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Il dente batte dove la lingua duole
Lun, 12/31/2007 - 13:34
Prossimamente si vorrebbe aprire un forum, una discussione pubblica sulla scrittura, sulla lingua della scrittura. Che lingua usano gli scrittori italiani contemporanei, quali lingue? Ci sono modi che sembrano veramente sfiancati dal tempo, zeppi di luoghi comuni, stancamente libreschi e vetero-letterari. Altri che, al contrario, attingono all'oggi, al linguaggio dei media e finiscono per essere altrettanto banali e stereotipati, letteratura che fa il verso al cinema, al fumetto, allo spot o al notiziario schiacciato sulla cronaca ed è destinata a non essere più comprensibile nel giro di pochi anni, quando sarà irrimediabilmente cambiato il contesto di riferimento. E allora? E allora cercheremo di approfondire la questione assieme a scrittori, critici, studiosi, giornalisti e semplici lettori. Forse ne uscirà fuori qualcosa di interessante. Forse. (Cosa ci fa la foto di una bella ragazza? E' Gisela Scerman, modella e autrice del libro La ragazza definitiva, Castelvecchi editore, che ci ha mandato spontaneamente qualche considerazione. Se il personaggio vi incuriosisce andate sul suo sito www.gisy.it).
1.Come Trasciatti dico questo
Per esempio, c'è un gruppo di persone che si riunisce a Reggio Emilia, quelli della rivista l'Accalappiacani (erede de Il Semplice). Qui il discorso della lingua viene fuori di continuo. Il nucleo storico del Semplice era costituito da Gianni Celati, Ermanno Cavazzoni, Daniele Benati, Ugo Cornia e altri scrittori emiliani. Però non c'erano solo emiliani, ma gente che veniva un po' da tutta Italia (Paolo Morelli, per esempio, da Roma). Però l'orizzonte linguistico degli scrittori del Semplice, in genere, era quello della lingua orale. Quindi veniva fuori una letteratura non dico parlata, ma comunque oraleggiante, che si ispirava molto all'oralità. E a questo nuovo standard un po' tutti si adeguavano volentieri, così - mi pare - si è venuta a creare una sorta di omonimia tra "scrittura oraleggiante" e "scrittura all'emiliana", perché era quella l'influenza linguistica più forte nel gruppo.
L'Accalappiacani ha cominciato a riunirsi all'insegna un po' degli stessi nomi, tenendo conto che anche Paolo Nori è riconducibile al Semplice (partecipò agli ultimi numeri) e che ora è lui il personaggio di riferimento (che insomma coordina e sollecita), e poi anche Benati e Cavazzoni di fatto non partecipano più ai lavori. Quindi, forse, il discorso sull'emilianità di un certo modo di scrivere si è stemperato. E comunque non mi importa stabilire il tasso di emilianità dell'Accalappiacani, chi se ne frega. Quello che mi importa è capire se si può attingere all'orizzonte linguistico orale senza fare il verso agli emiliani, perché molti fanno il verso, lo si vede dai testi che arrivano in redazione, anche se non sono emiliani.
A.T.
2. Alcune considerazioni di Gisy Scerman
E' vero che il nucleo è riconducibile a questa emilianità, ma esistono comunque e ricordiamocelo profonde differenze tra un autore citato e l'altro, pur sicuramnete essendo accumunati da un uso "più orale" - ma cavazzoni è ben distante da paolo nori e benati è nem distante da questi altri due e poi Celati idem. Non basta una regione e nemmeno l'amicizia che comunque accomuna il gruppo al di là delle loro manifestazioni letterarie a fare dir scrivere che l'associazione oralità-emilia debba è esclusiva di un qualche gruppo nicchia. Che poi allora diciamocelo, ogni autore ha una sua storia + storia letteraria che non è la stessa, almeno in origine. A me Paolo Nori inizialmente è piaciuto tantissimo, ha creato davvero una sua voce (che può piacere o no) ma è sua; poi tanti, ma tanti hanno provato a starci dietro, secondo me con lo svantaggio pure per Nori di inflazionarlo, e inbuona parte pure queste persone son Emiliane, (ma anche no). Esitse una contaminazione del ritmo in cui è facile cadere, e "l'oralità datta scrittura" facilità questo farsi seguire - perché suona che ci vai dietro...un pò come chi conosce thomas bernhrad (e tutti questi autori lo conoscono bene, sanno che fa male a leggerlo prima di mettersi a scrivere. Non bastaòl'oralità peressere uno scrittore emiliano- tanto meno un oscrittore. Orale o no, ci vuole la voce, la voce propria.
3. Voce propria
Lo dico anch'io che ci vuole una voce propria. Ognuno degli autori menzionati ce l'ha ed è riconoscibile. A me loro piacciono, figurati. Quello che intendo dire è che, nei fatti, si è creato un parallelismo tra oralità ed emilia e adesso, chi non vuole scrivere con una lingua smaccatamente letteraria, fa riferimento a qualcuno di questi autori. E fa bene. Però, dico io, mi piacerebbe vedere trasportato l'esperimento su altre inflessioni linguistiche, su altri toni regionali perché poi ognuno ha dentro quelli che ha, che si porta dietro a seconda di dove ha vissuto. Per cui mi piacerebbe leggere che so, qualcuno che scrive con una lingua oraleggiante salernitana. E' solo un esempio. Non so se mi spiego. Chi c'è che fa questo? Quali autori? Non ne conosco, magari ci sono ma non li ho letti. Mi viene in mente Camilleri con il suo pastiche siciliano, però non so se è la stessa cosa.
Tra Tra
4. E comunque
E comunque quella degli emiliani è una via percorribile. Una buona via per non scrivere libri troppo libreschi. Però occorre che ognuno cerchi di attualizzare la "lezione emiliana" sull'oralità nel proprio contesto linguistico, sennò c'è il pericolo dell'inautentico e della maniera. Parlare di "lezione emiliana" sembrerà pomposo, però Nori Benati e Cornia avevano anche fatto, nel 2006, una "Scuola elementare di scrittura emiliana". Però non so come sia andata quell'esperienza.
Detto questo, io ce l'ho con i troppi autori che sanno costruire delle storie, ma le raccontano con un linguaggio stereotipato, ovvio da fare incazzare. E' pieno di libri che non hanno una lingua e che potresti anche scambiare le copertine e non ti accorgi che l'autore è cambiato. Perché si scrive così? E soprattutto perché si pubblicano libri così? Perché si vendono, mi si risponderà. Bella risposta. Un esempio di libri così? Uno solo: Faletti.
Tra
5. Seguire per perdersi (Gisy)
Non so, non son d'accordo su tutto - Si rischia di cercare di stare dietroa d una voce non propria e di fare peggio di quanto non si farebbe tenendo delle distanze - ragionevoli - pur apprezzando naturalmente. A me sta cosa della lingua parlata che fino 4-5 anni fa mi piaceva tantissimo, ora mi ha stancato, proprio perché c'è una calcatura - anzi ricalcatura - di certi autori, da altri che valgono un cazzo scusate e mandanoin disgrazia pure quelli buoni. Pure Malerba all'inizio era molto orale, ed essere orali non intende scrivere come si parla, ma questo già lo sappiamo, ma avere un'assonanza simile al parlato, che nel parlato corrente non uscirebbe mai. Ma fare dei libri come intendi (credo tu voglia dire meno accademici, senza essere schiavi degli inseganmenti da professorini o holden) - non per forza si fanno con l'uso "orale" che poi si distingue ancora ulteriormnete nel dialettico o meno. Boh, ci sono poi sicuramnete delle lingue che sentiamo comunque più nostre e quindi ci viene da seguirle, non c'èdubbio che mi verrebbe da andare dietro ad un timbro meridionale, mi spiace dirlo, ma mi infilo la penna in vena e mi faccio d'inchiostro piuttosto - mentre dal toscano, alla romagna al veneto mi riesce bene. Senza però necessariamente metterlo come suono, ma come sentire e voce interna. A volte son piccole differenze ma ci sono. Non mi piacciono le nicchie o quelle cose considerate "In" perché di nicchia poi magari non valgono un cavolo uguale (nicchiadel cavolo), ma pure faticosamente qualcosa di largo mercato sia buono. Che poi si tenda al gruppo beh questo è umano più che letterario.
6. Ma guarda...
Non voglio calcare troppo su questo discorso della scrittura oraleggiante. Dico solo che è una via possibile. Diciamo che, guardando la letteratura italiana degli ultimi anni (come farebbe un critico), mi sembra che gli autori emiliani (più o meno) abbiano portato un po' di respiro, un po' d'aria, in un panorama piuttosto chiuso e anche ripetitivo. Poi ci sono anche altri scrittori che fanno buone cose, certo!, magari completamente diverse. Qui si potrebbe fare un'indagine...ma, insomma, c'è tutta l'area marchigiana che è interessante (Ferracuti, Piersanti, Garbuglia, Bravi), tanto per fare un esempio.
Per quel che mi riguarda, poi, son legato ad altri modelli, addirittura iper-letterari, penso a Landolfi per esempio, che scriveva in un italiano (fiorentino) letterario all'ennesima potenza, ma talmente fuori dal tempo e fuori misura da non essere passato di moda (infatti lo sta ripubblicando tutto Adelphi). Anzi, forse non è passato di moda perché era già obsoleto quand'è nato. Ma insomm, voglio dire che a me piacciono scrittori così (come anche Gadda, o più recente, Samonà) però a me leggere Celati e gli altri amici è servito molto proprio per dare aria, per imparare ad andare a zonzo per la lingua, attingendo a registri che non avevo mai usato e impastando tutto con cose più letterarie. Insomma, credo che mi abbiano fatto bene.
Tra
A me dispiace dire “io qui io là”. Poi il mio – ovviamente – non è un io, è un concetto psichiatrico. Dunque dico “io” per modo di dire. Il mio paziente Alessandro Trasciatti andrebbe forse scoraggiato quando apre siti come questo. Li apre ma poi che ci fa? Ci vuole parlare del linguaggio della letteratura? Ma che gliene frega a lui del linguaggio della letteratura? Ma che vuol fare lui da grande? Ma lui giocava colle macchinine o coi trattori come me? Eh??? Mi risponda Trasciatti.
Lasciamo perdere... Comunque io ne so delle cose su di lui. Ad esempio che una volta dopo essere stato mesi a montare un'automobilina, siccome l'ultimo pezzo non gli riusciva metterlo l'ha sbatacchiata contro il muro! L'ha mandata in frantumi. L'ha destrutturata (anticipando metaforicamente la propria sbrindellatissima personalità futura). Queste sono le cose importanti, altro che linguaggio della letteratura. Il linguaggio orale... Ahhhhhhhh. Ma che problemi sono? Esiste un linguaggio parenterale? E gli scrittori emiliani chi sono? Una specie protetta o in estinzione? Poi vedo che qualcuno cita Gadda, un vecchio ingegnere disegnatore di iniettori meccanici a bassa pressione che ha lavorato alla Landini nel '45 (mi pare) quando la ditta era già praticamente in liquidazione. Insomma siete tutti dei pasticciaccioni. E io sono un po' come il pasticciere (quello vero, quello arcidiplomato all'Accademia dei Cuochi).
Insomma, a me le idee mi vengono lì per lì. Ad esempio mi viene in mente all'improvviso che la Psichiatria è un'arte culinaria.
Qui, Trasciatti, ci starebbe bene minimo un Erbazzone. E ora degenero: mi viene in mente un timballone cosmico che mi soffoca.
Dio mio Trasciatti, venga subito in ambulatorio!
Trasciatti mi salvi!
Si va fuori dal seminaggio. L'unica cosa interessante in quel che dice, caro Vannini, è quella di Gadda ingegnere alla Landini. Mi spieghi un po' meglio che forse di trattori ne capisce qualcosa, al contrario della letteratura che lei non sa nemmeno da che parte si cavalca.
Alano Tiraboschi
Una cosa che sta davvero sulle palle che bisogna sempre puntualizzare - te pensi di sapere - quando uno dice una cosa del genere è che pensa di sapere tutto lui - "chi è avanti la classifica chi è indietro, chi vende di più, chi becca l'editore migliore, chi fa un bel coilpo, chi si compra le copie da solo".
Di questo "ambiente" è un aspetto che non mi piace.
Mi pare che Trasciatti la prenda cmq alla leggera nel senso che nella premessa che fa al sito, non trovo presunzione di dover sapere in maniera inconfutabile la storia e il sentimento della letteratura, si è qui per discutere come si fa in molti posti analoghi.
Il problema è di chi si prende troppo sul serio, come ad esempio su Nazione Indiana - dove ogni frase è un pretesto per far vedere che si sa qualcosa in più di aun altro - anziché discutere veramente.
Ce n'è gente "famosa" che fa librio di merda, ma siam sicuri che non si perde al primo semi-anonimo a rispondere, se mai esistesse una loro esposizione pubblica. Se ne scagazzano alla grande, così come di certo che altri bravi che non vendono molto, ma riconosciuti, tra cui appunto vari Emiliani "della specie in estinzione" se ne scagazzano altrettanto, e fanno bene.
Poi visto che cmq credo nel'egocentrismo di chi scrive, puntualizzo al caro Tra che mi sta poi simpatico - che il libro fatto prima al quale son più affezionata è quello su Piero Ciampi editore Coniglio 2005 - l'ultimo è una questione markettara, anche se è quello più conosciuto. Guarda caso.Cmq tutto insegna pure le markette che non pensavi.
Scuate i refusi non son una scribacchina attenta a ste robe.
Dio mio, signorina! Ma lei chi è?
nedo vannini psichiatra
Ah non l'ho mai saputo. Me lo dica lei psichiatra.
Vedo che socializzate. Son contento
Aldobrando Trascialti
Ciao Gisy, ti ti ricordi di me? Sono Simonetta, la Percalli. Da un po' sono intima “anche” del Trasciatti. Un bamboccione ma mi piace. È gommoso. Dà gusto.
Non capisco però che ci fai qui. E poi che vuole lui da te. Oltretutto non sapevo nulla di questa buffonata. Ma che è scemo? E scrive di letteratura? Poi ho visto che c'è uno che gli dà filo. O è lui che fa tutto da solo...
Il tuo commento comunque non mi piace. Sei la solita esibizionista. Poi dici di Nazione Indiana.
Vieni a vedere come si fanno i siti: www. Simpercalli. it. Lì abbiamo in corso una tavola rotonda sullo Zoo di Bibbiena e S. Isidoro. Una cosa molto metafisica che si rifà alla metempsicosi.
Intervieni.
Baci Sim (-;
A dire il vero non mi ricordo dove potremo esserci viste, semmai esisti.
Il link non è esatto...non trovo nessun sito, magari se c'è corretto senza fatica ci arrivo.
Trasciatti non ha voluto nulla, son io che son arrivata, ho solo scoperto del sito visto che tratta ANCHE del Pignagnoli mio caro amico in un qualche strambo modo - quindi mi sono infiltrata, come faccio invari altri forum o blog con i quali trovo analogie con qualche mio discorso interiore o anche no.
Per l'esibizionismo beh son così - cosa vogliamoci fare? :)
Del resto ce ne'è tanta di gente che si parla addosso, anche con falsa discrezione o modestia...eddài che Nazione Indiana è strabordante! Uno più uno meno che-cci-ccambia?
tanto vale (far finta) di prendersi sul serio.
Happy new fear darling
Davvero pensi che non esista? A parte che stasera sono talmente triste che esisto appena appena. Io sono Simonetta ma anche Simona. E il sito, è vero, non ce l'ho. Infatti ora sto un po' qui, dal Trasciatti che non mi conosce nemmeno. Io però l'ho visto qualche volta. Simpatico è simpatico, ma non capisce quasi nulla di letteratura. L'hai viste le recensioni??? è una specie di bacchettone.
Ma a te piace questo sito?
Simonetta
Ora chi è questa? Possibile che non si riesca a finire un discorso? A me piaceva fare una bella chiacchierata di letteratura - e la stavo facendo con Gisy - e mi ti arriva la Percalli! Ora, a me non dispiace affatto che vengano le amiche (o presunte tali) della Gisy a cercarla, però a me piaceva fare un po' di teoria, perché tiene in forma il cervello, la teoria, anche se poi non è mica richiesto di applicarla. Insomma io volevo dire a Gisy che a me - che sono all'antica e sono anche affetto da foscolismo - piacerebbe che chi si mette a scrivere pensasse alla gloria, ai posteri, alle ardue sentenze e non solo a far cassetta. Poi c'è anche chi riesce a fare tutte e due, per carità, però...uè, Gisy, lo so che a te non te ne frega nulla della posterità, ma quando ti si attacca il foscolismo non è mica semplice liberarsene. Io forse vado dal Vannini a farmi analizzare un po', per vedere se mi stacca il foscolismo. E poi un'altra cosa, Gisy, non te la prendi mica se ho messo tutto questo articolo nella rubrica "vaneggiamenti"? A me piacciono i vaneggiamenti.
Aldobrando Trascialti
Trasciatti, stasera sono di un giù che mi ci vorrebbe l'ascensore. Se fossi una tipo la Gisy comincerei a dire puttanate. Ma io non sono sboccata e esibizionista come lei. Stanchissima però sì. Ho le braccia sotto i piedi perché stasera ho lavato e stirato per dodici. Mio marito si cambia la camicia due volte al giorno. Comunque io quando stiro penso che sto bene perché odio il mondo, e odio i siti come questo, e anche le amiche che non si ricordano di me.
Te sei un bel bamboccione comunque.
sim (-;
Non è che penso una cosa o l'altra - è che internet non dà la certezza dell'esistenza fisica di un qualcuno; tanto più se non corrisponde ad un avatar - in tal caso identità virtuale...
Di gente, come ognuno ne conosco tanta - tanta benissimo, tanta bene, tantissimi di vista e tantissimi di vista conoscono me; quindi potrebbe anche essere che ci si è conosciute, ma non ne ho memoria, se non mi viene in mente aiutami.
Non frequento riunioni per riviste letterarie, non frequento troppi "scrittori" se non in situazioni semi-forzate, e possibilmente sto alla larga di tende a parlare troppo di letteratura in maniera presuntuosa. Credo di non essere troppo in grado di dare opinioni ponderate su recensioni di altri, ma dire se un libro mi è piaciuto o no a chiacchiere con qualcuno, magari che appunto non è scrittore così più scevro da pregiudizi.
Tornando al "tra" non so saprei dire se è bravo o meno; so che ogni spazio pubblico ognuno estende quello che è - male o bene per gli altri, il meglio per sé probabilmente, o quello che ritiene.
Ah preferisci che il marito si cambi la camicia una volta a settimana? Che se le stiri no le camice. E' proprio vero il femminismo non è servito una minchia.
Io giuro, non credo che questa Simona sia mia amica o lo sia stata, me la ricorderei, l'unica simona che conosco e una mia amica bbona, bionda di Bologna (giusto per essere sboccati) e la Percalli non credo sarebbe amica di una sboccata come me no?.
Ma appunto lasciam correre.
Io prendermela? per cosa? Mavvà, l'unico mio pensiero è liberarmi dalla miseria, quella economica e quella umana, e giuro che se quella dei soldi può finire, mi pare proprio che quella umana, mhhh no, proprio no.
Però sai in casi di miseria economica seria beh il foscolismo, lo lascio io ai postumi - poi non è vero che penso solo a far cassetta; E poi quanti cavolo di postumi dovrebbero esserci domani. Ommioddio no! Un presente schiacciato dai postumi in futuro. La vedo grigia.
A me piace moltissimo stirare le camicie di mio marito. Tutta la vita non ho sognato altro. Se il femminismo vuol dire scrivere “minchia” non sono femminista. L'unica femminista vera che conosco è Orsola, la pesciaia di Marina di Carrara che a mezzogiorno è già ubriaca e che la sera prende il marito (un arrotino di Massa) a calci e pugni perché lui si è bevuto anche i crediti.
Come ti dicevo a me piace stirare. È la cosa più bella del mondo. Godo a stirare mentre mio marito scrive tutta la sera lettere a non so chi. Anzi, la mattina gliele imbuco contenta. D'altra parte le lettere di mio marito sono un grande mistero, e io sono pazzamente affascinata dalle cose che non capisco.
Ti dirò che sono affascinata perfino da me, perché proprio non mi capisco.
Simonetta
Ognuno ha le proprie passioni, rispettabili tutte e qui non si discute.
Anch'io avevo un ex che lavava sempre i piatto perché diceva che si rilassava, e mentre lui lavava ed e si rilassava come lui stesso diceva, io facevo i fatti miei tra cui appunto scrivere mail e altro - devo dire che era gratificante in effetti.
Magari che ne sai tuo marito scrive a Cavazzoni mentre stiri.
Il femminismo non direi che significa scrivere, per fortuna. Forse è semplicemente una passione come altee, come colorare i soldatini o come stirare le camice no?
A parte tutto non hai ancora risposto se e quando ci saremo viste, il che mi fa pensare che in effetti, no non ci siamo mai incontrate.
Io sono un aspirante paziente del Dott. Nedo, anche se il Dottore non mi ha mai preso in cura (pensa che una volta mi ha scambiato per Pescedatè...). Poi non so neppure se sarei guaribile, o se la malattia ce l'ho davvero. Comunque: mi piacerebbe essere messo in prova, vedere se sono un paziente passabile (dal convento).
E poi sono anche passato da qui per salutare i piedi di Gisy, che mi piacciono tanto, e per chiederle di farli tornare a terra, anzi in acqua, dove posso meglio contemplarli - essendo nautilus non posso mica tanto stare fuori dai fiumi: forse per questo il Vannini mi scambiò per Pescedatè -. Invece tutti quei refusi e quelgi errori nei commenti non piacciono affatto, è forse questa la patologia di cui vado discorrendo.
Nautilus, l'ammiratore
Colleoni
io gisy me la farei
Bene bene, è sempre rincuorante sapere che c'è tanta misericordia al mondo! :)
Gisy