Sep
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Enzo Cucchi a Lucca
Sab, 09/13/2008 - 09:01
Nel Museo a Tempo di palazzo Guinigi
DISegno di Enzo Cucchi
"Fare un disegno è come fare un viaggio intorno al mondo". La partenza per questo itinerario poetico sulla linea della notte, scandita da improvvise meteore, è in compagnia di Enzo Cucchi, ospite a Lucca con la mostra DISegno, allestita nel Museo a Tempo di palazzo Guinigi, fino al 2 novembre 2009. La mostra di Cucchi, protagonista a metà degli anni Settanta della Transavanguardia con Chia, Clemente, Paladino, De Maria è, innanzitutto, un'esperienza fisica. Il colore delle carte, la loro luce, chiarità ora dorata ora argentea; i segni neri, carboncino, che sciabolano per poi spandersi sotto il dito che ne allarga il bordo, ammorbidendo la ferita, lasciandola languire. Ogni disegno, sia che venga subito ingerito dall'occhio, fatto proprio, sia che rimanga a breve distanza, quasi danzando in un riverbero di particelle sospese, pone continue domande. Non si tratta solo di scrutarne i simboli, ma anche di ricostruire un gesto, una somma di gesti che, liturgicamente, si succedono dal primo all'ultimo dei 168 disegni. Sembra proprio che un rito di fondazione o di espiazione - che è poi la stessa cosa - si stia celebrando senza più mappe di testi canonici. Eppure, tutto anche se frantumato tende a ricostruire una trama, cospira verso il ricordo, in mezzo a una serie di immagini conosciute, riviste una volta ancora grazie alla magia che le evoca. "La poesia e la pittura sono identiche - spiega Cucchi - il problema è stranamente lo stesso: è una questione di iconografia, di immagine del mondo. Si tratta di fermare l'immagine e di farne istantaneamente la sintesi, in qualunque maniera". L'allestimento, curato da Pietro Bonuccelli, tiene conto di questa esigenza di raccoglimento, di rivelazione e crea uno spazio labirintico, disponendo i pannelli tridimensionali con i bordi sfalsati in modo che davanti ad ogni opera si possa sostare a tu per tu. L'effetto è quello di un libro lapideo che cerchi di impaginare il flusso ininterrotto e incrociato di sequenze. Il tessuto che li ricopre si accorda al tono della carta e l'illuminazione aggiunge la sensazione del tocco, del frusciare delle pagine. Solo un foglio accetta totalmente il colore, se ne imbeve: larga, densa campitura di rosso con il sapore del sangue e in basso, a sbattere sulla linea dello sguardo, una bruciatura, un varco. Di nuovo, la sensazione di alzare un velo, di sbirciare altrove. Dentro, c'è un corpicino che lievita, spinto dal calore della fiamma mentre sulla schiena si allinea una scrittura di punti. Quel bambino di spalle sta sospeso come una visione, ma può darsi che riassuma in sé l'esperienza della visione, ne rappresenti il geroglifico. Nel dolore del mondo, rinati per grazia e virtù del proprio impegno a narrare, a trovare un senso non attraverso la ragione, ma per immersione, per contatto, per incubazione. "Dimmi, cos'è la visione, per il pittore, se non il coraggio? - precisa Cucchi - Cos'è per lui il coraggio se non la visione? E cosa sarebbe la sua visione senza l'energia? Coraggio vuol dire avere il senso della paura. Coloro che non hanno paura non sono esseri viventi. In molti quadri recenti non c'è abbastanza paura. Sono opere monumentali, ma senza vita, senza anima". Viene più che il sospetto, la certezza che l'anima stia proprio nel gesto della mano, nel fare pittura, non solo nell'oggetto o nel pensiero in sé e che sia quindi necessario, come affermava la Transavanguardia, il ritorno alla figurazione, perché lì si compie l'incontro, l'abbraccio tra l'emozione e il linguaggio. Di visioni Cucchi ne propina in continuazione, tante e fulminee che, durante e dopo la mostra, nella memoria si formano delle scie di immagini, di archetipi: albero-croce-casa-pesce-testa di lupo-cipresso-occhio-libro-uva-teschio-monte-barca-agnello-corvo-mano-campana-grotta e poi daccapo, invertendo l'ordine degli addendi. Alcune hanno la magnificenza dei capilettera medievali, esemplari, perfetti nell'apparente semplicità del tratto. Penso alle montagne con in cima infissa l'immobile banderuola di un lettore. L'uomo, sempre di spalle, assorto nelle pagine caste di bianco, irrigate di succo d'uva, con bastimenti, cipressi o bocche di pesce... e speculare l'arca scialuppa che cogita in solitaria vertigine. Crudeli teste di lupo, affacciate sull'uscio di una casetta e grappoli d'uva che, invertendo la gravità, s'innalzano come alberi, alberi cosmici tagliati in due da una processione di croci, visi tatuati da remoti pensieri e senza bocca, camere tombali e, ricorrente ora il segreto di una grotta, ora la vergognosa evidenza di una fenditura che s'innalza. "Alla gente sfugge la gran parte delle cose. Ma va bene così. Va bene che ognuno cerchi di prendere dall'arte quello che gli serve. - suggerisce Enzo Cucchi - Del resto anch'io faccio arte, perché ne ho la necessità. Devo caricarmi e scaricarmi". E ancora: "Tutta la vera arte è fatta nella gloria e per la gloria, per la grandezza di un attimo di meraviglia" ci dice ancora Cucchi. Così il suo vedere è uno spingersi nelle tenebre, illuminando da veggente le forme che vorticano dentro e fuori di sé. Torna in mente Antonin Artaud e quell'idea di mettersi in capo una corona di candele accese per fare luce; o per aggiungere qualche ombra guizzante in più?
N.D.F
CUCCHI DISegno
Lucca - Palazzo Guinigi - via Guinigi, 29
Fino al 30 settembre, tutti i giorni orario continuato 10-19, sabato apertura serale 21-24;
dal 1°ottobre al 2 novembre, chiusura il lunedì, da martedì a venerdì 15-19, sabato e festivi 10-13,
15-19.
il maestro enzo cucchi è una delle personalità più interessanti dell'arte contemporanea. lo abbiamo intervistato alla mostra presso la galleria adele c di roma e ci ha raccontato come nascono le sue opere
Si potrebbe leggere questa intervista? E' già stata pubblicata? Grazie.
Alessandro Trasciatti