• trasciatti on Dom, 04/05/2009 - 21:27

    Secondo me, quando uno scrittore non è capace di fare ridere – o meglio, di fare anche ridere – gli manca qualcosa. Vuol dire che prende troppo sul serio se stesso e la letteratura. Si può imparare a fare ridere? E’ qualcosa di innato? Non lo so, però credo che si possa fare un lavoro su se stessi, fuori cioè dalla pratica della scrittura. Credo cioè che si possa imparare a prendere le distanze da quello che si è e da quello che si fa, cioè imparare a non prendersi troppo sul serio e a non prendere troppo sul serio neanche la letteratura. Questo apprendimento può trasformarsi, sulla pagina, in sana ironia e autoironia. Ed è anche una chiave per penetrare il mondo, perché non essere in grado di ridere o di fare ridere vuol dire non essere in grado di vedere il comico dell’esistenza, l’assurdo del mondo, e quindi è in gioco la capacità dello scrittore (e prima ancora dell’individuo) di cogliere certi aspetti della realtà. Quindi diffido dagli scrittori troppo compresi di sé, dalle scritture troppo serie.

    direttor trascetti di cui sopra

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