Reality

di Trasciatti il 8 febbraio 2012 · 0 commenti

Reality di Mariusz Szczygiel (Nottetempo 2011)

Reality è un librino magro, 150 pagine, corredato da belle foto in bianco e nero con quattro storie che ci raccontano di donne facendole parlare, con un un taglio a metà tra la narrazione e l’inchiesta giornalistica.
Szczygiel, che era già stato premiato col suo romanzo sulla ex Yugoslavia Gottland,  pubblicato da Nottetempo nel 2009, scrive sulla “Gazeta Wyborcza”.
In un paio di pagine che introducono i racconti di Reality l’autore dice di esser stato fin da piccolo un buon ascoltatore e di essere grato alla lavanderia dell’albergo Sotto la Torre, dove è cresciuto, che è stata la sua scuola d’ascolto  a diretto contatto con le cameriere che uscivano con  carichi di biancheria sporca e di storie. “Ascoltare è semplice. Basta non storcere la bocca se la vita di qualcuno non è esattamente come ci piacerebbe che fosse” dice Szczygiel.

Alla base di questi racconti ci sono dei documenti privati  che l’autore ascolta e fa parlare cucendoli sapientemente e tenendosi in una posizione di riserbo.  Quaderni e lettere che hanno riempito le vite di persone ordinarie mettono in luce il fatto che esistenze comuni celino al loro interno imprese letterarie particolari che raggiungono dimensioni quasi epiche,  innescando una riflessione sul  senso e sul bisogno di scrivere nella nostra vita e facendoci percorrere sia  un giro all’interno di singole esistenze che un viaggio nella storia della Polonia, dalla seconda guerra mondiale fino all’epoca degli sms.

In “Sceneggiato a due penne” l’autore seleziona parte della corrispondenza tra Teresa e Henrika, due amiche che pur vivendo a poca distanza non si visitano mai, ma dal 1970 al 2004 si scrivono più di  mille lettere in cui parlano delle attitudini e inettitudini dei mariti, dei loro figli,  di politica, si scambiano consigli, speranze e disperazioni. “Non siamo solite parlarci al telefono, perché un conto è quel che vien detto a voce, e ben altro quel che vien scritto. Una lettera può essere riletta più volte, mentre la parola detta si volatilizza”.
“Reality”, il racconto che dà il titolo alla raccolta è dedicato agli oltre 700 quaderni  di Janina Turek, un’ impiegata che  dal 1943 al 2000  scrive di nascosto e senza interruzioni una sorta diario nel quale  annota e cataloga minuziosamente e con distacco ogni singolo fatto della sua vita rendendolo in questo modo memorabile: cibi mangiati, persone viste di sfuggita, persone viste per caso, le offerte fatte alla messa, i film visti, i libri letti, le gite, le notizie del telegiornale, e  i suoi pensieri.
“il 1.10.1996 pranzò con una zuppa di funghi e pastina
il 21.03.1973 ricevette due telefonate mute
il 21.06.1976 trovò per strada un paio di calzini elasticizzati da bambino non usati”.
Il personaggio principale di “Foglio”, il secondo racconto, è un foglio di carta  con una lista di nomi di donne che, abbandonato casualmente in un caffè, fa partire un’indagine, un piccolo giallo con  telefonate,  incontri, varie ipotesi e il dipanarsi del racconto di stralci di tante vite.
“La prova”, titolo del terzo racconto, è la prova d’amore di un  rettore dell’ accademia di Tecnica Mineraria e Siderurgica di Cracovia che ha fatto fare una scultura della moglie Malgosia da mettere nel corridoio dell’ateneo. “ Il fatto è che il nostro ateneo dedica una grande cura alle aule e al materiale didattico, ma non presta sufficiente attenzione all’aspetto dei corridoi”. La moglie è ritratta sulla panchina dove lui l’ha vista la prima volta, il rettore ha fatto allo scultore un ritratto a memoria descrivendogli com’era vestita la moglie in quella giornata indimenticabile: indossava un vestito con le cuciture in risalto. Nonostante  svariate polemiche all’interno dell’Ateneo e l’ovvio imbarazzo della moglie, che pare non riesca a nominare ancora la sculturina, pare che la prova d’amore sia stata accolta con approvazione generale e che gli studenti spesso siedano sulla panchina abbracciando Malgosia o scelgano quel posto come luogo per i loro appuntamenti.

Finita la lettura di questo libro mi è subito venuto in mente ciò che mi disse un nostro vicino di casa, giornalista sportivo, alla morte della madre, che lo aveva cresciuto da sola tutta la vita in una casa piena di giornali dal pavimento fino al soffitto, cioè che aveva scoperto che la madre per molti anni aveva descritto le sua giornate scrivendo sul retro delle schedine del totocalcio.

Francesca Cardarelli

Condividi:
  • Print
  • PDF
  • email
  • Twitter
  • Facebook
  • Google Bookmarks
  • LinkedIn
  • MySpace

Lascia un commento

Post precedente:

Prossimo post: