Gianvittorio Randaccio: Il catalogo misterioso

 

Qualche giorno fa ero al mare con degli amici a Cogoleto, in Liguria. A un certo punto, mentre passeggiavamo abbagliati dalla bellezza delle finestre disegnate sui muri delle case, abbiamo visto una libreria e siamo entrati, così, senza avere grandi speranze, giusto per dare uno sguardo veloce. Stavamo uscendo quando ho adocchiato un libretto piccolino, dall’aspetto artigianale, con un titolo intrigante: Piccolo catalogo degli oggetti introvabili. Era lì, vicino alla cassa, in mezzo a un po’ di libri storici sulla Liguria, di guide turistiche della Liguria e di libri di cucina, sempre della Liguria. L’ho sfogliato un attimo, ho fatto finta di niente, poi, un po’ di nascosto, come per non dimostrare a tutti la mia debolezza verso questi libretti belli e inutili, ho chiesto il prezzo. Sarebbero otto euro, mi ha detto il libraio, ma te lo posso fare a sei. Così l’ho preso e, anzi, la mia fidanzata, in uno slancio di generosità, ha deciso di regalarmelo, assecondando benevolmente la mia voglia di bellezza inutile.
Quando l’ho guardato meglio, poi, ho visto che il libretto è proprio bello: ci sono i disegni di oggetti introvabili e assurdi, e sotto delle brevi descrizioni, leggere e umoristiche, che spiegano le funzioni degli oggetti, che poi non esistono, perché vanno contro ogni logica razionale. Ci sono invenzioni come la caffettiera per masochisti, il crocefisso da viaggio, l’orologio da polso a pendolo, la cravatta-slip e altre cose così, tutte insensate ma bellissime.
Allora mi è venuta la curiosità di capire chi l’ha fatto, questo libretto minimale e surreale, solo che non è facile: sul frontespizio c’è scritto Edizioni del Gatto Rosso e vicino c’è il disegno di un gatto acciambellato, con sopra scritto copia n° e poi in matita 41/200. Basta. Niente di più. Al libraio, sottovoce, avevo chiesto chi faceva questi libretti, ma lui, un po’ svagato, mi aveva risposto semplicemente che era uno di Albissola. Leggendo meglio, poi, ho visto che il libro è un omaggio a Jacques Calerman, autore dell’ormai introvabile Catalogue d’objets introuvables, ma anche questa notizia non è che mi abbia aiutato molto. Così sono andato su Internet, e ho scoperto che Jacques Carelman è un artista francese nato nel 1929 a Marsiglia, pittore, scultore, illustratore, membro del Collegio di Patafisica francese e anche membro fondatore dell’Opificio di Pittura Potenziale, come poi mi ha detto gentilmente Paolo Albani, a cui ho chiesto notizie. Questo Calerman nel 1969 ha pubblicato in Francia il suo Catalogue d’objets introuvables, per l’appunto, che ha avuto subito un successo incredibile, tanto che allo stesso Calerman è venuta poi voglia di costruirli veramente questi oggetti inutili e li ha portati in giro per il mondo dando vita a mostre visitatissime (una è stata anche a Milano, nel 1980, e se non avessi avuto cinque anni probabilmente sarei andato a vederla), che l’hanno reso un artista di culto di cui, però, mi sembra, adesso non si ricorda quasi nessuno, visto che comunque di notizie non se ne trovano poi molte.
Il libretto che ho in mano io, perciò, è pieno di misteri: non so chi è l’autore, non so in che anno è stato pubblicato, non so se queste Edizioni del Gatto Rosso esistono veramente, non so se tutti gli oggetti introvabili che ci sono disegnati sopra sono gli stessi di Calerman o sono stati inventati dall’autore anonimo, non so se dietro c’è lo zampino di Calerman, che magari ha una casa in Liguria e ha voluto riproporre il suo cavallo di battaglia.
Approfitto perciò dell’ospitalità del Trasciatti per fare un appello a questo autore-editore anonimo, introvabile come i suoi oggetti, perché si palesi, dandosi un’identità, anche non precisissima, ma almeno utile per risolvere un po’ questo mistero editoriale: e anche se qualcuno lo conosce, qualcuno magari di Albissola, mi dica pure chi è, senza paura, che non voglio certo fargli del male. È solo che il suo libretto mi piace un bel po’ e vorrei fargli i miei complimenti, magari gli fa piacere.

  1. Randalogo (non verificato) on Mer, 07/21/2010 - 06:30

    Lo scorso fine settimana sono stato in incognito ad Albissola. Ho indagato un po', ma nessuno mi ha saputo dire qualcosa riguardo alle Edizioni del Gatto Rosso. Però ho scoperto che esistono Albisola Superiore e Albissola Marina, la prima con una s, la seconda con due, e che la buridda è un piatto di pesce in umido con la verdura, preferiribilmente stoccafisso o polpo, tipico della cucina ligure.
    Il bilancio è comunque positivo.

    Randalogo

  2. trasciatti on Mer, 07/21/2010 - 20:03

    Randalogo sono immerso in un finale di luglio infernale. Tieni duro e continua le indagini!

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