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Sicilia Sera, 31 dicembre 2008
Mer, 01/28/2009 - 21:36
I Libratti sono arrivati in Sicilia. L'articolo è di Daniela Di Stefano. L'intervistato è ovviamente il direttoide (che ne spara di grosse).
Quattro libri, quattro modi di intendere
la scrittura, è quanto di meglio
promette la casa editrice “I Libratti”
di cui è padre fondatore il lucchese
Alessandro Trasciatti, scrittore, editore,
disegnatore, con cui abbiamo
scambiato un domanda e risposta
informale e gradevole.
- <<Sogni di libeccio>> di
Alessandro Biagetti; <<L’importanza
delle pulizie>> di Sebastiano
Mondadori; <<Memorie allegoriche>>
di Marco Battista; ed infine il
suo, <<La via dell’orco>>. Esiste un
collante ideale che li lega?
“Direi di no. Si tratta di quattro testi
che potrebbero essere pubblicati da
quattro case editrici diverse; sono il
frutto di un incontro avvenuto in rete,
nel mio blog, da dove ho fatto sì che
uscissero perché assumessero la
forma di libro. Tutto nasce, dunque,
da internet per passare poi al cartaceo.
Si tratta indubbiamente di una
iniziativa ‘eclettica’, una scelta condizionata
dai miei gusti che abbracciano
vari generi: presto pubblicheremo
anche un libro di fantascienza a
conferma del fatto che amo mescolare
voci diverse e lontane tra loro”.
- Si sente più a suo agio nelle vesti di
scrittore o di editore?
“ Sono uno scrittore, anche se quello
di scrivere può considerarsi un
mestiere non professionale. Per questo
, quando mi vesto dei panni dell’editore,
cerco di agevolare il più
possibile l’altra categoria così tanto
bistrattata in Italia. Ho deciso – non a
caso – che di quello che verrà incassato
con la vendita dei libri in vetrina,
il quaranta per cento verrà dato agli
autori, non il cinque o il dieci”.
- Un esempio di editoria coraggiosa
per i tempi in cui viviamo, ma quando
nasce la Collana “I Libratti”?
“Ufficialmente lo scorso novembre,
anche se i primi libri erano già disponibili
all’inizio della scorsa estate.
Siamo in fase di assestamento e c’è
molto entusiasmo per il progetto che
stiamo incoraggiando a far lievitare”.
- Leggendo i titoli, sfogliando le
pagine, si respira quasi un aria da
sceneggiatura cinematografica.
Specialmente la commedia gialla di
Sebastiano Mondadori, ma anche il
suo “La via dell’orco”. E’ una scelta
programmata?
“Quando ho scritto il libro, non pensavo
ad una possibile traduzione filmica
del testo. Certo, non mi dispiacerebbe
se il mio o il lavoro degli
altri autori che gravitano ne “I
Libratti” avesse uno sbocco in tal
senso, ma quando l’ho scritto – parlo
per me – non ho pensato a questa
direzione. Il mio obiettivo era che il
motore narrativo funzionasse, che
non risultasse un’accozzaglia di
scene slegate. Non mi interessava,
per esempio, fare un libro di semplice
intrattenimento, volevo che il lettore
fosse pungolato, che smaniasse dalla
voglia di sapere cosa succede voltando
pagina”.
- E in tutto questo c’entra anche la
scelta dei disegni che impreziosiscono
i capitoli di tutti e quattro i libri?
“ ‘I Libratti’ nascono come Collana
Economica di letteratura illustrata. Le
immagini ci sono e ci saranno perché
amo il disegno e amo disegnare. Per
me con il disegno in bianco e nero il
messaggio arriva prima al lettore: è
un commento che accompagna la narrazione
e poi mi fa pensare a quel
genere di letteratura popolare che in
Italia sembra ormai al tramonto”.
- C’è un autore, tra quelli da lei pubblicati,
che sente più affine al suo
modus scrivendi?
“Sì, è Roberto Amato, un poeta che è
stato il ‘caso letterario’ del Premio
Viareggio 2003. La sua è una poesia
surreale ed ironica, molto vicina al
mio sentire letterario. Con lui, oltre
ad esserci una profonda amicizia, c’è
anche un’affinità di immaginario, di
fantasia molto stimolante. Presto pubblicherò
il suo ultimo lavoro e ne
vado oltremodo fiero: si tratta di un
importante traguardo”.
- Ed invece quali sono state - se ci
sono state - le influenze letterarie che
hanno accompagnato la stesura de
“La via dell’orco”?
“Di sicuro ho assimilato con piacere i
romanzi cavallereschi: la poesia epica
di Ariosto, di Tasso, con i loro
maghi, le lotte furibonde, questo arrovellarsi
contro l’irrazionale. In fondo,
il libro vuol narrare una discesa agli
inferi e lo fa giocando con le mie passioni:
per la musica, per la storia. C’è
un pezzetto della mia vita che ha dato
sapore alla narrazione. Ho parlato di
presunti antenati per parlare di personaggi
storici realmente esistiti, anche
se non c’entrano niente con la mia
famiglia”.
- C’è, secondo lei, un trait d’union
linguistico che accomuna i quattro
testi?
“Non credo, anche perché – per
esempio – Marco Battista ha un
modo di scrivere che potrei definire
‘praghese’. Il suo immaginario è piuttosto
nordico, cupo, poco italiano.
La lingua utilizzata da Mondadori
sembra più linda rispetto a quella di
Biagetti, più carnale e sanguigna.”
- Sia lei che Alessandro Biagetti frequentate
o avete frequentato centri di
scrittura creativa, qual è il beneficio
che ne ha/avete tratto?
“ Il beneficio più grande, senza dubbio,
è quello di frequentare un
ambiente culturalmente stimolante.
Ho conosciuto un aspirante scrittore
che venendo al corso di scrittura è poi
divenuto un bravo, talentuoso pittore.
Vede, come ci sono le Accademie
d’arte, di teatro e così via dicendo,
non vedo perché non dovrebbero
esserci anche quelle che ti aiutano ad
affinare la tecnica letteraria. Quanto
avviene negli Stati Uniti, dove le
scuole per scrittori sfornano prodotti
sempre più omologati, non ci tange
per il momento. Da noi è un fenomeno
relativamente recente e per adesso
senza alcun danno collaterale”.
- Anticipazioni, prossime pubblicazioni?
“In uscita ci sono i libri di Nicola Dal
Falco e di Maurizio Antonetti. Poi
quelli di autori affermati come
Andrea Bocconi, scrittore e psicoterapeuta
toscano, di cui più di un lavoro
è stato pubblicato dalla casa editrice
“Guanda”, e Angelo Ferracuti, altro
nome altisonante della letteratura
contemporanea, anche lui habitué
della “Guanda”edizioni. E poi –
come detto – l’ultima fatica di
Roberto Amato. La mia intenzione è
di affermarmi come editore per corrispondenza.
Partire dal sito internet
per arrivare pian piano alle librerie”.
- Le facciamo dunque il nostro in
bocca al lupo, ma come scrittore:
cosa bolle in pentola?
“Sto scrivendo la storia di Joseph
Ferdinand Cheval, più noto come
facteur Cheval (in italiano Postino
Cheval). È stato il postino francese
che - a cavallo tra ottocento e
novecento - costruì il "Palazzo
ideale" riconosciuto come straordinario
esempio di architettura naïve
con forti connotazioni di Art Brut.
Un personaggio davvero bizzarro,
la cui vita ha assunto i connotati di
una leggenda, soprattutto in
Francia. In trent’anni costruì un
monumento con le sue mani per
dimostrare che anche un individuo
dalle umilissime origini poteva
lasciare la sua impronta nella storia.
Mi ha affascinato questa vicenda
dai tratti fiabeschi e spero di
farla diventare base d’appoggio per
il mio prossimo lavoro”.
Daniela Di Stefano
Caro Editore,
Ma a Viareggio c'è qualcuno che venda i Libratti in libreria (che a questo punto diverrebbe una libratteria)?
Grato per l'attezione,
Suo Mario
Caro Mario,
intanto colgo l'occasione per salutarti e per dirti che ho ricevuto la tua mail (appena mi riesce leggo e ti rispondo). Quanto a Viareggio, attualmente non ci sono libratterie. Conto di far partire un po' di distribuzione dal 22 marzo, giorno in cui celebreremo i libratti alla galleria di Marco Maffei con una mostra di grafica librattesca. Purtroppo son fiacco e sfiatato, dovrei venire a Viareggio a fare un giro di rappresentanza ma non riesco a trovare mai il tempo. Almeno ci pensasse quel flaccido Vannini! Ma niente, non posso contare su di lui. Abbi fede, o Mario.
il direttante