15.
- Co ty kurwa robisz?
Mi fermo con la chiave della Twingo in mano davanti alla portiera del Land Rover. Annuso l’aria e sento il profumo di quelle parole che entrano nel naso e combaciano perfettamente con le vibrazioni che producono dentro le mie orecchie.
Solo che non ne capisco il senso. Tentenno mentre cerco di decifrare.
La bionda è lì, silhouette disegnata su fondo chiaro, davanti l’ingresso dell’hotel Tardoun. Oltre ad essere bionda deduco che è straniera e scarto tra le moltissime, ma finite possibilità, che non sia francese.
Resto immobile sotto il suo sguardo che non vedo, ma che immagino freddo e dell’Europa dell’est, mi scuso a mio modo, fingendo disinteresse.
- Come?
- Che cazzo stai facendo?
E gli accenti e le consonanti aguzze mi confermano che sono stato colto in flagranza di reato da una polacca profumatissima. Cammina sul suo tacco dodici con una leggiadria inimmaginabile e ad ampie falcate si dirige verso di me. Cerco il suo sguardo con la rabbia di prima, come se non avesse dovuto interrompermi senza chiedere scusa. Quando lo trovo lei è a pochi passi da me. Mi tende la mano e dice con tutt’altro tono Śnieżka e io capisco che è semplicemente il suo nome. Spiazzato le tendo la mano e la mia rabbia si smorza in un attimo. Lei con un gesto rapidissimo mi prende di mano le chiavi della Twingo. Che cazzo fai? Le dico. Co ty kurwa robisz? Mi risponde di rimando con lo stesso ritmo delle parole e tira su il braccio facendo tintinnare le chiavi come se fossero campanelli. Io mi avvicino, ma nenache tanto convinto, e finalmente riesco a guardarla negli occhi. La guardo e anche gli occhi sono profumati.
Mi fermo. Sono stanco. Stanco di agire. Rassegnato. Preparo un monologo da fine serata.
Imbastisco una serie di frasi che hanno come comune denominatore la voglia di non perdere tempo, la stanchezza di una giornata così e la rabbia difficile da trasformare in delicatezza dopo una certa ora della notte e in una certa situazione allucinata. Lei mi ascolta circondata dalle Alpi Cozie e dalla sua chioma bionda liscissima e la sua voglia di giocare sembra si affievolisca quando non mi vede più come il suo personale giochino della serata. Mi sorprendo quando alla fine del mio monologo – molto soddisfacente – riesco perfino a dire:
- …Per cui puoi anche tenerle le chiavi. Non me ne importa. Non m’importa più di niente. Vado a dormire. Da qualche parte…
E faccio anche per andarmene da quella situazione come se qualcuno mi stesse davvero aspettando. E sono sicuro che Śnieżka mi legge nel pensiero perché dice Volevi fare questo? E con le chiavi della mia Twingo inizia a tracciare una lenta linea stridente sulla fiancata del Land Rover del suo amichetto. Io la fisso e mi sembra un felino dopo che ha preso un colpo alla testa. I suoi pantaloni aderenti la fanno gatta magra e glabra e il suono del metallizzato che va via e si raccoglie sulla punta delle chiavi in piccoli riccioli d’argento è la colonna sonora di questo nostro sguardo da folli guerrieri del nulla. Quando il nostro guardarsi diventa insopportabile, Śnieżka ferma la musica e lancia l’arma del delitto verso di me. Io prendo al volo le chiavi e annuso l’aria che ha una consistenza diversa. Lei è vicinissima. La linea la ha avvicinata a me. Sorride sorniona. Mi aspetto un’altra delle sue frasi in polacco incomprensibile e invece anche stavolta sono totalmente spiazzato quando dice:
- Andiamo in Francia?