La fantascienza filosofica di Longo
DI CLAUDIO TOSCANI – Copyright (c) Avvenire
Allegorie inquietanti, spunti surreali, mondi paralleli, invenzioni fantascientifiche, atmosfere magico-angoscianti e rimandi a possibili realtà metafisiche. Sempre sul punto di alludere a un eden perduto nella prospettiva d’un futuro apocalittico, questa decina di racconti di Giuseppe O. Longo, cibernetico ed epistemologo, ci sorprendono: primo, perché in arrivo da uno specialista dell’informazione artificiale, ancorché sperimentatissimo narratore; secondo, perché opera d’un «filosofo », nel senso classico del termine, data la sua eclettica capacità di attraversare campi diversi, o opposti, dello scibile umano, e fonderli in visioni assolutamente originali del mistero. Accompagnati ogni volta da allusive, o meglio allegoriche acqueforti-preludio a firma di Loretta Schievano, questi racconti affiorano da un enciclopedico brusìo di fondo dove incrociano galassie culturali che rispondono ai nomi di Kafka (potenze oscure e invincibili ci schiacciano in un presente di colpe imperdonate); di Lovecraft (fantascienza e orrore alla Poe o ispirate alla tradizione ‘gotica’); di Buzzati (paradosso e fiaba ‘nordica’); di Gregory Bateson (antropologia, problemi della mente, della natura e pensiero formale): coinvolgendo nozioni cyber e citazioni golemiche (cioè a dire, tra mitologia ebraica, folklore medievale e robotica moderno-avvenirista). Così il lettore trascorre da racconti che fondano nuove discipline (come la «ingegnetica»); prospettano cosmogonie tra musica e parola; propongono insormontabili confini (periferie di città mai visitate o muraglie più o meno cinesi, ma rigorosamente fantasmatiche); narrano di vietate identità, rimpianti per radici perdute o universi remoti, fari nella notte del cosmo e dell’inconscio, asteroidi di paura o di speranza, pianeti in collisione e precedenti genealogie di razze d’altra specie. Quella dell’autore di queste pagine è una mente narrante dalle fantasmagoriche radiazioni inventive: tra ammonizioni, premonizioni e allarmi, ma anche tra pure e semplici considerazioni di fragilità umana, esistenziale e morale. Contenuta, sia pure per miliardi di anni, tra big bang (l’origine delle origini) e big crash (ricompressione dell’universo su se stesso) la storia del Tutto è trascelta da Longo per campioni che solo per vezzo definitorio si possono tranquillamente assegnare al fantastico, mentre attengono al razionale e allo speculativo. Compreso il fatto che la godibilità del suo linguaggio e il suo pluridisciplinare espressionismo verbale sollevano, sì, il lettore in atmosfere di rapito onirismo, ma anche lo legano, per chiari presupposti, a ideali e trascendenti aspettazioni.
Giuseppe O. Longo, IL MINISTRO DELLA MURAGLIA, Racconti dall’abisso, Trasciatti Editore, Lucca, Pagine 122. Euro 10, lo trovi nel nostro Bookshop