Conchiglia

Lun, 03/31/2008 - 21:34 | Aggiungi un commento

Conchiglia

 
 
Conchiglia.Una prosa di Alessandro Trasciatti con un linoleum di Roberto Alquati tirati a torchio su carta Amatruda di Amalfi. Formato libretto: mm.183x135. Misure incisione: mm. 110x80. Tiratura: cinquantacinque esemplari legati a mano. Edizioni dell'Ombra, Salerno, Luglio 2001. Il brano è poi confluito in Prose per viaggiatori pendolari (Mobydick, 2002).
Il testo:
Che il mondo sia una conchiglia è risaputo. La sua forma è la più classica, anzi stereotipata, come quella delle insegne Shell. Meno chiare sono le ragioni che hanno portato il Creatore, la Natura o il Caso ad imprimergli quest'aspetto. La conchiglia della Shell è ovviamente ad una sola faccia ma si dà per sottinteso che ne esista un'altra sempre nascosta.Pure la conchiglia del mondo è ad una sola faccia. Il nostro sguardo arriva al massimo ad abbracciarne uno spicchio di superficie che non va oltre la curvatura dell'orizzonte. Ma noi sappiamo bene che il mondo esiste anche al di là del nostro sguardo. Da quella porzione d'invisibile ci giungono telefonate, laggiù abbiamo amici, laggiù nascono fiumi di cui vediamo il corso serpeggiante nella pianura, laggiù ci rechiamo spesso per i nostri traffici quotidiani, trascinandoci dietro la nostra fetta di campo visivo, spostando di continuo la linea estrema del nostro panorama privato.
Che anche noi siamo conchiglie è pure risaputo, che siamo gusci di carne stampati a scanalature su un solo lato, il quale naturalmente ha un suo rovescio che ci sfugge, o più rovesci, infiniti rovesci che si rivelano col movimento dei bulbi oculari, a cui - di pari passo - non è concesso di abbracciare niente per intero, così che di continuo perdono il possesso visivo di ciò che per un istante hanno inquadrato.
Ma poniamo che tutto ciò non sia vero e che né noi né il mondo siamo conchiglie, ma altissime sequoie o granelli di sabbia. È chiaro che non cambierebbe niente perché avremmo sempre un recto e un verso giacché chi ci comanda è l'occhio. Allora forse è lì che si è nascosto Dio a fare e disfare senza posa, a tessere una tela che poi scuce e poi ritesse e poi riscuce. Allora è lì che può essere provata la Sua esistenza e la Sua perfetta inutilità, data la Sua ininfluenza sulle cose che tanto esistono comunque, anche se non viste. O forse esistono in virtù dell'occhio retrovisore di cui Dio è dotato, altrimenti detto onniveggenza? Ecco, questa potrebbe essere una prima provvisoria conclusione: tutto esiste perché Dio può vederlo. Ma siamo alle solite. Chi vede Dio per far sì che Lui esista? Dobbiamo ricorrere ad un Meta-Dio, un Dio al quadrato, e poi ad uno al cubo, alla quarta, all'ennesima potenza. Dio potrebbe essere nient'altro che il concetto vertiginoso d'infinito. Vertigine addomesticabile del resto, riducibile ad un simbolo matematico, un segno tracciato su un foglio a quadretti.
Ma la conchiglia allora? La conchiglia è sempre lì, forma perennemente ripetuta di fronte ai nostri occhi. Tutto è conchiglia: il mondo nel suo insieme e le sue parti, l'uomo nel suo insieme e le sue parti, ogni parte di una parte e le sue parti. La mia mano è conchiglia e conchiglia la mia unghia. Questo foglio è conchiglia, questa riga di lettere stampate. E l'odore che mi giunge dalla cucina, il suono di un bicchiere, la tua risata è conchiglia, il tuo riposo notturno, gli anni che ti servono per arrivare a me, la tua passione per l'economia aziendale e l'aria che si fa via via più fredda perché è metà novembre e non possiamo pretendere di più, nemmeno noi che penzoliamo sopra l'Africa, e tutto il resto intorno è Mar Mediterraneo. E proprio il mare, che è conchiglia, è uno scrigno di conchiglie, tutte diverse, tutte assimilabili ad un medesimo prototipo. Le raccoglievi sul bagnasciuga, sotto il filo dell'acqua. Finivano in un barattolo di vetro che tenevi sulla scrivania, collezione confusa che mostravi con orgoglio di bimba. Bastava prenderne una e accostarla all'orecchio per essere certi che il meccanismo dell'universo è un'impeccabile gioco di specchi: nella conchiglia si sentiva il mare, che ospita conchiglie e ognuna un mare, che ospita conchiglie e ognuna un mare...

 
(In alto, foto Tatlin
 

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