Jun
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Compleanno di Sandro Penna
Mer, 06/11/2008 - 21:07
12 giugno 1906. Nasce a Perugia Sandro Penna. Qui sotto riportiamo le poesie raccolte nel volumetto Il viaggiatore insonne, di cui - noi che non siamo bibliofili - ci troviamo a possedere la prima edizione.
Sandro Penna, Il viaggiatore insonne (Edizioni S. Marco dei Giustiniani, Genova, 1977)
Al primo grillo, quando l’aria ancora
è tutta luce, io rinnego il lungo
arido elenco dei ritrovi a sera.
*
Sbarco ad Ancona
Dalla nube di polvere di carbone
mi saluta un sorriso tutto bianco.
Ma l’angelo di legno della barca
guarda gli orinatoi tristi e odorosi
improvvisati agli angoli – rivali
o amici cari ai cocomeri rossi.
Amici miei gli orinatoi… Ma io
non tendo forse al monte dove trovo
- lontano il mare e l’odore perverso -
l’adolescente odoroso di fichi?
*
Quando discese la svelta lattaia
un cespo sentì crescere nell’aia
l’assonnato garzone, e in sulla cima,
aperta come rosa mattutina,
ma quale una rugiada assai più calda,
il latte a lui restò, non la lattaia.
*
Immobile e perduto, lentamente
animava nel buio la mano.
*
Il viaggiatore insonne
se il treno si è fermato
un attimo in attesa
di riprendere il fiato
ha sentito il sospiro
di quel buio paese
in un accordo breve….
*
Fra le case andavo allegro
già pensando a primavera.
Quando a un tratto un grande negro
mi apparì. Era la sera.
l’indomani che a quel nero
ripensavo in mezzo all’oro
del mattino; oh che pensiero
folle entrò nel cuore: un coro
di soldati, tutto stretto
fra le case della sera,
fu il dolcissimo biglietto
che annunciò la primavera?
*
Se l’estate cede, la luna
fa tenero il cielo, tenerissimo.
Al nero fitto fogliame degli alberi
concede tenerezza.
*
Grava sulla città, colma l’estate.
Nell’orto di una villa c’è un ragazzo
brutto, che guarda trasognato il suo
sesso innalzato. Indi sospira e prende
di nuovo un suo poeta. E l’ora scende.
*
Tanto amici eravamo che un segreto
dell’uno era dell’altro. D’uno solo
egli non ne parlò mai con se stesso.
*
Quanto più mi sentivo a te legato
La Natura adoravo
Come da una prigione.
(Calma leggeva un libro e poi guardava il mare
lungamente la miss dall’alto suo terrazzo).
Ma quando poi mancasti il cielo e il mare
Erano falsi a mezzogiorno, e seppi
Che mia prigione era la libertà.
*
Esiste ancora al mondo la bellezza?
Oh non intendo i lineamenti fini.
Ma alla stazione carico di ebbrezza
il giovane con gli occhi ai suoi lontani lidi.
*
Le notti vuote, piene di tamburi
che passano d’un tratto. Ma la luna
accorda ogni vagito nel silenzio.
*
A Renzo Vespignani
Salivano lente le sere
e il mondo restava beato.
La giovinezza mia era la lieve
lieve gioia imprevista di soldato.
Venne la guerra poi o, nella vita,
non salirono più lente le sere.
Polverosi i tramonti. Ed infinita
la noia fitta delle primavere.
*
A Eugenio Montale
La festa verso l’imbrunire vado
In direzione opposta della folla
che allegra e svelta sorte dallo stadio.
Io non guardo nessuno e guardo tutti.
Un sorriso raccolgo ogni tanto.
Più raramente un festoso saluto.
Ed io non mi ricordo più chi sono.
Allora di morire mi dispiace.
Di morire mi pare troppo ingiusto.
Anche se non ricordo più chi sono.