaciali solitudini dove le nostre passioni non risvegliano più echi, dove il nostro cuore umano terrorizzato, palpitando all’impazienza sulla via del Nulla, non è più che un animaletto stupido e disorientato.[…]
Il caso Semmelweis – Luis Ferdinand Celine
vagava coi pazzi nell'assoluto?
mah...
nedo vannini psicoterapeuta
Trattandosi di pazzi, potresti forse delinearne i sintomi, in quanto psicoterapeuta potresti descriverne il quadro clinico.
"Vagava coi pazzi, nell’assoluto , in quelle glaciali solitudini dove le nostre passioni non risvegliano più echi, dove il nostro cuore umano terrorizzato, palpitando all’impazienza sulla via del Nulla, non è più che un animaletto stupido e disorientato"
"Tu mi dici che finalmente sono morto.
Che non se ne poteva più della mia lunga agonia.
No non è vero che è andata così.
Sono in un dormiveglia lamentoso."
Chi scrive in prosa e chi scrive in versi...
Quali sintomi
Quanti casi clinici diversi...
il brandello in prosa è un'accozzaglia di frasette retoriche.
un conto essere in un dormiveglia lamentoso, un conto sguazzare in una brodaglia concettosa, cioè vagando ..."nell’assoluto , in quelle glaciali solitudini dove le nostre passioni non risvegliano più echi, dove il nostro cuore umano terrorizzato, palpitando all’impazienza sulla via del Nulla....
ma che roba è???
Si tratta di una tesi di laurea in medicina di un certo Luis Ferdinand Destouches, meglio conosciuto come Celine.
Bollare come accozzaglia di frasette retoriche, mi sembra un atteggiamento leggermente arrogante, forse da poeta...
lo so bene di cosa si tratta, ma quel che è brutto è brutto, e l'arroganza è una forma di purezza. poi celine non è proust (lo sto giusto rileggendo).
roberto vannini rappresentante di commercio e nedo ad interim
Beh, Proust è Proust!
Ma Celine non scherza di certo.
Perché brutto?
Non sarà di certo l'opera con la O maiuscola di Celine, ma per essere una tesi di laurea in medicina...
Si iniziano già a delineare alcuni tratti della personalità del poeta, almeno credo...
Arroganza, purezza, pazzia...
Naturalmente ve ne saranno altri.
Ave! Sono il Trasciattone. Sono fiero del vostro discorrere, vedo che si è innescata una miccia. Il Vannini dice che il poeta narrerà pure, ma narra cose che in prosa non si possono (riescono a) dire. Lo inviterei a sviscerare (derviscerare?) la questione. E inviterei l'anonimo interlocutore (che beninteso è benvenuto e benedetto) a firmarsi, a mettere un nomignolo, una cifra, un ghirigoro, insomma qualcosa che lo identifichi e che aiuti l'eventuale lettore a non perdersi nel botta e risposta. Non disponiamo di firme automatiche purtroppo. Grazie. Continuate, vi prego.
Director Moderator
cerchi di spiegare all'anonimo che il lacerto di celine brutto. le faccia presente che in letteratura esiste un brutto oggettivo (a prescindere dalla venerabilità dell'autore).
roberto vannini commesso viaggiatore e nedo vannini ad interim
caro anonimo, a proposito di purezza/pazzia la invito a meditare su santa teresa d'avila.
poi, con comodo, passi dal mio studio...
nedo vannini psichiatra
In effetti Céline non è Proust (né Proust è Céline). D'altra parte il frammento di tesi di laurea non è letteratura. Né possiamo pretendere che gli scrittori siano tutti come Kafka (che era Kafka perfino nei biglietti di auguri e nei telegrammi).
Comunque fa benissimo Roberto Vannini a rileggersi Céline. Credo che tutto sommato il "Viaggio al termine della notte" sia un libro memorabile. Basta aprirlo.
roberto Amato paziente di nedo vannini
Sono allergico ai santi, ma domani salirò sul montjuic e tra i morti cercherò qualche santo o qualche santa, meglio santa!
Antao Sacarolhas
Antao Sacarolhas,
la tua allergia potrebbe essere un fatto stagionale. poi ci sono anche santi ipoallergici. santa teresa d'avila va bene anche per chi soffre di psoriasi sulle mani e sui piedi (come il mio amato paziente).in ogni caso scherzare coi santi è come scherzare con gli psichiatri: ci si rimette sempre.
sono a pag. 50 del viaggio al termine della notte. per ora mi pare molto bello.
roberto vannini rappresentante di chincaglierie sacre (e vicario di nedo vannini psichiatra)
Credo che più che allergia, sia una questione di intolleranza, una sorta di intolerranza alimentare mentale.
Terapia contro la psoriasi?
Per mia fortuna, non ne soffro, almeno per il momento...
Viaggio al termine della notte, un libro che ho più volte iniziato - forse per ben tre volte - e solo l'anno scorso sono riuscito a terminare.
Molto interessanti sono le riflessioni sulla storia, sulla scienza e sulla figura dello scienzato. Ma anche la guerra, l'amore e la lotta per la sopravvivenza quotidiana...
Il bestemmione, in un punto del libro è spontaneo, calzante e coraggioso.
Antao Sacarolhas
Bene bene, più vi leggo più mi compiaccio. Sono sempre il Trasciattone e a dire la verità non mi sono ancora ben ripreso dall'ultima battaglia avuta con l'editore Tal dei Tali, brutto esempio della specie. Ma lasciamo stare, qui almeno respiro un po' l'aria dei vostri discorsi. Però voglio fare il sofistico e inviterei quell'amataccio o quel vannini o chi per essi due a smetterla con queste distinzioni grossolane: tesi di laurea contro letteratura, poesia contro non poesia. La letteratura è un concetto fluente, è un fluido, un attributo della scrittura da stabilire ogni volta se c'è e quanto ce n'è. Infatti i critici più accorti parlano di "letterarietà" di un testo, di "tasso di figuralità", cioè di elaborazione retorica. Una tesi di geometria sarà difficile che sia letteratura, ma una tesi filosofico-letteraria perché non dovrebbe esserlo? Magari brutta letteratura, ma pur sempre letteratura.
Director Trascattus
Caro Antao,
il viaggio al termine della notte è un libro interminabile. Noi tutti (dico noi pazienti) lo iniziamo e poi si rimane in un punto qualsiasi, per anni. Dicevo "noi pazienti" ma in realtà non lo so più se sono un vero paziente. Anzi da quando faccio il vicario del dottore il mio io si è un po' sparpagliato. Nebulizzato. Leggere Santa Teresa mi aiuta moltissimo: mi consola pensare che è stata sminuzzata in tante piccole reliquie (un dito qua un occhio là...). Ti dirò che anche il mio lavoro di commesso viaggiatore mi sconvolge non poco, con quel correre e correre in tutti i posti della terra. Comunque spero di terminarlo presto mio viaggio.
roberto vannini rappresentante di articoli sacri e vicario del dottor nedo vannini psichiatra
... di terminarlo presto questo mio viaggio...
Terminero' anche questo viaggio,- al termine della notte? beh in questo momento non posso negarlo. - ma ancora ho a disposizione qualche giorno. Ora so solo di essere in Bairro Alto, dove un oste di vecchia conoscenza si e' ricordato all'improvviso che il kalashnikov lo preferivo senza fuoco, cosi' tutto ad un tratto ha deciso di versarci sopra dell'assenzio di 80ª. La mia coscienza e' ormai assopita...
Infatti dissi: foda-se, esto mata!
Até logo
Antao Sacarolhas
... ieri ho preso a calci tutto il giorno Céline (voglio dire il Viaggio). La parola Viaggio mi fa vomitare. Sono circa trent'anni che faccio il rappresentante di articoli sacri e ormai sogno solo un monolocale ben ancorato a uno spunzone di roccia. La terra è troppo morbida e vasta. La materia del cielo – lei non ci crederà Antao – ha una consistenza quasi adamantina. In realtà lo spunzone di roccia sarebbe superfluo, ma mi piace l'idea che la mia casa inamovibile sporga un po' da qualcosa.
Mio fratello Nedo dice che noi non lo finiremo mai quel maledetto libro. Siamo troppo impazienti per essere pazienti “a modo”, e allora è inevitabile che ci si perda a ogni giro di pagina.
Comunque lei mi è simpatico Antao (non ricordo se ci davamo del tu, forse no). Le confesso che mio fratello aveva in mente di farle la festa. Insomma lui è uno molto arrogante e ha detto “io questo qui me lo mangio in un boccone”. Credo sia vittima di una megalomania strisciante. In realtà ha pochissimi pazienti e questo lo umilia molto.
A presto Antao.
Roberto Vannini Rappresentante
Meglio non denigrare i viaggi. Perché la parola “viaggio” la fa vomitare? Soffre per caso di mal d'auto, mal di mare, mal di pedalare... Ha forse paura di volare?
Un viaggio porta in sé possibili novità, oltre a condurre in luoghi lontani, ci avvicina a quel che siamo e non siamo. In un viaggio in solitaria - cosa che forse molti esseri umani dovrebbero riscoprire - troviamo noi stessi dispersi fra le strade di una sconosciuta città, ci si riscopre inventori e non più spettatori. Ciò che ne consegue può anche avere opposti risvolti. Ma è all'armonia dei contrari o al discordare di essi che noi poveri idioti tendiamo. Torno da un viaggio in terre iberiche, lasciandomi alle spalle Barcellona ho ritrovato Lisbona. Un piccolo e meraviglioso cantuccio di questa assurda e folle terra. Quando si ritorna, qualcosa sempre si porta a casa.
Lei è un rappresentante di articoli sacri?
Ho comprato in una libreria “A reliquia” un libro di Eça de Queiroz, uno dei maggiori scrittori portoghesi. Conoscendo il personaggio, credo che sarà un’interessante e meritevole lettura.
Per quanto riguarda Celine, non desista, ne vale la pena!
P.S: se per lei va bene, possiamo comunque darci del Tu.
Suo fratello è quel pazzo squinternato psichiatra che s’interessa di trattori?
Ho letto il suo invito a passare dal suo studio. Vi passerò, ma non ora. Credo di essere in pace con me stesso, almeno per il momento.
A presto
Antao Sacarolhas
Antao carissimo,
preferirei continuare a darci del lei. Io a tutti i clienti do del lei, e lei... non è detto che non possa diventare un mio cliente, anche se – mi diceva – è un po' agiofobo. Ma vede, questo non conta niente. Anzi, una discreta agiofobia secondo me aiuta la vendita (non tanto all'ingrosso quanto al dettaglio) degli articoli sacri. Ad esempio i crocifissi di plastica e i santini praticamente ciclostilati hanno – se così posso dire – una volgarità talmente sublime che il cliente (se è sensibile e colto) cede.
Il suo discorso sul viaggio è molto vero. Io quando sono in viaggio col campionario sono del tutto me stesso. E poi respiro. Voglio dire: mi allontano dal mio fratellastro che è veramente un uomo impossibile. La faccenda dei trattori è molto più complessa di come lei se la possa immaginare. Lui ha escogitato un legame (secondo me pazzesco) tra la trattatistica e la trattoristica che praticamente distrugge tutte le possibilità di una vita normale, insomma di quella pace familiare che sarebbe legittima e salubre almeno tra fratelli e fratellastri.
Ma queste cose le interessano Antao?
Roberto Vannini Rappresentante
Quali cose? La trattatistica? La trattoristica? Gli articoli sacri?
Per quanto riguarda la trattoristica sono ignorante in materia, nonostante mio padre possieda una sorta di trattore (non un LANDINI), chiamato da millenni "trattorino", per la trattoristica sono negato, non ci capisco nulla.
Gli articoli sacri... Io adoro mescolare il sacro con il profano. Ci provo gusto. Possiedo un crocefisso con un Cristo con il braccio spezzato. Il braccio come un pendolo oscilla al chiodo a cui la mano è attaccata...Un crocefisso comune naturalmente, nulla di che, ma quel braccio spezzato lo rende molto più attraente e interessante.
Lei possiede un catalogo della merce che vende al dettaglio?
Possiede piccoli campioni di emazie del sangue di San Gennaro?
Ma queste sarebbero reliquie...
Lei vende anche paramenti liturgici? Pissidi, turiboli,navicelle, pianete, ampolline, calici, tabernacoli, campanelli, campanari...
E per quanto riguarda il vin santo?Ne sa qualcosa?
Lei Antao si domanderà perché un mio amato paziente non risponde alle sue lettere. Ebbene, è stato ricoverato in ospedale per un attacco di ipertensione, è tornato, ma ora si sente molto strano e non è capace di riprendere una vita “normale”. Allora leggere ad esempio una cosa su Kierkegaard lo angoscia moltissimo.
Nedo Vannini Psichiatra
Interrompo lo studio, guarda caso su qualcosa che potrebbe interessare il suo amato paziente: composti organici di interessa farmaceutico...
Altisonante, nao é?
ipertensione...
ACE Inibitori, beta-bloccanti e quanto altro...
Questi curano il corpo, ma serve altro per curare il pensiero
[...]
5 Maggio
Caso maledetto! Mai ti ho maledetto quando ti sei mostrato, e ora ecco: ti maledico perché non ti mostri! O è questa forse una tua nuova invenzione, essere incomprensibile, origine sterile d’ogni cosa, unico superstite rimasto di quel tempo in cui la necessità partorì la libertà e la libertà fu tanto folle da ritornare alla matrice? Caso maledetto! Tu unico mio complice, unico essere che io sempre stimai degno della mia alleanza e della mia ostilità, sempre a te stesso simile nella dissomiglianza, incomprensibile sempre, perennemente enimmatico! Tu, che io amo con tutta la passione dell’anima mia secondo la cui immagine modello me stesso: perché non ti mostri? Io non sto mendicando, non ti sto umilmente supplicando di mostrarti comunque, una tale preghiera sarebbe idolatria vera e propria, a te affatto ingrata. Io ti sfido alla lotta: perché non ti mostri? O l’inquietudine in tutto l’universo è andata calmandosi e il tuo enimma fu sciolto, così che anche tu sei precipitato nel mare dell’eternità? Spaventevole pensiero! Allora il mondo verrebbe fermato dalla noia! T’attendo caso maledetto! Non voglio vincerti con principi, né con ciò che la gente stolta chiamerebbe carattere, no, io voglio innalzarti a poesia! Non voglio essere poeta per altri. Móstrati, e io ti poetizzo. Mi nutro della mia stessa poesia e questo è il mio solo cibo. O forse non mi ritieni degno? Come una baiadera che danza in onore del dio, così io mi sono consacrato al tuo servizio; leggero, con poca veste, agile, disarmato, io rinuncio a tutto. Nulla posseggo e nulla desidero possedere. Nulla amo e nulla ho da perdere, ma non per questo son divenuto più degno di te, di te che da gran tempo ormai sei stanco di strappare agli uomini ciò che essi amano, stanco dei loro vili sospiri e delle loro vili suppliche. Sorprendimi, io sono pronto. Nessuna posta, battiamoci sull’onore. Mostrami lei, mostrami una possibilità che abbia tutta l’apparenza d’una impossibilità, mostramela anche tra le ombre dell’inferno io andrò a prenderla. Lascia che ella mi odii, mi disprezzi, mi mostri indifferenza, ami un altro: io non ho paura; ma smuovi le acque, rompi la calma. Lasciarmi in tal modo morire d’inedia è cosa miserabile, non degna di te, che certo immagini d’essere più forte di me. [...]
Søren Kierkegaard – Diario del seduttore
Con un augurio di pronta guarigione per il suo amato paziente, le porgo i miei più cordiali saluti.
Antao Sacarolhas
Vorrei poter dire una buona parola, emettere un suono flebile di commento a tanta massa di parole, ma non ne ho la forza. Sono vuoto come una canna. La saluto Antao, spero si trovi bene in queste stanze.
Vacuo Trasciatti
In queste stanze mi trovo molto bene, la ringrazio Direttore.
Se non mi trovassi bene, non tornerei...
Quindi a presto...
Antao Sacarolhas
Se lei è uno studente di medicina – se lo lasci dire da un vecchio medico come me – è un cattivo studente. “Gli ACE inibitori i beta-bloccanti e quant'altro” non curano affatto il corpo del nostro cosiddetto paziente iperteso ma fanno semplicemente sparire i sintomi. Anzi, probabilmente li occultano. Tanto è vero che l'incidenza dell'ictus e dell'infarto negli ipertesi aceinibiti betabloccati o diuretizzati è altissima (forse muoiono meno gli ipertesi lasciati allo stato naturale).
Ho scoperto Kierkegaard molto tardi. Me lo ha fatto conoscere Dario Borso (un mio paziente che si è sempre dilettato a tradurre testi e testicoli del nostro cosiddetto filosofo). Sì, K non è affatto un filosofo, né un pensatore, né un romanziere, né un memorialista... No, è un caso clinico che mi sarebbe piaciuto osservare “dal vivo”, se lui non fosse morto troppo presto.
Dal punto di vista letterario è un magnifico minestrone (nutrientissimo). L'andamento caotico degli ingredienti nella pentola è certo vorticoso, ma alla fine c'è un equilibrio perfetto tra tutti questi vortici (e futuri bocconi).
Vede Antao, c'è un legame (non so se palpabile o impalpabile) tra la trattoristica e le trattorie. Poi non dimentichiamo che Kierkegaard (come tutti sanno) era figlio di un oste e di un'ostessa, che è come dire di un Trattore e di una Trattrice.
Dottor Nedo Vannini
Sono un cattivo studente, svogliato e negligente. Non di medicina, ma di farmacogenomica mi occupo. Altro nome altisonante, che poi nella pratica non è nient'altro che la noiosa routine in un laboratorio per ammuffire attorno ad un problema fra i tanti. Una proteina di qua, una proteina di là, quali funzioni avrà? Con quali altre proteine interagirà?
Alleviare i sintomi è l'unica soluzione possibile; non si può curare la vecchiaia e neppure il degrado e il logorio delle componenti del corpo. Bisogna accontentarsi ogni giorno di non stare peggio.
Oggi ho riposto in un cassetto le dispense di un corso.
Troppo a ridosso di un esame, troppo a ridosso di tutto...
Un perdigiorno qualunque, un Oblomov fra i tanti, forse è questo che paralizza, degrada e logora...
Kierkegaard l'ho conosciuto al liceo, non frequentava certo il mio stesso corso, ma l'insegnante di filosofia me ne parlò.
Per riavvivare la memoria mi sono letto la vita di Kierkegaard sul "Diario del seduttore". Era un folle, un pazzo, un genio...Non ne compaiono tanti sulla terra, sono comunque pazienti di tutto rispetto, credo che sia utile approfondire il rapporto fra il senso di colpa inculcatogli dal padre (noto commerciante)e il rapporto morboso-amoroso-fulmineo con Regina Olsen. Bisogna pure tenere in considerazione quella spiccata persecuzione religiosa che lo accompagnò per tutta la vita: maledetto in principio dal senso di colpa inculcatogli dal padre e redento dallo scrittura e dalla convizione di dover morire a 33 anni come Cristo, nonostante Cristo non abbia mai scritto nulla. Negli ultimi anni della sua vita criticò aspramente la chiesa danese e questa in risposta rimproverò la salma di K. nel giorno del suo funerale.
"è mai questo un culto cristiano o non piuttosto prendere in giro Dio?"
Vede Antao, io non glielo volevo dire ma... credo proprio che lei sia pazzo. Non è un cosa grave, naturalmente. Tuttavia è bene non lasciarsi sorprendere da quegli aggravamenti che non possono mancare di sopraggiungere così di soppiatto, proprio come un picco pressorio.
Sì, capisco benissimo che Kierkegaard non è stato suo compagno di liceo. Ma guardi, è un caso. Anche noi (io e K) ci simo mancati per un soffio. Un soffio d'aria malsana (il mio studio ha una finestra che non apro quasi mai perché dà su un campo perennemente concimato).
Certo – pensavo – confondere un oste con un commerciante è un po' strano. Indica il suo terrore per i trattori e per le trattorie. O forse un suo interrato misoginismo (l'orrore delle trattrici).
Ma non si allarmi. Io posso occuparmi del suo caso con una dedizione addirittura maniacale. E si ricordi che la realtà, qualunque essa sia, è sempre meno angosciante delle sue fantasie farmacologiche. E poi non creda, mio caro Antao, che tutto possa risolversi in una più o meno fantasiosa farmacopea universale. No. No. No.
Nedo Vannini
Quindi anche Lei conferma la mia pazzia. In molti me lo dissero, ma non ci feci mai caso.
Misoginia? Tanto quanto basta... A proposito: mi capita spesso di confondere cestini dell'immondizia per persone. Non credo di essere l'unico a farlo, conosco altre persone che cadono nello stesso errore. Una finestra che da su un campo sempre concimato...l'importanza del paesaggio circostante. Solo tre anni fa la finestra del mio studio dava su una distesa di campi, ora con l'urbanizzazione selvaggia, quando guardo al di fuori della mia finestra scorgo una palazzina orrenda - l'architetto dovrebbero internarlo - coprire altre orrende palazzine dove la gente vive la propria squallida vita. Mi si scusi la misantropia, ma che ci posso fare?
Condivido con quanto detto: la realtà è meno angosciante delle mie fantasie farmacologiche...
Per questo, già da molto, ho preso in considerazione l'idea di fare la guida turistica o qualsiasi altro lavoro che non abbia a che fare con la genetica o la scienza in generale...
Credo che gli studenti in scienze vengano disumanizzati.
Antao Sacarolhas
Ma piantiamola, K non era figlio di osti e ostesse, e si sa che le trattorie legano più con le traiettorie che con i trattori. Siete tutti pazzi. Pazzi. Pazzi pazzi. Pazzi da legare.
Carmelo Intinto
Le traiettorie legano maggiormente con le trattorie, ma solitamente sono traiettorie zig-zaganti. Forse per il vino trangugiato e per la pancia piena che pesa e ti schiaccia a terra.
Vinho Tinto à vontade!
Bello svegliarsi alla mattina ed essere considerato pazzo, riconcilia con il mondo.
Antão Sacarolhas
Quello che dice il Vannini va preso con le molle e gettato nel fuoco (il Vannini).
Ardente Trasciatti
Dovrei gettare il vannini nella Geenna?
Lì si dice vi sia l'ìnferno in terra. Arderà come quell'arbusto che si presentò a quel losco individuo prima di ricevere le dieci tavole? Oppure per combustione spontanea lascerà questo mondo senza che nessuno se ne accorga?
Ma queste sono domande che non troveranno risposta. Piuttosto starei in guardia da quel tale, quel rappresentante di oggetti sacri...Potrebbe essere un individuo estremamente pericoloso.
Qualcuno di voi ha intravisto Lilith? Sono da molto sulle sue tracce, ma che fine avrà fatto?
CONDIVIDO.
ANCORA OGGI CERTE INTUIZIONE DA PARTE DI RICERCATORI MEDICI E NON VENGONO OSTEGGIATI DA CERTI PERSONAGGI LOSCHI AI VERTIGI DI CATTEDRE ED ATENEI.