• Antao Sacarolhas (non verificato) on Mar, 05/27/2008 - 13:08

    […] Non credete a quei poeti che vanno lamentandosi contro i rigori e le costrizioni del pensiero o che maledicono le catene materiali con cui pretendono venga intralciato il loro miserabile slancio verso il cielo dei puri spiriti! Beati incoscienti! Pretenziosi ingrati in verità, che non concepiscono altro che un grazioso cantuccio di quell’assoluta libertà che pretendono di desiderare! Se quei temerari sospettassero che l’inferno ha inizio alle porte della nostra massiccia Ragione, che essi deplorano, e contro le quali, a volte, in un’insensata rivolta, finiscono per spezzare le loro lire! Se sapessero! Con quale sconfinata gratitudine non canterebbero mai la dolce impotenza dei nostri spiriti, questa felice prigione dei sensi che ci protegge da un’intelligenza infinita di cui la nostra lucidità più sottile non è che un piccolissimo accenno. Semmelweis era evaso dal caldo rifugio della Ragione, in cui si ritira da sempre l’enorme e fragile potenza della nostra specie nell’universo ostile. Vagava coi pazzi, nell’assoluto , in quelle glaciali solitudini dove le nostre passioni non risvegliano più echi, dove il nostro cuore umano terrorizzato, palpitando all’impazienza sulla via del Nulla, non è più che un animaletto stupido e disorientato.[…]
    Il caso Semmelweis – Luis Ferdinand Celine

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