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Fatevi fare un ritratto
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di Trasciatti il 12 novembre 2010 · 11 commenti
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Dopo Frate Indovino, Il Sesto Caio Baccelli, Il Bignami, Il Borzacchini e il Devoto-Oli, arriva Il Trasciatti. E' un calendario, un almanacco, un inventario di cose vecchie e inutili, un ricettacolo di scarti, di cose e libri dimenticati, di autori che non si leggono più o che non si sono mai letti. Ma è anche una specie di condominio dove sono stati invitati alcuni amici ad abitare, l'uno accanto all'altro, ma in completa indipendenza. Amici miei, voglio dire, fra loro magari neanche si conoscono. Così li posso avere tutti qui, vicini anche se lontanissimi, per fare delle belle chiacchiere inutili. Ognuno ha qualcosa di dimenticato nella testa, qualcosa di cui non parla mai con nessuno perché quasi si vergogna, o perché sa che tanto non lo stanno a sentire. Ebbene, questo è il luogo dove tirare fuori le vergogne. Io, per esempio, ho un mucchio di articoli che i quotidiani e i giornali in genere si sono ben guardati dal pubblicare. Non mi hanno neanche risposto. Potevano almeno dirmi, che so, "Guardi, a noi non ce ne frega niente del suo Francesco Franceschi difensore del Metastasio", che io invece amo tantissimo anche se non so nemmeno chi era. Però non me lo hanno neppure detto, son stati zitti. Hanno chiuso la redazione a chiave, e loro dentro zitti per paura di farsi sentire. Io lo sapevo che erano dentro, origliavo dalla porta e sentivo dei respiri di giornalisti ansiosi. Fumavano anche in silenzio, ma non osavano aprire le finestre per non fare rumore e tradirsi. Così la stanza è diventata una camera a gas e sono tutti morti asfissiati. Per colpa mia e della paura che avevano di Francesco Franceschi.
Alessandro Trasciatti è nato a Lucca nel 1965. Ha pubblicato "Prose per viaggiatori pendolari" (Mobydick, 2002), "La via dell'orco" (Trasciatti 2008) e varie plaquettes di versi e prose. Ha collaborato a "Paragone", "Poesia", "GenteViaggi".
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Oooo caro Alessandro! Grazie!
eh, volevo dirtelo, poi dimenticai, poi stavo per dirtelo, poi dimenticai, poi dissi magari lo vede da solo gli faccio una sorpresa, poi dimenticai. poi mi è venuta la tosse.
Caro Direktor, quando arrivo, se avrai la voglia, potremo usare una ricetta antica sovietica contro la tosse. Qui non la descrivo per non diffondere il segreto. Ti posso dire soltanto che inizia con la “v”, finisce con la “a”, e in mezzo ci sono anche “o”, “d” e “k”, del tutto il resto taccio.
Grazie per la sorpresa!
ti stupirai, ma credo di aver capito di cosa si tratta. prego!
Prima lettera a Timoteo
Ripensavo alla storia dei preti russi con le pistole. Mi ha fatto venire in mente delle cose. Per esempio, mi ricordo che nell’ora di religione il prete ci insegnava che, prima che nascessimo, eravamo nella mente di Dio. Oppure che quando uno moriva ritornava al Padre. Come dire che c’era un prima e ci sarà un dopo e che più o meno sono la stessa cosa. Era un pensiero confortante. Ecco, vorrei essere rassicurato, perché l’idea che veniamo dal nulla e che torneremo nel nulla mi fa venire l’angoscia.
Seconda lettera a Timoteo
Non mi ricordo nulla di questo prima e non so nulla di questo dopo, non posso nemmeno immaginarmelo come il prima perché non so com’era. Quando mi vengono questi pensieri notturni non ci dormo. Spero che sia una questione di amnesia questo non ricordarsi da dove veniamo, e che ci sia veramente un posto da dove veniamo. Ma c’eravamo già tutti? Perché non me lo ricordo? Di solito non ci ricordiamo le cose brutte. Allora la mente di Dio deve essere una cosa davvero spaventosa per averla cancellata così.
finalmente, la risposta di timoteo
Lui ci manda qua per fare un lavoraccio: produrre le onde emotive e, a volte, le onde di pensieri.
E, per evitare che torniamo subito dopo la partenza, per farci lavorare almeno un po’, ci addormenta la memoria di quello che era prima. Può essere che era bello. Il dopo è diverso. Ci metteranno nella zona di ricreazione. Faremo una doccia. Guarderemo la TV mezz’ora. Faremo un pisolino. Un caffè. E, ora di tornare alla produzione.
Nulla da preoccuparsi, caro Direktor.
Se il dopo è così come dici non è male, più o meno è come ora. La ricreazione, la doccia, la tivvù, il pisolino, il caffé. La mia giornata tipo.
Si, ma c’è un pericolo: non si sa che cosa facciano vedere sulla tv, là
Anche se, a dire la verità, non so cosa ci fanno vedere neanche qua, siccome circa sei anni fa abbiamo buttato il televisore
Guarda, se avete buttato il televisore, avete fatto bene. Io lo tengo ancora, lo accendo alle 20 mentre mangio e ci sono quelle cose che chiamano telegiornali, di solito non li ascolto ma ho bisogno di qualcuno che mi parli all’orecchio mentre mangio, anche se non so cosa dice. Poi quando ho finito spengo il televisore e mi butto sul letto a pancia in giù. Per questo servizio di badanza mi sento il dovere di pagare il canone rai. Anzi, chiederò che mi venga aumentato perché mi rendo conto che faccio un uso improprio del televisore. Anche Clinton disse che con la Lewinsky aveva avuto un rapporto improprio. E’ una bella parola. Serve sempre.