Domenica 31 ottobre, ore 18-20, sala Ottavio Gattavilla, Montegabbione (Terni)
L’amore è un bosco
Prose e poesie in tema di Nicola Dal Falco e Alessandro Trasciatti
L’amore spinge ad andare, ma anche a fermarsi, a passi e a occhiate, dritti allo scopo o teneramente persi a girare in tondo, seguendo una mappa.
E non importa che la mappa resti perlopiù bianca o zeppa di segni, l’amore è un bosco dove chi non si perde non entra.
Lo raccontano in prima persona, mettendosi per strada con scarpe e intenzioni diverse, Nicola Dal Falco e Alessandro Trasciatti, alternando le loro prose e poesie in un gioco verbale di immagini, sentenze, commedie, istantanee e semplici parole d’amore.
Lo fanno, mentre a Ottobre piovono libri, sopra il paese di Montegabbione, ideale bosco d’amore se non altro per il fatto che ogni suo abitante può dialogare con diecimila alberi, ai piedi dei quali sospirare, sognare o dormire.
L’appuntamento, essenziale per dire che un corteggiamento ha avuto successo, è fissato domenica 31 ottobre, dalle ore 18 alle 20, nella sala Ottavio Gattavilla.
Oltre a piovere libri, negli stessi giorni, Montegabbione rende omaggio al cioccolato con una rassegna di produttori tradizionali. Libri, amori e cacao sono incontri che prediligono un tempo lento e una fame costante.
Infine, lo stesso pomeriggio del 31 ottobre, ma dalle 15 alle 16, sempre Nicola Dal Falco e Alessandro Trasciatti presenteranno, nella sala Ottavio Gattavilla, la collana di letteratura illustrata I Libratti, ideata e stampata da Alessandro Trasciatti.
I Libratti, una forma di editoria leggera, autoprodotta ma curata, raccoglie testi e disegni di autori che, in certi casi, hanno trovato spazio nel sito www.trasciatti.it
da L’amore è un bosco
sono belle le donne a Pistoia
quanto la luna in piazza
di giorno, improvvisa
quasi sognata;
hanno profili d’uccello,
ravvicinati gli occhi
d’astore e girifalchi
e gambe musicali
accordate alle spalle;
così vanno per strada
rapite nell’aria come bandiere
e cacce d’uccelli
(Nicola Dal Falco)
*
Abbiamo cuori per tutte le stagioni,
ma pure non è semplice
il cambio alle scadenze,
dirsi un addio,
non indossare più certe cravatte.
Io tiro avanti,
alzo la mia saracinesca
(non ho mai tolto quel pittura fresca
a salvaguardia dalle biciclette),
mi siedo al tavolino e aspetto gente.
Forse l’amore capita così,
guardando la maniglia che si abbassa.
(Alessandro Trasciatti)
*
Donna d’argento, di rame e lapislazzuli,
sorriso verde, conosci la montagna Mut?
Lì vorrei, di nuovo, far corte,
passeggiare.
Scambiare consigli,
goderti in sguardi e bocca.
Falciare i tuoi capelli e in petto,
restare a mensa.
Così, sciogliendo il tempo,
mentre sul bosco cala
e si dispiega un’ala rossa,
d’oro, di rame e lapislazzuli;
ascoltando la favola di un altro
che al castello di Brunnenburg sostò
abbastanza per vedere, giura,
le nuvole leggere portare in giro un po’ di luce.
(Nicola Dal Falco)
*
La canzone che canto questa sera
non è degna del tuo sguardo cristallino,
della tua trasparenza di pensiero
o del tuo ciuffo di capelli, nero.
Ma sotto l’apparenza del tuo viso
io mi nascondo
e sondo e vedo e scopro
il senso complicato, il lato scuro
di quella che tu chiami la tua vita.
Amore dirimpetto alla mia faccia,
io ti conosco meglio di te stessa,
per questo ti sconvolgo e mi detesti
quanto ti svelo il trucco dei tuoi anni.
Che sono pochi, è vero,
ma certo non basta per scusare
la tua sciocca costanza a non amare.
(Alessandro Trasciatti)
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Sono appena tornato da Montegabbione. Per chi non lo sa, è vicino a Orvieto. Tre ore di autostrada solo per arrivare a Firenze! In certi momenti ho avuto le vertigini, vedevo questo serpentone di formichine con le lucine rosse per chilometri e chilometri davanti a me, in saliscendi e tutti che andavamo, passo passo, lenti come gli affamati, verso un inghiottitoio cosmico, nel buio. Ieri invece, con Nicola (Dal Falco), letture amorose nella sala comunale, sotto la torre. Fuori un vento diaccio che sembrava venir su da qualche cronica del dugento, pensavo all’inverno, a come poteva essere un pugno di case in cima a un colle prima della corrente elettrica, prima dell’acqua corrente, prima delle strade e delle macchine, prima del prima, la vita quando è giorno, il sonno quando è notte. E poi non so quanto ho dormito in una casa di campagna, signora e signorile, sperduta tra i valloni, un caminetto di legna viva. Un’ospitalità d’altri tempi. Il vento che fischiava fuori. Ho pensato di essere in Scozia, ho pensato a San Frediano, il vescovo scozzese di Lucca. A volte si incontrano ancora baroni di campagna.
Mi hai provocato.
Da tre giorni divido l’acqua, scurendo le buche screpolate degli ulivi.
Siamo anche noi a Pantano (dieci chilometri in linea d’aria) sotto la protezione di Apollo, sotto l’immenso architrave del tempio.
Da Città della Pieve, il monte Cetona si guarda come un calendario.
È un monte dai fianchi larghi, che sale lentamente, senza impennate su entrambi i lati; disegnato come un arcobaleno, un seno in mezzo al mare, una arco teso. Quando al tramonto il sole gli scivola dietro trasformandolo in una montagna di lava nera, aspetti di scorgere sul crinale tre profili aguzzi che vanno su per la via più breve, sempre in linea retta.
Tre etruschi avvolti in un corto mantello, a gambe nude, con la testa protetta da un cappello a punta e il bastone in mano.
I lacci dei sandali sono d’argento e le suole d’oro non lasciano impronte. Immobili e in silenzio, i contadini li guardano passare.
Maestri di verità, di morte e resurrezione, l’orecchio alla terra, al rumore del mondo e l’occhio al cielo, specchio del tempo.
Perché anche tu dividi l’acqua? Mosé divideva l’acqua, un solco tracciato tra due pareti di mare a strapiombo, tremolanti, con una voglia matta di richiudersi sopra gli egiziani cattivi. E perché scurisci le buche screpolate degli ulivi? Che vuol dire? Forse stai riempiendo le screpolature delle cortecce con della pasta legno e poi vuoi levigarla per far diventare la pelle degli ulivi liscia come quella di una donna?
l’acqua si divide quando è poca e per un po’ la terra si fa nera; non ti piacciono le rughe? solo signorine?
secondo me, comunque, l’acqua non si divide e anche Mosé deve aver usato un trucco. Ho provato a dividerla infilando le mani in un secchio e ti assicuro che non si divide proprio. Quanto alle rughe, non so.