Frammenti di Paesologia

Dom, 05/02/2010 - 14:23

Frammenti di Paesologia

 

La paesologia non è una visione estetica, ma una forma di attenzione per i luoghi più sperduti e affranti. Ovviamente si può descrivere qualunque paese, ma credo che a me riesca meglio parlare dei luoghi più desolati, che poi spesso sono i luoghi più vicini al mio paese. La paesologia è un viaggiare nei dintorni, è la soluzione di chi non riesce più a stare nel proprio paese ma non riesce neppure a lasciarlo. Quando parlo di paesi parlo soprattutto di paesaggi, direi che sono la cosa che sento di più. Mi ricordo quando vado in un luogo più la curva di una collina che il profilo di un viso.

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Nei paesi ci sono più case che abitanti, penso soprattutto ai paesi svuotati dall'emigrazione, quelli che stanno nelle zone più interne e montuose. Spesso sono stati proprio questi emigranti ad alimentare la cementificazione. Molti tornano nei paesi proprio per fare prendere aria alle loro case, chiuse tutto l'anno. Un'altra cosa che mi colpisce è che i paesi abbiano il buco a centro. Quelli che non sono andati via hanno realizzato una sorta di emigrazione in periferia. Io li chiamo i disertori sociali. A causa loro i paesi sono abitati più nei loro margini che al centro. E questa conformazione del costruito contribuisce a creare una sorta di effetto vuoto che si ha andando in giro per i paesi. Sarebbe opportuno riportare nuovi residenti creando delle facilitazioni chi decide di comprare casa nei piccoli centri. D'altra parte sarebbe anche il caso di bloccare la costruzione di nuove case, ma favorire solo la ristrutturazione di quelle ubicate nei centri storici.

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L'"l'uomo contemporaneo" deve capire che non può usare gli spazi a suo piacimento. E penso che alla logica di casa bella in un luogo brutto debba subentrare una logica in cui la bellezza del luogo sia più importante della bellezza della casa. L'uomo contemporaneo deve lasciare il delirio della dimora autistica e deve tornare ad abitare di più gli spazi collettivi. Se ognuno vuole abitare in una reggia è chiaro che fra poco non ci sarà più terra e il mondo diventerrà un gigantesco deposito di materiale edile. Purtroppo da questo punto di vista l'italia è all'avanguardia.

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Ci sono tre paesi. Il nuovo, il vecchio e il cimitero. Oggi, almeno a Bisaccia, il paese dei morti mi pare di gran lunga il più vivo. Ho sempre pensato al mio paese come a un luogo particolare, un luogo con una combustione intellettuale molto forte. Adesso e piuttosto precipitosamente questa anomalia del mio paese va scemando. Stiamo diventando uno dei tanti luoghi spenti dell’appennino meridionale. I bisaccesi vivono male e dicono di stare malissimo, come tutti i meridionali. È un paese di cattivo umore e di cattiva volontà, luogo ideale per i miei esercizi di anatomopaesologia. Non ci sono slanci speranzosi. La vitalità è così bassa che perfino i rancorosi sembra abbiano perso le unghie e i denti.

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Un architetto che lavora nel suo paese dovrebbe sempre ricordarsi che se fa una porcheria dovrà vedersela davanti agli occhi ogni giorno. In un piccolo paese ci vuole una grande architettura, questa è l'idea che dovrebbe guidare il lavoro dei tecnici.

(Da un'intervista di Salvatore D'Agostino a Franco Arminio, paesologo; è quello nella foto)