Vite da Libri, un bel blog, delicato e originale, che vi consigliamo di visitare. Ci sono anche i Libratti, ovviamente, ma ve lo avremmo suggerito lo stesso. Diciamo che l’idea di questo blog è simile a quella, mai realizzata e più egocentrica, degli “Avvistamenti di Libratti”. Qui, con uno sguardo più ampio di quello librattesco, Leggi tutto…
Venerdì 24 settembre 2010
L’Elefante Libreria del Fumetto, viale Europa, Pescia (Pt)
UNA DOMENICA A CORTE DI RE TRAVICELLO
(collana I Libratti)
Un romanzo di fantascienza erotica di Maurizio Antonetti, illustrato da Jessica Lagatta.
I disegni originali resteranno in mostra per un mese circa. Foto della serata
Sindrome di Pignagnoli. Rara forma patologica riscontrata in alcune zone della Lomellina e dell’Oltrepò. Chi ne viene colpito si assopisce improvvisamente per un lasso di tempo che può variare da qualche secondo a qualche ora. Al risveglio il soggetto in questione ha la tendenza a discolparsi per ogni tipo di cattiva azione che pensa di aver compiuto; per il disagio che, nella sua mente parzialmente deviata, ha portato nella società in cui vive e che può materializzarsi in un furto di caramelle come anche in un omicidio plurimo. La bizzarria propria di questo tipo di sindrome è che il fatto in questione spesso non è mai accaduto. Portiamo l’esempio di Manlio Pignagnoli, il paziente che per primo ha avuto i sintomi della sindrome e a cui ha gentilmente donato il proprio nome: nel marzo del 1999, al risveglio dopo tre ore di intenso sonno, tentò di discolparsi per settimane dall’inesistente accusa di aver ucciso il sindaco di Gambolò, in realtà vivo e vegeto. Ci volle del tempo per portarlo alla guarigione, e anche molta pazienza: le sue continue scuse cominciavano a essere veramente stressanti.
Probabilmente l’origine del disturbo deve essere individuata nel periodo dell’assopimento, nel quale è possibile nascano e si sviluppino sogni malvagi e inquinati che poi, al momento del risveglio, si fissano nella mente del malato, sostanziandosi all’improvviso e apparendo in tutto e per tutto come veri e reali. La sindrome è momentanea, così come la sua guarigione. Uno pensa di essere guarito e invece ci ricasca quando meno se l’aspetta. Ma vale anche il contrario: quando ormai sembra che non ci sia via di speranza, ecco che il malato si libera del senso di colpa, smettendola di seccare le persone che gli stanno accanto. In genere, però, la conclusione del periodo di malattia (che può anche essere brevissimo, anche solo qualche minuto) è sempre positiva e commovente: le scuse del malato sono talmente convincenti e sentite che, nella maggior parte dei casi, chi gli è accanto finisce per perdonarlo, fra abbracci e affettuose pacche sulle spalle in segno di contentezza. Fino a quando non ricomincia l’assopimento, ovviamente.
(In alto: disegno di Jessica Lagatta)