Jun
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Ciccio in Africa
Lun, 06/09/2008 - 13:48
Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie
Dico sempre a me stesso che se una mattina mi dovessi svegliare senza meravigliarmi di essere in Africa, me ne tornerei a casa.
Stamani, in città, ho fatto la mia scorta mensile di giornali. C'è un po’ di tutto. Le Monde Diplomatique, The Guardian, Jeune Afrique e molti quotidiani e riviste africane.
Non penserete che li compro. No, mi costerebbero l'equivalente di quattro mesi di sopravvivenza di una famiglia africana, non ci dormirei la notte. E poi con quei soldi ci compro le cartine delle sigarette per due mesi. Qualche amico nella grande cooperazione, qualche Monsignore, due addetti ad ambasciate ed il gioco è fatto. L'unico giornale italiano che qualche volta mi ritrovo nel mazzo è l'Osservatore Romano, che la Madre Superiora della Nunziatura Apostolica mi mette da parte per quando la vado a trovare.
Non è che mi dispiaccia poi tanto di non trovare giornali italiani. Dieci pagine di retorica politica interna , dieci di sport e veline, un po’ di cronaca scandalistica e guardona, nazionale o locale, pubblicità, oroscopi e una o al massimo due pagine di cronaca e politica internazionale. Come i nostri telegiornali nazionali.
Non che i giornali stranieri siano dei dispensatori di verità, per carità, ma per lo meno non sono dei campioni di arretrato provincialismo. Ma non perdiamoci. Arrivato a casa do una veloce passata a qualche quotidiano africano e l'occhio viene colpito dal titolo di un articolo di un giornale tanzaniano, scritto in italiano: SI STA COME D'AUTUNNO SUGLI ALBERI LE FOGLIE. E che cosa ci fa Ungaretti in Tanzania?.
Leggo l'articolo, è in inglese.
Chi scrive è una ragazza di 25 anni che ha lavorato per qualche anno con un prete italiano, apprendendo la lingua, soprattutto attraverso dei libri che il prete gli prestava. Ed in uno di questi libri aveva trovato la poesia di Ungaretti, Autunno.
La poesia le era piaciuta ed aveva chiesto al prete cosa era l'autunno, e come stavano le foglie in quel periodo. Allora il prete le snocciola tutta un'allegoria sulla vecchiaia e sulle foglie con i denti attaccati all'albero, l'invernomorte che sta per arrivare e nell'enfasi della spiegazione le recitò anche un'altra poesia di Ungaretti, di uno che si accendeva la luce in un posto grandissimo, e poi le urlò tre volte che " no, no, la vecchiaia non comincia a 40 anni, perlomeno non ovunque ". Alla fine, ella, capì la poesia. E dopo neanche tanto lunga riflessione sulla di lei esistenza e anco dello suo contado, scrisse la versione africana della poesia, suscitando (sono sicuro) l'ammirazione e l’approvazione di Ungaretti stesso, poesia che fu affissa sottoforma di cartello all'entrata del suo villaggio: QUI SI NASCE E SI VIVE COME D'AUTUNNO ( STAGIONE SECCA ) SUGLI ALBERI LE FOGLIE.
Fabrizio (Ciccio) Antognelli, Inhambane (Mozambique)
(Nella foto: Due bei facoceri)
ma belli, allora no!
Come no? Belli è dir poco, oserei direi splendidi!
Direttofaco