Un racconto di Claudio Pozzi: Randagio con scorta

 

“Pruno piantala di abbaiare, fammi vedere
che succede!”
Dovevo capirlo subito. Cicalino arrogante più Pruno che abbaia fanno
la postina con qualcosa da firmare.
Rogne. La prima è il muso scostante della postina che mi guarda manco
fossi lebbroso.
Neanche un accenno ad una parola consolatoria. Mi consegna la busta
dell'Agenzia delle Entrate con soddisfazione cinica ed evidente
disprezzo.
Le sorrido bonario mentre firmo con un leggero tremito della mano. La
odio. Mi fa sentire un verme. Prima o poi le aizzo Pruno, accidenti a
lei, zitella acida frustrata e rancorosa.
Le volto le spalle sogghignando. Si è spento il motorino e non riparte
più. Me ne strafotto: che vada a piedi, la stronza.
Io non muovo un dito per lei.
Rientro in casa e apro la busta.
Finalmente sono arrivati i tremila euro di rimborso che aspettavo da
anni. Cascano proprio a fagiolo. Non fermeranno l'emorragia ma sono
un'iniezione di fiducia. In culo alla postina.
Torno con la memoria al ricorso presentato anni fa alla commissione
tributaria di primo grado fra un attacco di angoscia e l'altro. Non
l'avrei mai fatto se non fosse stato per Giulia. Allora ci sentivamo
spesso e quando passavo da Firenze provavamo ad incontrarci. Qualche
volta ci riusciva. Un aperitivo, un cinema, una cena. Raramente soli,
più spesso con il suo nuovo compagno.
Lei si prodigava per aiutarmi in maniera concreta. Non le davo molte
occasioni per farlo. Ma poi arrivò l'accertamento sulla vendita della
casa di via dei Serragli.
Una vera mazzata in un momento di ritiro dal mondo. Vivevo di poco,
non avevo una casa, mi spostavo da un amico all'altro per dare una
mano. Pian piano mi stavo costruendo una rete di nuove amicizie basate
sull'ospitalità e sullo scambio.
Non ero felice ma portavo conforto. Soprattutto me ne sapevo andare al
momento giusto.
Giulia mi seguiva da lontano. Era l'unica a sapere sempre dov'ero. A
volte era lei ad indicarmi qualcuno che poteva aver bisogno di me.
Provavo a vivere senza soldi e lei mi aiutava.
L'accertamento piombava come un piede su una formica. Era qualcosa di
più che un problema.
Era una pesante interferenza con una scelta di vita. Per vari motivi
non potevo però ignorarlo.
C'erano altre persone coinvolte.
Per mia fortuna Giulia  si era trovata a lavorare, suo malgrado,
all'intendenza di Finanza.
Studiò la questione e capì che potevo farcela.
Il prezzo era comunque alto. In questi casi si deve pagare. Poi si
vedrà.
Ci vedemmo spesso con Giulia in quei giorni. La sua compassione era
forte, motivata. per quanto le era possibile fece di tutto per
risolvere il caso. Ricordo ancora la determinazione della sua fronte
spaziosa, lo sguardo forte e deciso dietro le lenti rotonde dei suoi
occhiali gramsciani. Le  coccole amichevoli che si  prodigava ad
inventare. I suoi lunghi capelli castani tracciavano per me nuove vie
da percorrere. Li accarezzavo grato e percepivo le orme dei passi da
compiere.
Partii. In pochi giorni mi ritrovai ad Amsterdam. Pizzaiolo.
Nuovamente con le mani in pasta, in tutti i sensi.
Vivevo su una chiatta, scopavo volentieri con compagne di avventura e,
senza troppa fatica, risolvevo in poco tempo la questione economica.
Poi arrivò l'amore, il necessario ritorno al clima mediterraneo, una
casetta sull'Argentario e vita da pescatore. Avevo trovato una nordica
dal sangue caldo.
Mi costrinse a dimenticare Giulia: ne era troppo gelosa anche se
sapeva che non avevamo mai avuto una storia. Ilka era sempre presente.
Era con me a calare le reti e anche a salparle, al mercato e a casa,
non mi lasciava mai solo. Passammo due anni in completa armonia.
Poi un giorno mi svegliai con una sensazione di prigionia e senza
riflettere saltai la finestra mentre Ilka mi chiamava per il caffè.
Corsi a perdifiato fino alla statale e trovai un passaggio. Cercai
Giulia dalla prima cabina telefonica ma mi accolse con assoluta
freddezza.
Per lei non esistevo più. Non c'era rabbia, non c'era scampo: era il
gelo. Dopo anni di complicità avevo tradito. Mi ero eclissato. Senza
giustificazione. Se non il cedere al ricatto di Ilka.
Ero in mezzo alla strada. La fuga da Ilka, improvvisa e non
premeditata, la sentivo irreversibile. Giulia, l'unico filo che mi
legava al passato, aveva troncato di netto ogni possibile chance di un
ritorno.
Mi resi conto che era quello che volevo da tempo. La solitudine.
Oggi son qui, numerosa famiglia a carico, randagio con scorta mi hanno
definito, che mi rigiro questo assegno fra le mani. Lo guardo e non lo
vedo. Vedo il viso di Giulia, il suo sguardo vivace. Gli occhi
nocciola, freschi, comprensivi. Son tornato ad aver bisogno di lei,
dei nostri scambi di battute, dei libri in prestito, delle vacanze
insieme.
Amici comuni mi hanno più volte fatto capire che è pronta a rivedermi.
Ho temporeggiato abbastanza. La chiamo.
"Giulia"
"Sei tu, maledetto finocchio, finalmente."

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