Gianvittorio Randaccio e Pignagnoli: Su una traduzione sconclusionata da una lingua sconosciuta

 

 

Di Learco Pignagnoli, si sa, si è cominciato a parlare almeno nel 1995, su "Il Semplice", rivista edita da Feltrinelli. Da lì si è creato un seguito di cultori e appassionati che, sottovoce, come fosse una cosa proibita, facevano circolare le opere e le gesta dello scrittore filosofo nato a Campogalliano e San Giovanni Persicelo. Nel 2003, al Festival Filosofia di Modena la voce si è un po’ alzata e si è addirittura organizzato un convegno dedicato a Learco Pignagnoli, con decine di relatori e testimonianze sulla sua vita e la sua opera. I relatori erano così tanti che non tutti riuscirono a prendere la parola. Nel 2006, il botto: Aliberti pubblica le "Opere complete di Learco Pignagnoli", a cura di Daniele Benati. Il mondo della letteratura e delle case editrici, quello ufficiale, si accorge di questo “personaggio unico, inedito e fuori misura”.
Poi più nulla, o quasi: i giornali, le riviste e gli editori sembrano essersi dimenticati di lui, forse spiazzati dalla portata del suo messaggio. Ogni tanto, però, qualcosa risalta fuori: un’opera nuova, una testimonianza, una foto, a ricordarci che Pignagnoli non è un personaggio di cui ci si può liberare tanto facilmente. Quella che leggerete è la relazione di uno studioso milanese, Gianvittorio Randaccio, una di quelle che non è stato possibile leggere a Modena, nel 2003. Ci parla del Pignagnoli traduttore, uno dei suoi lati meno conosciuti, l’ennesima perla di una vita che non finisce mai di stupire.

 

SU UNA TRADUZIONE SCONCLUSIONATA DA UNA LINGUA SCONOSCIUTA

A un certo punto della sua vita succede che Pignagnoli non ha più un soldo. I suoi racconti non sfondano e la sua vita sregolata lo porta rapidamente sul lastrico, obbligandolo a cercare lavoro un po’ ovunque, anche in ambienti e ambiti che non gli sono per niente familiari. Tra le altre cose, pare che in questo periodo sia stato anche denunciato per aver commesso dei seri danni a un edificio, in un maldestro tentativo di spacciarsi per muratore. Ma un episodio risulta per noi fondamentale: quello della mancata pubblicazione di una traduzione di un’opera di Thomas Mann, Tonio Kroger.
Ricostruiamo i fatti.
Un amico procura a Pignagnoli un colloquio con una casa editrice in cerca di traduttori. Adesso, Pignagnoli non è che sappia bene le lingue: al massimo ha tentato di conversare con gli stranieri che acquistavano i giornali esteri quando lavorava in edicola, non di più. Ma lui ha bisogno di soldi, e decide di buttarsi. Fra tutte le lingue, quella che conosce di meno è il tedesco. E il direttore della casa editrice gli affida proprio un libro in tedesco: Tonio Kroger, di Thomas Mann. Gli dice che è l’unico libero, perché il traduttore che è stato incaricato del lavoro è sparito senza farsi più sentire, forse è emigrato all’estero. Pignagnoli esita, non si sente sicuro, è titubante, ma alla fine accetta, pensando che un vocabolario e un po’ di buon senso possano bastare al lavoro. E il risultato, incredibilmente, è straordinario: il racconto dello scrittore tedesco è stravolto, reinventato, male inteso, ricomposto, in una traduzione sporca e infedele. Pignagnoli sovrappone le sue idee a quelle dell’autore, partendo da poche parole intuite sul dizionario, le uniche che hanno qualcosa a che fare con il testo originale, arrivando a tradurre pagine e pagine in maniera personale e creativa. Il testo gode di una vita nuova e inaspettata. Entrano in gioco foche, scienziati, nuvole ghiacciate, pranzi saltati, città rinsecchite. A un certo punto c’è anche una mucca. Una traduzione che è riscrittura, più che altro. Ecco, questo è il risultato: ottimo, eccezionale, lo abbiamo detto. E allora perché non è stato pubblicato? Questo non si sa. Pare che il direttore editoriale, dopo aver letto il Tonio Kroger di Pignagnoli abbia strabuzzato gli occhi e gli abbia scritto una lettera di diffida, intimandogli di non presentarsi più e di non avere il coraggio di chiedere nemmeno mezza lira per quel lavoro da psicolabile. Noi abbiamo potuto vedere solo poche pagine di quel lavoro, arrivate non si sa come in mano all’amico che lo aveva introdotto alla casa editrice e da lui gentilmente prestateci. Un piccolo tesoro che andrebbe al più presto svelato a tutti.

(In alto: la mucca apparsa nella traduzione di Pignagnoli)