Dec
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Angelica D'Agliano: Le donne sospese
Lun, 12/15/2008 - 19:25
Due sole poesie tratte da Le cucine celesti (Diabasis 2002) per parlare delle donne di Roberto Amato
Quarantanove anni! (p. 32)
Cuoche così celesti mi avranno certamente (p. 114)
Credo che nelle poesie di Amato ci sia molto Dante. Io non sono una conoscitrice della Commedia, ma ce la sento in trasparenza. Un po', forse, nell'uso degli endecasillabi, un po' nella topografia dei personaggi all'interno della raccolta di poesie. Quello che mi resta in bocca dopo aver assaggiato le cucine celesti è una sensazione tra il fatato e il fatale e l'intuizione precisa che, come Dante, anche Amato parla di salvezza.
Ma la salvezza di chi? Pare non esista speranza per nessuno.
Il nonno giardiniere di boboli è morto di un “immenso enfisema cerebrale”, senza aver assaporato l'eucarestia delle carni della sua nipote la Santa. Il padre è roso da un “Alzheimer precoce”. Amato (Amatto?) stesso resta interdetto, là, fra i tegoli del tetto, pronto a volare. O marinato, e lungamente lavorato e assaporato pian piano dalla fame sacra delle cuoche celesti.
Questo il ritratto dei tre uomini (trinità di svitati, o sviati?) in mezzo a una corte di donne. Sono donne strane, disposte in cerchi come nelle cantiche dantesche, e congelate in azioni trascendenti come simboli. In questo senso le donne di Amato hanno un significato estetico di matrice leibniziana (anche baumgarteninana, se si vuole...). Esse infatti si offrono a noi come immagini “chiare” ma “confuse”, dove “chiara è quell'idea o conoscenza che è sufficiente alle necessità della vita quotidiana e permette di orientarsi nella comune esperienza”, mentre “confusa” è quella forma di conoscenza nella quale si orienta il nostro giudizio secondo criteri che ci sono ignoti (l'esempio famoso dei pittori che sanno distinguere un'opera d'arte da una crosta ma non riescono a individuare con precisione cos'è che li porta a esprimere questo giudizio). Credo che le donne di Amato siano “chiare”, nel senso che sono donne sicuramente, ma anche “confuse”, nel senso che i loro contorni sfumano gradualmente fino a fare di esse delle creature sospese, delle donne sospese, appunto, tra la dimensione della realtà e quella del simbolo.
La Settimina ha rincorso Amato per tutta la vita, e nella nostra poesia sembra quasi di vederla affacciata a una finestra per richiamare il suo amato che sta fuori al freddo. Magari coi bigodini in testa e la voce stridula. Torna a casa, che ti si ghiaccia il sudore. Sì, ma perché? Perché Roberto è fuori, sui tegoli del tetto, perché parla con gli uccelli, perché cerca di volare. Di colpo la voce della Settimina diventa enorme, infinita. È diventata la voce che strappa un poeta ai suoi sogni. La Settimina ha rincorso il suo amato per tutta la vita e lo ha castrato con la lingua in un paio di strofe.
E le cuoche? La simbologia è scoperta e le donne sono senza dubbio celesti. Lo hanno piluccato all'infinito. Ma la loro antropofagia, se di antropofagia si tratta, è più erotica che orrorifica. I lamenti che accompagnano la marinatura e la decantazione (purificazione?) sono “fatati”, e la cottura non è certo sulla graticola, ma dentro il grembo quieto della cenere di salice. Sono dunque donne, senza dubbio. Ma ancora una volta donne sospese.
Il problema della salvezza è di tipo sessuale, e sta nel fatto che i personaggi maschili sono agenti, quelli femminili sono funzioni di quelli maschili (solo una consolazione: le donne si prendono la loro rivincita maltrattando o sollazzando i maschi e restando sempre intatte e immanenti come vergini di carne).
Il poeta osserva, osserva, e alla fine ha sempre la possibilità di salvare se stesso con un supremo atto di volontà. Sarebbe lo sconvolgimento di un cosmo mistico e matriarcale, ma questo ci importa poco. Il punto saliente è che la possibilità di riscatto per Amato esiste. La Settimina lo chiama e lui può rientrare in casa oppure lanciarsi dai tegoli e tentare di volare. Libero arbitrio. Ma la Settimina che può fare? Lei può solo chiamare il suo amatto. Come tutte le altre donne delle cucine celesti lei è una funzione che ha senso solo nella grande cosmologia in cui è stata posta. Eppure nelle vene di tutte quante scorre verissimo sangue, e se anche sono fate hanno tutte le carte in regola per essere considerate figlie della terra esattamente come gli uomini. Dunque chi le salva le donne?
Angelica D'Agliano
(In alto: Caristina Pancini, Il taglio dei capelli, olio su tavola, 2008)
Scusate l’OT, ma è per un’iniziativa meritoria.
Sono iniziati i lavori per la terza edizione del Premio Baghetta, che potete seguire in chiaro e in diretta sul blog http://www.baghetta.splinder.com
Da una rosa di 37 libri di poesia pubblicati nel 2008 in Italia, si sta procedendo a un’ulteriore selezione (è possibile anche votare sul blog) che decreterà i finalisti che in primavera parteciperanno ai due convivi popolari al Castello Colleoni di Solza.
Io sono già lì in spirito, però vorrei almeno un bicchier di vino gratis.
Demoniatti
Le passerò sottobanco un calice di vino. Ma non lo dica troppo in giro, non si sa mai. Potrebbero chiedermi tutti un calice di vino, una birra, un assenzio, un porto, un bombardino...
Démoni, Demòni, Demonî son graditi in quel paese dimenticato da Dio che è Solza. Figuriamoci al Castello del Colleoni dove spettri e spiriti popolano le lugubri notti bergamasche.
Mauro V.
Presidente LUNANUOVA
Niente popò di meno che il presidente. Fossi in Lei starei attento a quel che dice. Vuole essere coinvolto nel cosidetto impeachment? - peach, come pesca? - Non ne vale la pena. Quell'altro presidente si era rinchiuso nell'ufficio ovale (ovaie) della Casa Bianca intrattenuto con un fellazio. Con il bene che può volere al direttore, secondo Lei il gioco vale la candela?
A.Sacarolhas
Sono grato al presidente Lunatico per la promessa del calice. La Promessa del Calice: c'è qualcosa di Santo Graal in tutto ciò. Col Colleoni spettrale che si aggira a cavallo per il castello. Verrà fuori una gran bella festa. Magari vediamo di far venire anche un Convitato di Pietra. Altrimenti prendiamo delle pietre e le lanciamo sui convitati antipatici. Ad esempio, ho sentito dire che vuol venire anche il Vannini. Ecco: giuro che se dall'alto della torre avvisto il Vannini gli tiro una pietra, anzi, smuro un merlo e glielo tiro intero. Il Vannini schiacciato da un Merlo. Lo sa lui cosa vuol dire.
Torquematti
Caro Presidente di Luna Nuova, non si è mica offeso perché l'ho chiamata Lunatico? Spero di no, qui siamo così, un po' scherzativi ma ci si vuol bene.
Con deferenza
Tramatti
Dove siete finiti? Dico io, mica che a Natale si può fare così. Vannini, esci dal presepe e vieni a leggere questo articolo sul tuo amico Amato. Dicci cosa ne pensi.
Natalatti
Lunatico a me?
Beh, non ha tutti i torti, del resto chi non lo è?
LUNANUOVA è positivamente/negativamente piena di lunatici, sarà forse il nome, l'età o che altro...
Lunanuova ha anche un ottimo senso dell'umorismo...
La latitanza è dovuta all'organizzazione di eventi e attività al Castello Colleoni e naturalmente alle festività...
Un augurio di cuore da LUNANUOVA al Trasciatti ai Vannini e a tutti i frequentatori e partecipanti di questo Trasciattame!
Il Presidente
Mauro V.