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Appello in difesa della Costituzione Italiana
Sab, 01/02/2010 - 12:27
Insegnanti, ricercatori e studiosi in difesa del valore della Costituzione Italiana: firma la bozza d’appello
giovedì, dicembre 24, 2009
Di Roberta De Monticelli
Un pericolo grande minaccia in questo momento la nostra comunità nazionale. Se ci arrischiamo a denunciarlo pubblicamente, in un modo e con mezzi che non sono quelli del nostro mestiere – e cioè l’insegnamento e la ricerca – è perché non ci pare che ce ne sia ancora sufficiente consapevolezza. Scorgiamo segni di questo pericolo in alcune dichiarazioni pubbliche di esponenti politici, in particolare quelle che urtano manifestamente contro alcuni articoli della nostra Costituzione: il pericolo è la distruzione degli elementari presupposti etici o pre-politici di uno Stato di diritto.
Senza alcuni elementari presupposti, il principio di maggioranza non basta a tutelare il cittadino da ogni sorta di abusi e arbitri di chi detiene il potere, come dimostra la tragica esperienza dei totalitarismi del secolo scorso, e dei regimi populistici e autoritari che si prolungano in questo secolo. Chiunque dovrebbe riconoscere questo fatto, a prescindere dalle sue posizioni o simpatie politiche.
Se chiamiamo “etici” questi presupposti, è perché essi, giunti a chiara formulazione come principi dopo l’esperienza tragica del secolo scorso, sono principi universali che vincolano al rispetto dell’eguale dignità e degli eguali diritti di ogni persona. In quanto recepiti nella Costituzione, questi principi vincolano ogni futura legislazione al rispetto di questo criterio, e quindi tutelano ciascuno di noi nei confronti di ogni abuso o arbitrio che possa esserci inflitto da chiunque eserciti il potere.
Secondo la nostra Costituzione (Art. 2) “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”. Ma il primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo (recepito in effetti anche nei suoi due punti fondamentali all’Art. 3 della nostra Costituzione), recita che “Tutti gli uomini nascono liberi e uguali in dignità e diritti”.
Dietro questa formulazione leggiamo i due principi che definiscono in campo morale e civile la modernità, da Kant paragonata all’età della ragione, all’età adulta degli uomini, alla loro maturità morale. I due principi sono (1) il principio di autonomia della persona, che non è per natura o nascita soggetta alla volontà di nessuna altra persona; ogni persona – in quanto soggetto di convinzioni, valori, scelte e azioni – è riconosciuta godere di dignità non inferiore a quella di nessun’altra; (2) il principio di eguaglianza di fronte alla legge di tutte le persone, che questa loro autonomia possono esercitare soltanto nei limiti stabiliti dai codici civile e penale.
I principi di autonomia e di eguaglianza sono in effetti impegni obbliganti per ogni futuro legislatore in materia, rispettivamente, di libertà civili e di giustizia. Proprio per introdurre limitazioni oggi incostituzionali nella sfera delle libertà civili (in materia di fine vita, di espressione, di stampa, di opinione e coscienza) e nella sfera della giustizia (impunità di chi ricopre incarichi istituzionali anche relativamente a reati commessi non nell’esercizio di tali incarichi) si suggeriscono revisioni della Costituzione che potranno vanificare precisamente i fondamenti pre-politici del nostro Stato, posti a garanzia del suo essere e restare uno Stato di diritto.
Tacere di fronte alla minaccia che grava sopra questi fondamenti è in qualche modo rendersene complici. Qualcuno ha parlato del “grande silenzio” degli intellettuali di questa generazione come momento essenziale di un declino morale e civile del nostro Paese. Il silenzio, il conformismo, l’indifferenza sono l’altra faccia della sopraffazione dell’argomentazione razionale attraverso la violenza dei toni e delle parole, invalsa in molti talk show, o del soffocamento del dibattito pubblico nell’incongruo linguaggio dell’odio e dell’amore. Ma se viene da chi ha un ruolo nella formazione dei giovani attraverso la scuola e l’università, e più in generale dell’opinione pubblica attraverso la scienza, l’arte e la cultura, indifferenza e silenzio sono segni di irresponsabilità anche di fronte alle generazioni future: contribuiscono a restringere sempre più il margine di libertà e le speranze di giustizia di chi seguirà.
Invitiamo dunque tutti coloro che sentono la loro parte di responsabilità nella costruzione del comune avvenire a rafforzare con la loro adesione, e soprattutto con la loro libera voce, questa denuncia del grave pericolo che siano distrutte le basi di una società civile degna del nome. E con esse le speranze dei nostri padri e l’avvenire dei nostri figli.
L’appello è una bozza in fieri alla quale nelle prossime settimane s’intende dare massima diffusione. Ogni commento in calce da parte di chi intenda sottoscriverlo, volto a migliorarla o integrarla, è benvenuto. Grazie.
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