Dopo Frate Indovino, Il Sesto Caio Baccelli, Il Bignami, Il Borzacchini e il Devoto-Oli, arriva Il Trasciatti. E' un calendario, un almanacco, un inventario di cose vecchie e inutili, un ricettacolo di scarti, di cose e libri dimenticati, di autori che non si leggono più o che non si sono mai letti. Ma è anche una specie di condominio dove sono stati invitati alcuni amici ad abitare, l'uno accanto all'altro, ma in completa indipendenza. Amici miei, voglio dire, fra loro magari neanche si conoscono. Così li posso avere tutti qui, vicini anche se lontanissimi, per fare delle belle chiacchiere inutili. Ognuno ha qualcosa di dimenticato nella testa, qualcosa di cui non parla mai con nessuno perché quasi si vergogna, o perché sa che tanto non lo stanno a sentire. Ebbene, questo è il luogo dove tirare fuori le vergogne. Io, per esempio, ho un mucchio di articoli che i quotidiani e i giornali in genere si sono ben guardati dal pubblicare. Non mi hanno neanche risposto. Potevano almeno dirmi, che so, "Guardi, a noi non ce ne frega niente del suo Francesco Franceschi difensore del Metastasio", che io invece amo tantissimo anche se non so nemmeno chi era. Però non me lo hanno neppure detto, son stati zitti. Hanno chiuso la redazione a chiave, e loro dentro zitti per paura di farsi sentire. Io lo sapevo che erano dentro, origliavo dalla porta e sentivo dei respiri di giornalisti ansiosi. Fumavano anche in silenzio, ma non osavano aprire le finestre per non fare rumore e tradirsi. Così la stanza è diventata una camera a gas e sono tutti morti asfissiati. Per colpa mia e della paura che avevano di Francesco Franceschi.
Alessandro Trasciatti è nato a Lucca nel 1965. Ha pubblicato "Prose per viaggiatori pendolari" (Mobydick, 2002), "La via dell'orco" (Trasciatti 2008) e varie plaquettes di versi e prose. Ha collaborato a "Paragone", "Poesia", "GenteViaggi".
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Caro Trasciatti,
finalmente è tornato!
le nostre conversazioni telefoniche iniziano grame, prendono slancio e poi s’interrompono in modo brusco, le lascio andar come vanno pensando a certo qual senso provvidenziale o del destino…
A proposito di certe piene di cui discorrevamo, avete cominciato a dragare i fiumi lì d’attorno per vedere almeno di recuperar le spoglie del dottore caso mai fosse successo il peggio?
Alle 14 chiamerò la SIAB per chiarimenti su corso biennale di esercizi bioenergetici a Genova, avevo già pensato che l’ambulatorio chiudesse i battenti
Qui se non ci salvan le parole bisognerà sdraiarsi su un cavalletto….e far dell’esercizio fisico
Oh arti! Casse d’espansione dell’umana follia… a n. non siete bastate?
Datemi notizie del dottore sono alquanto impensierito.
p.s.
A PROPOSITO DELLA CASSAPANCA DAL CONTENUTO INCERTO, SI SON RADUNATE UN’OTTANTINA DI CHIAVI CHE SON STATE RIPOSTE IN UNA BUSTA, L’UNICA CHE NON SI TROVA E’QUELLA CHE APRE IL SUDDETTO CASSONE ; DUNQUE VOLENDO BISOGNERA’ SCASSINARLO PER VEDER QUEL CHE CONTIENE
Cos’è cambiata la destinazione d’uso? Non è più l’ambulatorio del dottor Nedo Vannini? Dovevo scaricare una poltrona. Comunque se vi piace la musica e non lo conoscete vi rimando ad una chicca, adesso ho fretta che devo scaricare e filare in Francia, e non ci rieco a farvi il link ma se vi interessa potete andarvelo a cercare da voi su you tube, lo conoscete L.Th Hardin soprannominato Moondog, un compositore musicista cieco autodidatta che ha suonato per vent’anni nella 6 avenue di New York regolarmente in tenuta da vichingo cucendosi i vestiti da solo con elmo e corna sulla testa? Se non lo conoscete potete andarlo ad ascoltare.
Ma che c’entrano i Procoli col De Villi?
E quanto alla cassa, io non vengo ad aprirla. Fate voi. Poi quando sarà aperta, mi dite cosa (chi) c’era dentro. Allora forse tornerò in quella camera. Per il Vannini non so che dire, pare sia veramente morto. Almeno lo spero… cioè volevo dire… lo temo, non ho più notizie di lui da diverse settimane. Proverò a telefonare alla moglie, magari mi invita anche a pranzo e mi cucina un branzino.
Dunque Trasciatti oltre alle altezze lei teme anche i contenuti ignoti. Se Vannini fosse davvero morto non so se sarebbe morto pacificato vista certa qual ambivalenza di amore e odio che mi pare serpeggi nel vostro rapporto e forse nei rapporti del Vannini in generale, poco chiare e appena abbozzate ad esempio le difficoltà di relazione col fratello.
Così mi sento di augurargli ancora vita.
Anche perchè se non torna non si godrà l’ultima parte del feuilleton.
I miei ossequi alla signora e buon pesce.
Dimenticavo…
ho ricevuto una lettera da Francoforte, pare che mio nipote Pepè abbia rubato un pacchetto di sigarette e sia evaso dalla clinica, deve anche aver contattato la Des Pippes, donna senza cuore che calca i teatri, la quale gli aveva promesso di andarlo a prendere alla frontiera per riportarlo a casa e poi non si dev’ esser presentata. Dunque ora probabilmente egli vaga e non osa farsi vivo neanche con me che sono lo zio.
Ma guardi, Pepé lo lascerei perdere, anzi probabilmente si è già perso a Francoforte che, notoriamente, ha troppe vie. Quanto al Vannini, è profondamente, sistematicamente ambivalente nei suoi rapporti tutti. Io certamente lo stimo molto, e del pari lo detesto, ma non mi pare strano, mi sto accorgendo che l’ambivalenza è un fondamento dell’essere umano. Sa che in più di un’occasione ho avuto la sincera voglia di accopparlo con un colpo secco di spranga, specialmente quando si lagna di questo e di quello. Ma poi, passando l’ira del momento, torno sempre a trovarlo e ci beviamo un chinotto come bravi amici. Poi mi torna la voglia di sprangarlo, poi di nuovo il chinotto e così via. E guardi, non lo faccio mica solo col Vannini… sarò grave?
io credo che ormai l’ambulatorio sia nelle vostre mani
Il Cinquini! Allora qualcuno è ancora vivo laggiù. Laggiù dove, diranno i mie 250 lettori? Laggiù. In quella specie di extramondo irreale fuori dallo schermo. Laggiù dove vegetano i Cinquini e i Vannini, tra le talee. Come sta Cinquini? Mi dia qualche notizia. Anche sul nostro collega pregiatissimo dott. Vannini. Anche di là, intendo dire nel Limbo medico, non lo vedo più, non ne sento nemmeno l’odore. Ero quasi tentato di fare l’esperimento classico dello specchio o quello della ciotola del latte. Per fare rivelare un fantasma, una presenza, uno spirito, sa bene anche lei che bisogna porre in una stanza uno specchio e passarci davanti ripetutamente, in varie ore del giorno. Se, anche solo per un attimo, lei non riesce a vedersi nello specchio, vuol dire che tra lei e lo specchio c’è qualcosa, qualcuno, la presenza che ricercava insomma. Ecco, volevo mettere uno specchione nel Limbone medico per vedere se riuscivo a catturare la presenza fantasmatica di Vannini, che sicuramente è lì che si aggira in silenzio, muto, senza più parole, annichilito. O magari lo fa apposta, perché è sempre stato un frignone, un piedipalmato, uno che si compiace di sguazzicchiare nella propria frigneria da cuciniere con le ditina scottatine dall’acquina calda quando ci tira li spaghettini, numero 0,01, son quelli finissimi, capelli d’angelo si chiamano, infatti a volte se li mette pure in testa per fare la vittima. Ma lasciamo perdere, guardi Cinquini, lei mi sembra una persona più assennaticcia, più sanguigna con i piedacci ben piantati nell’humus. Guardi, Cinquini, le dico questo: farò l’esperimento della ciotola del latte. Metto una ciotola di latte nel Limbo. I fantasmi son ghiotti di latte, lo dice tutta la letteratura ecto-medicale, da Maupassant, a Charcot, a Bergson. Insomma, io metto questa ciotola e son sicuro che in capo a una giornata la trovo vuota. E siccome il Limbo è a tenuta stagna, non potrà essere che il Vannini ad aver bevuto il latte. Perché lo so che è lì che si aggira, lo so, a volte penso che non lo faccia neanche apposta di stare in silenzio, ma che sia come inebetito dalla vita che gli scorre da tutte le parti e non sa più dove andare, ronza a caso, “ruscella”, ecco “ruscella” è la parola giusta, una volta mi disse “lasciami ruscellare”. E’ così, è un uomo liquido, non si sa più dove si sia perso, è sfatto, scomposto in tantissimi microorganismi, ma che dico, particelle subatomiche impercettibili anche ai micro-microscopi. Ha sentito recentemente la storia dei neutrini che sono andati da Ginevra nel tunnel fino al Gransasso più veloci della luce? Ecco, era lui.
non ho notizie del dottor vannini. non ho notizie dei neutrini. notizie non ne do e non ne voglio.
mi piacerebbe ruscellare, sì, e questo sarebbe anche il luogo adatto.
piediluc potrebbe fare un pediluvio nel mio ruscellamento. da qui al diluvio ambulatoriale il passo è breve. anzi il passo è già fatto.
in effetti non ho mai pediluviato nel ruscellamento di un ginecologo
Gli fa comodo a loro non avere più notizie di nessuno, è il trenta del mese e qui nessuno ci ha ancora pagato lo stipendio, roba da matti!
Anche i pazienti in sala d’aspetto sono ormai coperti dalle ragnatele.
Noi ci rifiutiamo di spolverarli.
Caro Trasciatti,
Dice la saggezza popolare che chi si lagna alla fine sta bene, visto che ha pervaso gli altri col suo sfogo talvolta orrido e mortale, i nostri pazienti del resto a volte cosa fanno? Adesso sa io mi sono anche un po’ stancato della gente che si lagna con me continuamente e spesso di lagnarmi anch’io dunque è un periodo che mando tutti i miei pazienti da un chiropratico bravissimo che starà diventando miliardario e che con qualche mossa fulminea e qualche goccina li rimette in sesto, in sesto o li sblocca portando il lamento almeno ad una sua modulazione e sappiamo come siano importanti le variazioni sul tema; chiropratico che anch’io del resto ho io stesso sperimentato per anni, e senza il quale non avrei saputo far fronte al ramo di follia che pervade la mia famiglia nel ramo nepotale.
L’alternanza di spranga e chinotto… i chinotti di adesso non son più come quelli di una volta, ma molto più dolci ed è un peccato perché dissetano meno, non amo le diagnosi né tanto meno le conclusioni caro Trasciatti, e non lo so se lei sia grave, forse i suoi rapporti sono di lunga durata e a volte sopraggiunge la stanchezza, e la riproduzione di schemi tipici e abitudinari che tendono a cristallizzarsi, non scevri di tratti un po’ nevrotici, ma non mi faccia far diagnosi, per carità, avverto comunque nello specifico che l’ipersensibilità del Vannini lo abbia portato ad essere un lamentoso cronico e probabilmente un essere al limite del perfezionismo per certi versi e forse anche permaloso, per altri, la cosa importante è che le parole sia le leggere che le pesanti restino in circolo si esprimano e non si imprimano,poiché quelle che abbiamo impresse e ci han segnato continuano a condurci i destini malgrado noi, e in ogni caso è bene che l’acrimonia sia manifesta perché non produca danno serpeggiando, ma questo non mi sembra il caso visto che lei e vannini vi trattate e maltrattate apertamente anche in ambulatorio. Ora la lascio e torno al mio taccuino di sogni.
caro piedilucm
sulla faccenda del chinotto sfonda una tuba aperta. anch’io ho sempre pensato che questi chinotti moderni sono dei diluiti succedanei del vero chinotto primigenio (che è di sesso chiaramente maschile). i chinotti contemporanei sono dei transchinotti melassati con ormoni femminili di ratta (topo femmina). francamente meglio le bastonate.
il vannini è (era?) sicuramente un lamentone. gran medico però.
Mio diletto Cinquini,
nel giro di poche ore si creano intimità insospettabili siccome lei m’invita a beneficare di qualche goccia del suo ruscellamento e si scoprono affinità quale il disprezzo dei chinotti odierni, inoltre mi menziona il ratto anzi la ratta, e lei non sa, ma non so se posso espormi con lei, l’avrei fatto col Vannini, siccome lo reputo nonostante tutto del resto un grande medico, che lei menzionando il ratto mi tocca una nota dolens.
I chinotti odierni, i chinotti del passato… ma non sapete che io ho delle botti di chinotto invecchiato 33 anni nel rovere? State lì a disquisire nel ruscello del chinotto della mente ginecoigea vergingetoritrice con la trattrice ratta che ratta s’apprende al cor di donna fugata! Venite a bervi un calice del mio chinotto e poi se ne riparla.
ho l’impressione che qui ci siano troppi pazienti
Che pazienti e pazienti! Stia a sentire Cinquini: perchè gli ha rifiutato un camice al vannini, che la supplicava!Eh! me lo dica! Dica ben la verità! Lei al dottore non gli ha mai voluto bene veramente, lei alla fine con le sue smancerie ” è un grande dottore”, alla fine non gli è grato. Sa cosa mi ha detto la paziente n. 1 che era tornata a cercare il dottore, non lo vediamo più le ho detto, cosa dovevo dirle, mi ha detto -testuali parole- che pensava che il vannini fosse meglio degli altri e che invece è come tutti gli altri e che non si fa così, che non si può dire a qualcuno inizi ad aprire i cassetti e poi tagliar la corda, che adesso lei ha i cassetti mezzi aperti e non sa come fare, è andata via poverina che piangeva. Gli altri pazienti si sono imbozzolati come ho già detto e poi noi, se va avanti così, ci licenziamo, anzi prima andiamo al sindacato e poi vediamo cosa fare.
Il chinotto barriquato
non l’ho mai assaggiato
ma da sempre
il vino barriquato
mi provoca il conato.
Se proprio insiste Trasciatti
a porgermene un poco
potrei fare uno sgarro
e dargli una boccata
per sapere infine
se la china nera invecchiata
non provoca il disgusto
nell’anima malata
Siete tutti matti.
Incipit testamentum porcelli.
M. Grunnius Corocotta porcellus testamentum fecit. Quoniam manu mea scribere non potui, scribendum dictavi.
Magirus cocus dixit: “veni huc, eversor domi, solivertiator, fugitive porcelle, et hodie tibi dirimo vitam”.
Corocotta porcellus dixit: “si qua feci, si qua peccavi, si qua vascella pedibus meis confregi, rogo, domine coce, vitam peto, concede roganti”.
Magirus cocus dixit: “transi, puer, affer mihi de cocina cultrum, ut hunc porcellum faciam cruentum”.
Porcellus comprehenditur a famulis, ductus sub die XVI Kal. Lucerninas, ubi abundant cymae, Clibanato et Piperato consulibus. Et ut vidit se moriturum esse, horae spatium petiit et cocum rogavit, ut testamentum facere posset.
Clamavit ad se suos parentes, ut de cibariis suis aliquid dimitteret eis. Qui ait:
“”Patri meo Verrino Lardino do lego dari glandis modios XXX, et matri meae Veturinae scrofae do lego dari Laconicae siliginis modios XL, et sorori meae Quirinae, in cuius votum interesse non potui, do lego dari hordei modios XXX.
Et de meis visceribus dabo donabo sutoribus saetas, rixoribus capitinas, surdis auriculas, causidicis et verbosis linguam, bubulariis intestina, isiciariis femora, mulieribus lumbulos, pueris vesicam, puellis caudam, cinaedis musculos, cursoribus et venatoribus talos, latronibus ungulas. et nec nominando coco legato dimitto popiam et pistillum, quae mecum attuleram: de Thebeste usque ad Tergeste liget sibi collum de reste.
Et volo mihi fieri monumentum ex litteris aureis scriptum: “M. Grunnius Corocotta porcellus vixit annis DCCCC . XC . VIIII . S . quod si semis vixisset, mille annos implesset.
Optimi amatores mei vel consules vitae, rogo vos ut cum corpore meo bene faciatis, bene condiatis de bonis condimentis nuclei, piperis et mellis, ut nomen meum in sempiternum nominetur. Mei domini vel consobrini mei, qui testamento meo interfuistis, iubete signari””.
Lardio signavit.
Ofellicus signavit.
Cyminatus signavit.
Lucanicus signavit.
Tergillus signavit.
Celsinus signavit.
Nuptialicus signavit.
Explicit testamentum porcelli sub die XVI Kal. Lucerninas Clibanato et Piperato consulibus feliciter.
Tanto di cappello vedova Percalli stasera ai vespri chiederò al prete di darmi traduzione della sua missiva per ora le porgo le mie più vive condoglianze.
Boni
veramente potrei essere la vedova porcalli, la vedova del povero dottor corocotta (rappresentante di derivati suini), assassinato brutalmente da un veterinario travestito da cuoco. avevo ricopiato qui il testamento di mio marito perché il trasciatti capisse che uomo buono fosse il mio povero ugolotto.
Ma non mi dica Porcalli che anche lei piange un Ugolotto! La forza del destino!
anche il mio sa era tanto buono, bello e buono, se un pomeriggio mi viene a trovare le faccio vedere la sua fotografia,
la vedova Porcalli fa tanto la santarellina… perché non ci racconta cosa faceva con Buglione, l’oste della tavola calda?
È bene mettere le cose in chiaro: non sono morto né prepensionato. Sono, se così si può dire, sommamente e sommariamente scoglionato. Sognavo un ambulatorio che fosse il centro propulsivo di una nuova psichiatria. Sognavo colleghi leggermente sottomessi ma fattivi. Quando in un empito neorisorgimentale esclamai QUI O SI FA L’AMBULATORIO O SI MUORE, il mio era un grido pieno di speranze, anche retroattive. Un grido memore di antiche conferenze e d’altri ambulatori. Un grido non primordiale ma primario. Un grido necessario come la presa di Porta Pia.
Che accade ora? Stuoli di pulitrici inferocite terrorizzano i pazienti. Vedove di maiali grufolano intorno ai miei scaffali. Un tal Cinquini cerca di arrampicarsi sulla mia cattedra (che per fortuna è più scivolosa di un albero della cuccagna). Taccio sull’incapacità irreversibile del veterinario Trasciatti.
Ma si vede che questo non è un posto per veterinari, altrimenti il grande De Becchis (che forse conosce bene i suoi polli) sarebbe apparso qui in via definitiva.
Che altro dire?
Caro Vannini, lei ha ragione, il suo neuroempito psicorisorgimentale era più che giustificato. Ma per rifondare la psichiatria odierna e, possibilmente, anche quella passata ci vuole tempo, ci vogliono energie. Lei deve capire che sono un modesto veterinario di campagna, tutti i giorni vago per chilometri e chilometri tra una fattoria e l’altra per far nascere puledri e ciuchi, e non è mai che mi venga dato in cambio un vitello grasso, al massimo qualche pollo o qualche coppia d’uova. Tengo famiglia, Vannini, deve essere comprensivo. Il Grande Progetto mi affascina ma devo far tornare il pranzo con la cena. Del resto, le è stato costruito un bellissimo Limbo che tutti le invidiano, dove nessuno può entrare se non lei, perdiana!, lo sfrutti, ci si chiuda dentro e cominci di lì a rifare la psichiatria, può lavorare indisturbato, può fare l’uncinetto, può telefonare alla sua amica d’infanzia Giosafina Percalli, che vuole di più?
Voglio il De Becchis.
De Becchis? De Becchis?
Meno male cher Vannini,
voi siete tornato, e l’ambulatorio non è finito nelle mani di quel Cinquini di cui non metto in dubbio le capacità, ma se non altro l’area di pertinenza.
Mi son svegliato nel mezzo della notte quando durante un sogno insolito e che m’ha un po’ turbato, devo dire, mio figlio ha dato una manata all’ abat jour spaccandone il vetro per terra, e distogliendomi così da un sogno che mi stava agitando, avevo affittato una parte della mia casa che sta sulla strada a un gruppo di musicisti che stava mettendo su un musical, la casa non so forse era quella dei miei genitori, aveva certe parti della mia e altre di quella dei miei era una specie di mescolanza, finita la serata e la baldoria dovendo salire ai piani di sopra, dove stavano credo i miei familiari, ero del tutto impossibilitato perchè la porta era sbarrata da un muro di terra, una specie di frana di terra aveva innondato la scala, mi ero stranamente ritrovato poi ai piani alti o urlavo a qualcuno dai piani alti che provasse a scendere, e dall’alto, aprendo la porta, una quantità grandissima di topi, grandi topi che impedivano l’uscita, poi la lampada s’è rotta sono andata a veder mio figlio che s’era spaventato…
e questo fatto che si lega al topo, non è per altro senza importanza che la catena simbolica del ratto è tanti anni che mi porta, oggi del resto sul telefono ho trovato una chiamata che non avrei pensato di trovare.
Spero che resti Vannini.
Sì, penso che il Vannini resterà Vannini e il Cinquini il Cinquini. Io non so invece se resterò il Trasciatti, ho sempre più voglia di cambiarmi i connotati, non li sento abbastanza connotati, appunto, vorrei connotarli maggiormente. Ma, lasciando perdere la questione, mi pare che il suo sogno sia abbastanza spaventevole e ancor più lo è il fatto che ad essersi spaventato sia stato suo figlio. Questa dei sonni indotti, detta anche Osmosi Onirica, è un fenomeno non infrequentissimo, ma comunque non abbastanza studiato. Io stesso, devo dire, ne ho fatto esperienza. Una notte, alcuni lustri or sono, dormivo nel letto di una donna (che in seguito avrei scoperto essere mia moglie) e venni svegliato bruscamente dai sogni di codesta donna che mi invadevano il cervello con molto fragore e accidentamento, brulicar di vermi e immondo sorciume, sicché mi trovai a spalancar gli occhi nel buio gridando e a fuggirmi a rotta di collo fuor del letto, indi fuor della camera, e indi ancora giù per la tromba sonante delle scale finché mi ritrovai in strada quasi ignudo a vagar sotto i lampioni fiochi di quella via deserta e desolata come intontito, imbecillito e atterrito, col cuor in gola e nelle tempie. Alfine giunsi a una fontana e ci ficcai sotto la testa tutta e mi riebbi un poco. Realizzai che quello che stavo fuggendo era il sacro tetto coniugale e me ne tornai sui miei passi trovando la mia consorte ancora indormentata sotto le coltri, che di niente s’era avveduta e da niente sembrava turbata, avendo ella spurgato la sua mente rovesciando i suoi sogni nella mia psiche.
caro Trasciatti
ha ragione sa a volersi connotar maggiormente, perché girano dei suoi somiglianti, anzi direi quasi dei sosia, in uno di questi mi sono imbattuto proprio ieri sotto i portici di Modena, certo che non era lei, perché quello non sembrava per nulla un veterinario, ma una mezza via tra l’oste e il pescatore con un bel giubbino mille tasche, in cui si può metter di tutto e una camiciola a scacchi, dunque si sbrighi a riconnotarsi perché la si potrebbe scambiar per qualcun altro, tipo me ieri, per quel che riguarda le osmosi psichiche e i travasi io da buon mescitore vinario so il fatto mio, e le trovo assai interessanti, e trovo che tra l’altro questa nostra edilizia cementizia e laterizia non giovi agli svaporamenti psichici così necessari ai nuclei famigliari quando la prossimità del coniuge ci invade le meningi, del resto all’amato o all’amata noi chiediamo l’anima, e del resto non sappiamo quel che facciamo, ma una volta che la richiesta è fatta è fatta ….
UNA RACCOMANDAZIONE: quando cammina mi raccomando deve pensare che gli altri da dietro vedano tutto la pianta del suo piede, ne trarrà subito beneficio la sua andatura acquisterà grazie e flessuosità e si sentirà quasi quasi rinascere, sono le dita che devono sospinger il passo e l’andatura non il tallone o il centro del piede, quando ci vediamo glielo insegno, intanto può provare da solo.
A presto Caro Trasciatti
è molto triste la vita caro trasciatti. è triste che lei cerchi di rallegrarsela con questi sogni sciagurati. meglio accettare la disfatta di tutte le vite. meglio accettare il posto vuoto del vannini che in fondo è una cavità naturale.
in un altro momento mi sarei messo a ruscellare come in un limbo medico, ma ora sono praticamente sopraffatto dallo sfacelo del tutto e preferisco l’aridità del greto. preferisco il silenzio di un ruscello prosciugato per sempre.
Della Tristezza
Io sono tra i più immuni da tale passione, e non mi piace né la stimo, benché il mondo, come per un patto, abbia preso a onorarla di particolare favore.
Vannini ma come?
lei è l’uomo delle comparcite!
La sua scoglionatura caro collega non so come prenderla, però ragionavo su questo fatto, che per ripensar la psichiatria forse non convenga ripartir dall’ABC. IL CAV. Ermanno, lanciò poche settimane or sono l’idea di un dizionario virtuale di neologismi per ricreare la lingua italiana, e invitava tutti a spedirgli la o le neoparole e relative definizioni, non so se questa proposta in qualche modo l’alletta o le stuzzica i pensieri, era un’ idea così, lei da grande artista professore potrebbe cimentarsi nella parte relativa alla psicologia o come lei la vorrà ribattezzare, ci pensi Vannini poi mi faccia sapere, temo che quel Cinquini sia solo un arrivista, uno con la sua stoffa non si farà certo turbare da due donnette delle pulizie. Da uomo a uomo Vannini, ci pensi e poi mi faccia sapere, che se ci vien fuori qualcosa di interessante le passerò la mail del Cav. Ermanno.
I miei rispetti
State parlando di me?
Ossequi
Cav. Ermanno Lofraschi
Se lei ha forgiato il conio Spompettato allora cavaliere stiamo parlando di lei.
Direi che il Vannini in ogni caso avrebbe dalla sua il neologismo ruscellare, che potrebbe veder di spiegare in prosa o in versi … che dice trasciatti…concorda?
Guardi piediluc che ruscellare è cosa mia. il vannini a certe delicatezze non ci arriverebbe mai. lui tutt’al più potrebbe trattorare.
Certo che voi ginecologi siete peggio di certi poeti e scrittori che devono per forza affermare le loro paternità, quando va bene, altrimenti che campeggi il loro IO , al Vannini l’indirizzo del Cav. Ermanno glielo avrei dato immediatamente, ma a lei non so, sospetto che trami alle spalle del grande luminare, lei passi da trasciatti e se lo faccia scriver su un foglietto che il Cav. Erm. non so se voglia tutta questa pubblicità.
Piediluc psicoamatore
Voi non potrete capire mai i miei tormenti. Per voi è solo un gioco. Ma per me l’ambulatorio era tutto.
n. v.
Esimio collega,
il suo stato di prostrazione ha un che di irritante, suona come un maligno rimprovero, una malriuscita “captatio benevolentiae”, una mozione ricattattoria degli affetti. Qui nessuno sta giocando, o perlomeno nessuno sta giocando senza impegno. Lei dispone, glielo ripeto, di un sofisticato Limbo medico ove ruscellare a suo piacimento, un Limbo che mi è costato non poche fatiche e che, oltretutto, mi ha attirato gli strali delle donne delle pulizie nonché degli avventori della sala d’aspetto per il suo carattere esclusivo, elitario, aristocratico. Ebbene, lei che fa? Se ne sta in giro chissà dove a piangere la sua sorte invece di mettersi a lavorare. E per di più vuole farci sentire in colpa, me, Piedluc e tutti gli altri. Ma chi si crede di essere? Gesù? Freud? Salomone? Comincio ad averne abbastanza del suo vittimismo arido, come se gli altri stessero a grattarsi la schiena con i piedi, lei che di piedi dovrebbe intendersene visto che ne ha molti e molto lunghi. Basta! Se l’Ambulatorio Ecumenico deve essere costruito e la Psicofonoiatria rifondata, ebbene si rimbocchi le maniche e cominci, porco d’un cane! Io ho già le mie beghe nello sdoganare l’Equopsichiatria come disciplina scientificamente accreditata, e lei mi sta a tirar continuamente per la giacchetta. Il fatto è, glielo dico francamente, che il suo cervello è pieno di flussioni retrograde che non permettono un normale ruscellamento psichico lungo i condotti cranici centrali e periferici, il suo sistema simpatico non è nutrito come dovrebbe per via dell’ingorgo cefalico che non defluisce. E se non si dà una bella sturata, se non prende un purgante come si deve, continuerà ad ammosciarsi in questa penosa, deplorevole e fastidiosissima, per sé e per gli altri, condizione amebica in cui si trova.
Saluti
l’ambulatorio o lo capisci o non lo capisci. certo sarebbe meglio che diventasse una specie di frullatore: piedi lucenti, imprese di pulizie con annessi e connessi, sottoambulatori appaltati a ginecologi per parti clandestini, intercapedini con dottori murati vivi. ma i pazienti? che ci si fa coi pazienti? si frullano anche loro? e ammesso che si faccia così, che ci facciamo poi con la mousse? malta per nuovi ambulatori?
a me pare che tutto sia impraticabile.
tutto. anche il suicidio dell’ambulatorio.
nv
è qui che riceve, dottore? ha un angolino anche per me? sa, sono un caso disperato… vorrei confidarmi in privato, o almeno dietro un paravento. in attesa di una sua cortese risposta vado per funghi. nicola marini
Caro, caro Nicola,
sì, so molto di lei. Ma lei non è un caso e non è disperato.
Il privato, come saprà, qui non esiste. Chiunque può entrare. Questo la mette in imbarazzo? Figuriamoci, qui siamo tutti medici o paramedici. Solo il dottor trasciatti è un veterinario di campagna (un levatore di vacche e di conigli), ma il dottor piediluc sostiene che il futuro della psichiatria (come è successo in germania) è nella veterinaria.
Io comunque sono uno psichiatra eterno, e da qui non mi muovo. venga tranquillamente. uscirà risanato.
nv
sa già molto di me: lei è onniscente. certo, se è eterno. dove mi metto, qui, su questa seggiolina impagliata? ce n’avevo una simile una volta. me la ruppe proprio quello lì, il traspiatti (è un nome così buffo che sbaglio sempre a pronunciarlo, non sapevo fosse veterinario): sa, è un omone, ci si schiantò sopra di peso. dov’eravamo? ah, sì, senta: ero venuto per farmi visitare. ultimamente confondo le persone, le scambio per fratelli oppure per sorelle di altri che conosco, o immagino di avere conosciuto (forse in un altra vita). sono grave? curabile? lei, può fare niente? dottore: mi sente? (pare dorma…)
io, come saprà, sono uno psichiatra transeunte e nello stesso tempo immanente. lei deve stare molto calmo. qui tutto è talmente veloce che non si vede camminare. vedremo… vedremo…
nv
sa, da buon lucchese (forse non lo dovevo dire) mi preoccupa la parcella, il tassametro psichiatrico insomma. però anch’io, nel mio piccolo, sono eterno, quindi faccia con comodo, dottor vannini. la riverisco. le piacciono i funghi? nm
caro marini,
lei è troppo impaziente. anzi mi pare che il lato più appariscente della sua malattia sia proprio una quasi totale assenza di pazienza, lei è sottoposto a una pressione interna che rischia di farla per così dire parcellizzare. e guardi, non sto parlando del suo io (quello semmai tende a implodere) parlo delle parti più esterne, soprattutto dell’”es”. il suo es rischia di diventare un particolato,
chiaro?
scusi, dottor vannini (o forse è professore, psicopompo), con es intende la lettera esse, vero? ma io non la ritrovo nel mio nome… ah, ho capito: s sta per scemo, che mattacchione, nedo! (posso chiamarla nedo, vero? o preferisce nelo?) – visto che sa tutto di me, dovrebbe ricordarsi che di pazienza io ne ho una miniera: utilizzai un filone sol per lei… ma era un altro, vero? o suo fratello?
esco in punta di piedi per non farla risorgere di colpo
qui sono andati tutti via, anche la donna delle pulizie. le porte sono aperte, anzi, ora che guardo bene, qui non ci sono porte, neanche finestre: c’è questa luce che sale lungo i muri… ma non ci sono lampade. mi devo essere assopito aspettando il responso del vannini. o forse sono morto. qui sono tutti morti, pare. da un bel po’. se ne saranno accorti? forse sono la luce che scivola sui muri. o forse no.
caro paziente marini,
è tutto molto diverso da come lei lo vede. lei è accecato dall’impazienza. resti in ascolto senza desiderare nulla (a parte l’immanenza del vannini, che è transustanziazione: materia che evapora nello spirito medicale). non cerchi di capire quel che non serve. si serva invece di me come di un sommo ansiolitico.
una voce… vannini? orestano? il profumiere?… ma invece di riempire questo vuoto… mi pare che lo amplifichi…
sì, è vero, l’eco dà la misura del vuoto.
v
… e non si fa vedere nemmeno quel torsolo di veterinario…
Non siete tutti morti, voi semplicemente non esistete…lei marini, lei pediluc e tutti gli altri….siete solo un’emanazione orrida del dottor vannini che ancora disperatamente si crede vivo e a voi si aggrappa con le sue mani spettrali…Le mani spettrali hanno i caratteri di una creatura vivente,se ne sentono il calore e la pelle,ma se si afferrano si ha la sensazione terrificante che sguscino via,che si dissolvano. Provate ad afferrare il dottor Vannini …tutto in lui è fluido ma ha forma di materia organizzata…la testa, il tronco, gambe e braccia…provate….provate….provate…ora sapete l’orrenda verità!
egregio signor eusapia (o gentile signora?): è lei che adesso si occupa delle pulizie di codesto deambulatorio? perché qui, invero, c’è sporchino assai: discorsetti ritriti che non usano più nemmeno al catechismo delle suore, cascami veterofallimentari di letterantonzoli malsvezzati, turpitudini ormai incapaci di un sano turpiloquio. più lena vi ci vuole. più olio di capoccia. pulite meglio. ripulite.
e non fate tenere le gambe sollevate per ore ai poveri pazienti che come me attendono la somma iconostasi del vannini. non sta bene. gli dolgon le giunture, poverini… pulite prima o dopo l’orario delle visite, che è eterno.
Come si permette lei che poi non è nessuno, niente. Io donna delle pulizie di questo abituro putrescente sepolto ormai da secoli da tarponi e malerbe. Pulisco ben altri luoghi io…ben altre Porte …
caro nicola (mi permetto di passare al tu),
eusapia è certo una pulitrice mitomane che annaspa con la sua ramazza in un tardogotico da discarica abusiva. io non son morto affatto, poi come uomo non sono nemmeno brutto… in quanto al dottor piediluc è un genio, e anzi non capisco che fine gli abbiano fatto fare le pulitrici.
comunque caro nicola, come hai perfettamente capito, qui abbiamo l’eternità tutta per noi.
ci potremmo anche chiudere a chiave nel limbo medico, ma lì mi pare ci dorma il veterinario trasciatti, che si spaccia per carlo bovarì perché (detto fra noi) è piccino di cervello e grossino di silhouette.
V
guardi trasciatti,
lei lo sa benissimo che io donne in ambulatorio NON CE LE VOGLIO. mi levi di torno quella deficiente. se la porti a casa sua ma QUI NON CI DEVE STARE. se ce la ritrovo vado via. e lei lo sa che razza di luce dà un luminare come me al suo lunario spento.
V!
Dottor Vannini lei è veramente odioso con quella V maiuscola e il punto esclamativo. Come se da sola dovesse bastare. Ma bastare per chi? Qui non c’è più nessuno e tra poco scomparirà anche lei, dal’altra parte per sua stessa ammissione è uno psichiatra transeunte. Poi è anche villano,con la V maiuscola, ramazzatrice deficiente…discarica abusiva…e anche ignorante…tardogotico, figuriamoci. Io sono nata nel 1854 nel mese di gennaio lo chiama tardogotico questo? Per non parlare del fatto che vuol farmi portare via da questo trasciatti che se ho capito bene è un veterinario eppure di campagna. Portare via come poi? A spalle? Dentro una carriola? Bisognerà vedere poi se lui è d’accordo. Lei non lo sa chi sono io ,io peso le anime dopo che hanno varcato la Porta. E’un’arte antica si impara lentamente, ho iniziato da prima con quelle dei topi, così affini alle nostre,ma lì capisce bene che la pesatura non è agevole oltretutto bisogna mettersi i guanti. Qualcuno mi ha sussurrato nell’orecchio che forse sarebbe buona precauzione usarli anche con lei…dovrò cercarli, fare la pesa in fretta perchè lei è anima che sguiscia,è una biscia…Son qui per questo non mi sfuggirà che crede.
dottor vannini: io non ho fretta; come lei attendo per l’eternità. ma questa o questo eusapia pisapia che ci sta a fare qui? svagella, neanche bene. neanche infastidisce, poverino: come la polvere sopra gli scaffali di questa immensa vuota biblioteca. dovrebbe darsi regola però. o rimanere dietro quella porta. benchiusa, s’intende, col chiavaccio. forse pesava olive o mostacciuoli… ché la parola anima nemmeno riesce a pronunciarla bene. eternamente suo nm
Caro signore la scuso perchè è un torsolone contadinotto fungaiolo,ma le olive le peserà lei,io come ho detto peso le anime ,per capire se il defunto è puro o sporco nel cuore. A occhio e croce quella di V come lui ama firmarsi,(la spaccia per vannini quella lettera ma di certo la pensa come Vate )a occhio e croce dicevo,quella di V posso anche immaginarla, si tratta d’esperienza sa, ma la pesatura con la bilancia del giudizio universale è altra cosa.Solo così potremo essere certi di dove collocarla, di avere fatto cosa buona e giusta.
Eccolo l’ambulatorio! Caro dottore!
Dopo tante fatiche, abbiamo sistemato gli orfanelli, per venirla a vedere di persona, dormiremo al sogni d’oro, siamo già un po’eccitate per il viaggio perché noi come sa usciamo di rado,ma stavolta il vescovo ci ha dato il permesso, anzi guardi proprio quel giorno lì ci aveva convocate il cav. Erm. e invece gli abbian detto “Grazie cav. Erm.”, il Cav. Erm. anche lui è da noi stimatissimo, però gli abbiam detto dobbiam andare proprio dal Vannini che vive eternamente, e lui per fortuna ne ha capito l’importanza; adesso poi è tempo di travasare nocino e laurino e d’assaggiar le pesche sciroppate che abbiamo messo nei vasi a settembre e che son buonissime, piaccion tanto ai bambini nella macedonia, per non parlare delle marmellate d’arance sulle crostate, dunque abbiamo il nostro bel daffare, e in più ci abbiamo anche una perdita nel pavimento, suor Benedetta ha parlato cono l’idraulico, che le ha detto se paga l’assicurazione rifacciamo il pavimento di tutto il convento, ma per carità! Si figura che confusione!
Dunque arrivederci a Lucca, siam quattro sorelle e il canonico, il canonico Mammi dormirà a casa del veterinario, sia perchè russa, sia per evitar delle promiscuità.
Viviamo in pace e prepariamoci al Natale che viene.
tutte le pulitrici sostengono di essere nate nel gennaio del 1854 e (alcune) di esser morte nel dicembre del 1918.
trasciatti provveda alla bastonatura.
V
Grazie badessa.
non se ne va, l’arpia. rigurgita parole ricalcate. non può nemmeno offendere: non sa neanche l’abc del niente. penso invece al povero traslatti: la pesa delle vacche è un affar serio. certo ogni tanto lo inviterranno a cena gli allevatori, forse per questo ha scelto la professione. qualche cappone. tortelli la domenica. vannini: ma con chi si confonde? torniamo a passeggiare in riva al mare: io sulla spiaggia, lei sopra l’acqua.
caro nicola (tornerei al lei),
se si va verso sud lei rimane alla mia sinistra (com’è giusto). dunque raggiungeremo scilla.
la deficiente che si crede d’essere paranormale la lasceremo in levitazione sulla saggina (non so se a nocchi o a cariddi).
dipenderà dal vento o dal mio umore?
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