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Secondo convegno internazionale sull'umorismo, il programma definitivo
Ven, 04/03/2009 - 09:46
6 Aprile 2009
Lucca, Museo Nazionale del Fumetto
ore 8.30 Registrazione dei partecipanti
ore 9.00 Saluti delle Autorità
ore 9.30 Inizio dei lavori
Presiede Daniela Marcheschi
Interventi:
Luisa Marinho Antunes - Prolusione Aspetti dell’umorismo nella letteratura di lingua portoghese
Anna Ferrari - Il bambino che sorrideva al mare. La rappresentazione del riso nella Grecia antica
Enza Biagini - Emma Boghen Conigliani e l'umorismo
Paolo Febbraro - Primo Levi umorista
Ore 11.00 – Coffee Break
Ore 11.30 Ripresa dei lavori
Presiede William Louw
Interventi:
Angelo Nencetti – Prolusione Satira, grafica & fumetto
Delia Chiaro – Verbally Expressed Humour on Screen Found in Translation: Translation, Reception, Perception and Intercultural Communication
José –Igor Prieto Arranz National Identity and Spanish Sitcom. A Sociohistorical Approach to the Humour in «7 Vidas»
Rachele Antonini - Perceptions and Reactions to the Subtitling of Humour
Pausa pranzo
Ore 15.00 Inaugurazione della Mostra «L’umorismo: autori, opere, studi», Biblioteca Statale di Lucca, Piazza S. Maria Nera
Ore 16.15 Ripresa dei lavori
Presiede Darko Suvin
Interventi:
Angelo Genovesi – Prolusione H. Bergson e “Le Rire”
Susanne Kleinert - Ironia e umorismo nelle prime opere di Dino Terra
Eleni Kassapi – Maria Myronidou-Tzouveleki Il riso: Definizioni valutative della distinzione normale/patologico
Ore 17.30 Coffee Break
Ore 18.00 Tavola rotonda sul tema Letteratura e Umorismo in collaborazione con la Società dei Lettori
Coordina Angelo Genovesi
Interventi: Roberto Barbolini, Guido Conti, Francesca Duranti, Giorgio Marchetti, Guido Oldani, Alessandro Trasciatti
7 Aprile 2009
Ore 8.15 Lucca, Piazzale Verdi: Autobus gratuito per convegnisti e accompagnatori per Collodi
Collodi, Sala Convegni “Sala del Grillo” presso il Parco di Pinocchio - Fondazione Nazionale Carlo Collodi
Ore 9.15 Inizio dei lavori
Presiede Luisa Marinho Antunes
Interventi:
Daniela Marcheschi – Prolusione Carlo Collodi e gli studi sull’umorismo nell’Ottocento
Riccardo Falco - Il Pinocchio di Jacovitti
Sofia Gavriilidis - Titoli e umorismo nella letteratura per l’infanzia di oggi
Ore 10.30 Coffee Break
Ore 11.00 Ripresa dei lavori
Presiede Sueli de Sousa Cagneti
Interventi:
Donatella Lombello – Prolusione Letteratura per l’Infanzia e umorismo
Annacaterina Barocco - Il “riso” nella Raccolta Righi 1833-1894
Roberto Randaccio - Il «Mementomo». Epitaffi ed altri testi satirici sulla moda delle “scritture necrologiche” nella letteratura italiana del XIX secolo: analisi di un topos umoristico
Alcina Sousa - Humour in Pinocchio’s liberating discoursive practice
Pausa pranzo
Ore 14.30 Ripresa dei lavori
Presiede Daniela Marcheschi
Interventi:
Sueli Cagneti de Sousa - Prolusione O humor nas narrativas visuais brasileiras
Carmela Chateau - Did you feel the Earth move? Examples of Humour in the Geological Sciences
Evdokia Meleziadou - Nikos Egonopoulos e i fratelli De Chirico: un colloquio
François Bouchard - La ciarla e il morbo: Lorenzo Borsini tra giornalismo e romanzo «di umore»
Elena Ciocoiu - Pǎcalǎ. A Representative Hero of Romanian Humour
Yrja Haglund - Helveteshumor - Umorismo infernale. Una rilettura comica dell’Inferno della Divina Commedia nella tradizione svedese
Ore 16.40 Coffee Break
Ore 17.00 Visita guidata al Parco di Pinocchio e allo Storico Giardino Garzoni con la Collodi Butterfly House offerta dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi.
Ore 19.00 Rientro a Lucca con autobus gratuito
8 Aprile 2009
Lucca, Museo Nazionale del Fumetto
Ore 9.00 Inizio dei lavori
Presiede Anna Ferrari
Interventi:
Edda Bresciani – Prolusione Humour, satira e sesso nell’antico Egitto
Giuseppe Minunno - Scribi che ridono. L’umorismo nell’antica letteratura mesopotamica
Omar Coloru - Rex ridens, rex cavillatus. Il riso e la regalità ellenistica
Martine Dal Zotto - Tératomachies et métamorphoses burlesques de Lucien
Ore 10.30 Coffee Break
Ore 11.00 Ripresa dei lavori
Presiede Luisa Marinho Antunes
Interventi:
Giovanni Sias – Prolusione Il motto di spirito nei suoi rapporti con la verità
Aline Bazenga - Humor e Cognição: interculturação ou transculturação?
Celina Martins - Qui veut tuer l’écrivain? Jeux métafictionnels chez Jorge Luis Borges et Mia Couto
Minh Ha Le transfert (inter)linguistique/culturel de l’humour français-portugais : l’exemple du dialogue dans la BD
Ore 12.40 Inaugurazione della mostra «Umorismo e letterature contemporanee», Biblioteca Civica Agorà, Piazza dei Servi
Pausa pranzo
Ore 15.30 Ripresa dei lavori
Presiede Darko Suvin
Interventi
William Louw – Prolusione The Analysis and Creation of Humour
Odete Jubilado - Les Caprices de Goya à la manière de Manuel Casimiro et de Michel Butor
Amedeo Anelli - L’umorismo nell’arte di Giuseppe Novello
Ore 16.50 Coffee Break
Ore 17.20 Tavola rotonda di chiusura
Coordina Daniela Marcheschi
Interventi: Angelo Genovesi, Luisa Marinho Antunes, Fernando Molina Castillo, Angelo Nencetti, Darko Suvin
Ore 20.00 Cena di Gala - Antica Locanda dell’Angelo Via Pescheria, 21
Non credo di avere cose illuminanti da dire sull’umorismo, cose che non si sappiano già. Per cui mi limito a fare qualche citazione. La prima è dalla Nota introduttiva all’edizione italiana del Motto di spirito di Freud. La curatrice, Renata Colorni, scriveva:
«L’umorismo…consiste innanzitutto nella facoltà di guardare con ironico distacco alle proprie sventure, di contemplare “sorridendo fra le lacrime” come se fossero cosa altrui e di rintracciare gli elementi di comicità che in esse esistono…per questa sua caratteristica di mitigare l’eccitazione emotiva, il ricorso all’umorismo è uno degli artifici che gli artisti, e i letterati soprattutto, usano correntemente quando vogliono risparmiare al lettore un eccesso di pietà, di collera, di dolore o di simpatia per un personaggio dell’opera d’arte.»
Soprattutto questa frase mi colpisce: “risparmiare al lettore un eccesso di pietà, di collera, di dolore o di simpatia per un personaggio dell’opera d’arte”. L’umorismo quindi è una sorta di cortesia che lo scrittore usa nei confronti del suo pubblico per evitargli dei fastidi, dei coinvolgimenti emotivi che ritiene fuori luogo. Non soltanto quando il personaggio, magari sommerso da sventure, da ingiustizie o da tragedie, turberebbe la sensibilità del lettore, ma anche quando, all’estremo opposto, il personaggio si trovi in un turbine di felicità, di piacere, di onore. Insomma, l’umorismo è un riguardo che lo scrittore usa per evitare che il lettore si trovi preso dalla disperazione o dall’ebbrezza, è una sordina che viene messa alla svenevolezza, da una parte, o all’ubriacatura, dall’altra. Quindi risponde a una strategia comunicativa, a una volontà di abbassare i toni, di mitigare l’enfasi, quindi diventa anche una cifra stilistica, un segno di raffinatezza. Questa mi sembra un’indicazione importante perché viviamo in un tempo dominato dall’enfasi dei linguaggi e dei gesti, un tempo in cui si sprecano gli applausi per qualsiasi cosa e si fanno standing ovation per chiunque. L’umorismo è quindi anche un segno di profondità, di acutezza di sguardo. Cito Cesare Zavattini, ricordato da Daniela Marcheschi in un suo articolo di qualche anno fa:
«un vero scrittore è sempre anche un umorista, mentre invece un umorista non è sempre uno scrittore, nel senso che uno scrittore ha più ancora dell’umorista la funzione di dirigere il tiro come risposta a quelle domande che sono sempre più profonde del tempo nel quale viviamo.»
Ora, io non pretendo di essere un grande scrittore, però devo dire di provare sempre un certo fastidio o perlomeno una certa delusione quando mi si dice che le brevi storie che racconto sono “divertenti” o “belline” o “simpatiche” perché, ai miei occhi, questo è il segno che non si è colto il fondo tragico di quelle storie, la loro sostanza perturbante, ma ci si è fermati alla superficie, alla scorza giocosa – che indubbiamente c’è e a cui tengo moltissimo – ma non esaurisce il significato del testo. Non ci sarebbe umorismo se il fondo non fosse appunto tragico, disperante, sgomentevole. Il mistero del mondo genera più angoscia che stupore e può essere reso innocuo dal riso, ma precariamente. Una volta che si è smesso di ridere torna lo sgomento. Fino alla risata successiva, naturalmente, perché dell'abisso si deve ridere se non si vuole essere sopraffatti. La liberazione, però, è sempre provvisoria. A questo proposito, faccio un’ultima citazione che sento particolarmente vicina alla mia sensibilità, direi che potrei assumerla come slogan; è tratta dalle Opere complete di Learco Pignagnoli, un libro di Daniele Benati:
«Se non c’è niente da ridere vuol dire che non c’è niente di tragico, e se non c’è niente di tragico, che valore vuoi che abbia.»
direttor trascetti
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Secondo me, quando uno scrittore non è capace di fare ridere – o meglio, di fare anche ridere – gli manca qualcosa. Vuol dire che prende troppo sul serio se stesso e la letteratura. Si può imparare a fare ridere? E’ qualcosa di innato? Non lo so, però credo che si possa fare un lavoro su se stessi, fuori cioè dalla pratica della scrittura. Credo cioè che si possa imparare a prendere le distanze da quello che si è e da quello che si fa, cioè imparare a non prendersi troppo sul serio e a non prendere troppo sul serio neanche la letteratura. Questo apprendimento può trasformarsi, sulla pagina, in sana ironia e autoironia. Ed è anche una chiave per penetrare il mondo, perché non essere in grado di ridere o di fare ridere vuol dire non essere in grado di vedere il comico dell’esistenza, l’assurdo del mondo, e quindi è in gioco la capacità dello scrittore (e prima ancora dell’individuo) di cogliere certi aspetti della realtà. Quindi diffido dagli scrittori troppo compresi di sé, dalle scritture troppo serie.
direttor trascetti di cui sopra
Caro direttore, in questo discorso come inserirebbe il grottesco? In fin dei conti il grottesco riunisce quel che c'è di tragico e quel che potrebbe esserci di divertente in tutto questo. Non crede?
Mi piacerebbe approfondire questo discorso, ma ora sono impossibilitato, visto che alle mie spalle c'è un guardiano che mi spinge con il calcio del fucile a studiare cose davvero orrende, disgustose e stomachevoli.
Se mi distraggo troppo questo me la fa pagare. Ora si è assentato per espletare le sue funzioni corporee. Infesterà con quell'odore nauseabondo del mattino il bagno dell'università, e non userà lo scopettino del cesso nella giusta maniera.
Antao S.
Caro Antao,
ti vorrei dire due parole sulla questione, ma stasera sono veramente rincitrullito. Porta pazienza. Buonanotte
dir di d - ... .. .
Caro Antaglio Saccarogli,
io sul grottesco non so mica cosa dire. Non ci ho mai pensato. Adesso mi sono messo a rileggere Freud, "Il motto di spirito e le sue relazioni con l'inconscio", che comunque è illuminante sulla questione del riso. Due tipi di motti: innocui e tendenziosi; quelli innocui sono giocosi e si esauriscono nel piacere della battuta verbale; quelli tendenziosi sono esplosivi perché possono essere: a) osceni oppure b) ostili; insomma fanno leva sulla sessualità o sull'aggressività. Uno schema semplicissimo, ma non si scappa. Il grottesco non so ancora dove metterlo.
saluti
direktor sciatti
ehh. really like it :)
now I'll stay tuned..