Oct
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Angelica D'Agliano: I rospi
Sab, 10/24/2009 - 10:29
Nessuno sa quanti siano, cosa facciano durante il giorno o dove finiscano quando fa freddo. Li vediamo apparire nelle notti di maggio, se un velo acquoso si alza tra le fronde e sui prati, si gonfia dell'aria fresca che da terra spira verso il mare e infine galleggia su tutta la collina, dalla base incrostata di case su su alla sommità ventosa e spopolata.
Qui non c'è più una strada di terra battuta, ma l'asfalto è crepato da tutte le parti e in fondo alle buche scavate dai copertoni delle macchine si vede palpitare l'argilla e le schegge di pietra che si nascondono dappertutto sotto le fondamenta degli appartamenti e fra le radici degli alberi.
Qua e là si affaccia ancora quel che resta della ragnatela di mulattiere usate dagli abitanti di un tempo. Le tengono pulite i vecchi, finché ce la fanno. Sono tracce discrete. I ciottoli levigati mezzo sepolti nell'erba. Due file strette di muretti a secco. Le scalette di terra scavate nei poggi.
Proprio in questi angoli, nei sentieri che danno negli uliveti, o più spesso che si perdono tra i rovi, la notte spuntano i rospi. Stanno accovacciati nell'erba e si fanno gocciolare addosso l'acqua della sera, con gli occhietti socchiusi, finché non li coglie l'alba e viene il momento di tornare nei posti misteriosi che li nascondono fino alla notte successiva.
Se anche lo volessero non potrebbero far del male a nessuno. Non con quelle zampette uguali alle manine di un neonato, la pelle nuda e il corpo gibboso e grassoccio. La sola cosa che fanno, se vengono afferrati a tradimento mentre cercano di fuggire, è far forza sulle cosce per finire a terra e nascondersi nell'erba, o al contrario rannicchiarsi nell'incavo delle mani che li hanno raccolti, e lì pisciare, gonfi e sconfitti, nella speranza, forse, che tutto finisca il prima possibile.
Nessuno li ha mai visti far del male a qualche altra creatura, eppure sappiamo di certo che sono dotati di una loro volontà.
Forse la gente che ha studiato li conosce bene, e sa tutto quello che c'è da sapere per non stupirsi più di nulla. Ma la gente che ha studiato, proprio perché ha studiato, abita altrove o preferisce occuparsi d'altro. La gente che non ha studiato si dà le risposte senza farsi domande, e dice che i rospi siano la casa delle anime antiche che non hanno ancora trovato posto nel paradiso cristiano.
Per questo sembra che non si possa far loro cambiare idea riguardo al luogo dove è meglio stare per passare le ore che ogni volta decidono di concedersi sotto alle stelle. Così alcuni di essi scelgono i fantasmi degli antichi passaggi per gli uomini e le merci. Altri incespicano dentro al reticolo delle rughe e delle creuze. E con le manine da neonato ritornano sulle pietre lisciate dalle unghie e dagli zoccoli, pazientano per le salite, umidi sotto l'occhio lunare. E ogni volta che avanzano la terra si scioglie sotto le dita, e i rami schioccano come una volta schioccavano le cinghie sulle groppe degli asini carichi. L'acqua che gocciola come sudore sulle schiene e sui velli. Le gambe e le zampe costrette a faticare sotto al sole. Ma poi d'improvviso la traccia si dissolve sotto l'asfalto colato che scorre da un paese a un altro. E i rospi si sistemano sul nero con la testa al cielo e gli occhi chiusi. Finché una macchina non li schiaccia.
(In alto: veri girini del Cilento fotografati dal Trasciatti)
Il finale è pragmatico, geniale!
lo so che sei te ad avere scritto questo commento, io vedo tutto, anche se non ti firmi. Quindi: firmati e soprattutto registrati al sito, malidetto il demonio, ma proprio a te lo devo dire?!
il trasciatti furibiondo
Non ti agitare pensavo di essermi firmata!Ora mi iscrivo così evito il filtro trasciatto e scrivo male del direttore senza censura
brava aurora, coalizziamoci e scriviamo male del direttore.
angelica
Qui è tutto un complotto, sembra di essere sul Bounty.
capitan tra