Contro il nucleare, dentro il nucleare

di Trasciatti il 20 febbraio 2012 · 0 commenti

Tratto da Il Segno – Gennaio 2012

L’incidente non è chiuso, la triste storia continua

da Tokyo
Toshi Kameda

In Giappone vi è l’usanza di scambiarsi un biglietto d’auguri per il nuovo anno, ma quest’anno molti non se la sono sentita di farlo vedendo ancora molte persone sofferenti. Coloro che, a tutt’oggi, si trovano in una sistemazione provvisoria sono circa 333mila e, tra questi, 60mila nella sola provincia di Fukushima. Le vittime dello tsunami sono state 15.841 e i dispersi 3.493 (al primo dicembre 2011). Hanno perso il lavoro 120mila, 200mila se si considerano anche i lavoratori autonomi. Si procede con un passo molto lento verso la ricostruzione del Paese.
Abbiamo lasciato un anno tragico che non dimenticheremo mai. Un vero e proprio “Anno Zero” post-nucleare inciso nella coscienza del popolo. Sono passati più di nove mesi dall’incidente della centrale nucleare Fukushima n. 1 (Daiichi) e il Governo sembra volere frettolosamente chiudere il caso. Infatti, a metà dicembre, ha dichiarato concluso l’incidente confermando “la chiusura a freddo” (cold shutdown in inglese) dei quattro reattori nucleari
sui sei totali. Questo vuol dire che si manterrà sotto i 100 gradi sia la temperatura al fondo del contenitore a pressione del reattore (RPV), sia dentro il contenitore del reattore (DW). Il livello dell’esposizione radioattiva nella centrale è sceso sotto 1 millisievert l’anno ed è diminuito anche il livello di emissione all’esterno delle radiazioni. Quindi, conclusa questa fase, si dovrebbe procedere con lo smantellamento totale della centrale.
Non sono mancate dure critiche alla frettolosa dichiarazione del Governo. La situazione nella centrale non sembra tanto tranquilla. Prima di tutto il termine “chiusura a freddo” presuppone che il reattore nucleare sia a posto
e questo non sembra essere il caso della centrale di Fukushima n. 1 il cui nocciolo (fuso) è uscito dal contenitore del reattore. Due settimane prima della decisione del Governo la TEPCO (la compagnia elettrica di Tokyo) aveva ufficialmente ammesso questo aspetto. Direi che ci stiamo avvicinando alla “sindrome cinese”, il film americano del 1979 con Jack Lemmon e Jane Fonda incentrato sull’incidente ad una centrale nucleare. Nel film si racconta anche dell’ipotesi che il nocciolo fuso potrebbe fondere la base della centrale e, perforando la crosta terreste,
raggiungere la Cina. Stiamo assistendo in Giappone a una realtà a dir poco simile. I noccioli fusi dei tre reattori, secondo la simulazione dell’Istituto dell’Energia applicata del Ministero dell’Economia, del Commercio estero e dell’Industria, avrebbero corroso il contenitore del reattore. Sarebbe stato fuso il 57% del nocciolo del reattore n. 2 e il 63% del n. 3, e rispettivamente avrebbero corroso di 12 e 20 cm la base cementata del contenitore (DW). Il reattore n. 1 è andato addirittura oltre, con una corrosione di 65 cm, ad appena 37cm dall’esterno in acciaio. La TEPCO, in
base ad alcune simulazioni, ha tranquillizzato i cittadini dicendo che la corrosione è ormai ferma.

Per quanto riguarda la temperatura non si può ignorare il fatto che vi è un margine di 20 gradi e non è possibile sapere che cosa stia veramente succedendo nella centrale. A questo proposito la TEPCO inserirà un endoscopio nei contenitori. Anche il sistema di raffreddamento non è ancora del tutto rassicurante malgrado il Governo abbia garantito che questa fase terminerà verso la seconda metà di luglio. Ma ci sono altri aspetti drammatici. Ai primi di dicembre i 150 litri di acqua contaminata sono finiti in mare. Il 17 dicembre si è bloccato il sistema di raffreddamento della vasca del combustibile (SFP) del reattore n. 1 a causa della perdita di acqua. Il giorno dopo 230 tonnellate di acqua sono state trovate nel tunnel al di sotto di una struttura di stoccaggio dell’acqua altamente radioattiva. L’emissione all’esterno delle radiazioni, diminuita secondo il Governo, non tiene in conto la fuoriuscita in mare dell’acqua radioattiva. Sembra perciò prematuro considerare “chiuso l’incidente”. E’ ancora presente il rischio che si possa fermare il sistema di raffreddamento dei reattori o che possano non andare bene altre operazioni come quella dell’iniezione del gas d’azoto per evitare ulteriori esplosioni di idrogeno. Quindi, stando così le cose, lo stato della chiusura a freddo appare una “sospensione affrettata”.

“Finita” la fase 2 ora il Governo vorrebbe procedere con lo smantellamento della centrale. Secondo il programma presentato dal Governo e dalla TEPCO ci vorranno fra i 30 e i 40 anni per smontare i quattro reattori. Fra il 2013 e il 2021 si dovrebbe recuperare il combustibile esausto della vasca di stoccaggio (SFP) dei quattro reattori e riempire i contenitori del reattore per poi procedere (dal 2021 in poi) al recupero dei noccioli fino allo smantellamento totale. Il tutto dovrebbe concludersi nel 2051. Ma è una previsione ottimistica perché non sarà facile recuperare i noccioli fusi come avvenne dopo l’incidente di Three Mile Island. Alla fine di dicembre il Governo ha revocato lo stato d’emergenza di un’altra centrale nucleare, la Fukushima n. 2 (Dai-ni)*, in cui tre reattori su quattro dopo essere stati sommersi dallo tsunami sono tornati sotto il controllo del sistema di raffreddamento. Dire che l’incidente è ormai chiuso appare solo un’affermazione propagandistica lontana anni luce dalle percezioni della gente che continua a temere la diffusione della contaminazione. Tra novembre e dicembre è emerso che anche il riso di alcune zone della provincia di Fukushima è contaminato nonostante le rassicurazioni delle autorità; anche il latte in polvere venduto nei mercati dopo il controllo sia del produttore che del Ministero della sanità, è risultato contaminato con 30,8 becquerel di cesio al kg. Un’altra notizia che ha destato scandalo, è stata la scoperta di una tela plastica con un alto livello di radiazioni (96mila becquerel di cesio) lasciata incustodita sul terreno per lungo tempo nei pressi di una scuola elementare al centro di Tokyo. Non è escluso che i bambini si siano avvicinati e l’abbiano toccata. A scoprire l’accaduto non sono state le autorità competenti ma, come sempre, i semplici cittadini. Quindi, se a nove mesi dall’incidente accade ancora una cosa simile, vuol dire che l’emergenza non è terminata. Infine c’è un ulteriore aspetto: dove mettiamo i 22milioni e 650mila tonnellate di macerie delle 126mila case distrutte dallo tsunami,
molte delle quali contaminate? E dove mettiamo le ceneri radioattive provenienti dagli impianti di depurazione dell’est del Paese? L’impressione è che stiamo entrando in una sfera sperimentale che, prima d’ora, l’umanità
non aveva mai conosciuto. In Giappone, ogni fine anno, viene scelto un ideogramma rappresentativo
dell’anno appena concluso. Per i 2011 è stato scelto “KIZUNA”, vuol dire “il legame”. Il legame di famiglia, il legame tra gli uomini, il nostro legame con il mondo, il legame tra l’umanità. Con “Kizuna” ce la faremo.

* Nella provincia di Fukushima oltre alla centrale nucleare “Fukushima 1 (Dai-ichi)” ne esiste un’altra, “Fukushima 2 (Dai-ni)” gestita sempre dalla TEPCO.

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