In una recente intervista di Giovanni Agnoloni (Quale futuro? Il punto sulla fantascienza italiana), lo scrittore di fantascienza Dario Tonani, dice:
“Siamo letteralmente immersi nell’idea di futuro: cinema, tv, videogiochi, pubblicità… tutto anela a mostrarci il domani. Siamo impregnati di fantascienza, ma di una fantascienza che è quasi esclusivamente visuale. Una volta l’unico modo di vedere il domani era andare al cinema e sognare davanti a fondali di cartapesta e a missili di cartongesso; le pagine di un buon libro avevano ancora qualche chance in più di sedurre la nostra immaginazione. Oggi, con gli effetti speciali, non c’è virtualmente storia: il testo scritto è perdente su tutta la linea. O per lo meno parte svantaggiatissimo, specie sulle nuove generazioni di lettori/spettatori. E se non c’è ricambio generazionale… A chi importa più di un futuro raccontato? Declinato sequenzialmente parola per parola, pagina dopo pagina? Logica sequenziale del testo scritto contro logica complanare dell’immagine. Onestamente, c’è storia? Voglio ancora credere di sì, anche se la fantascienza scritta sta probabilmente vivendo il suo periodo più nero. Non si tratta di fare a gomitate col grande o il piccolo schermo, ma di riaffermare la propria prerogativa principale, quella per cui i libri di fantascienza hanno sempre mostrato di avere un appeal impareggiabile: le idee, la potenza di fuoco più devastante!
Rinunciamo alle idee e avremo solo stupidi spot traboccanti di effetti speciali, gusci vuoti. Rinunciamo alle idee e non avremo niente, neppure la fantascienza”.
Ho l’impressione che questo valga per la narrativa in generale: quale libro può competere con le capacità mimetiche del grande schermo? Quale romanzo può competere con le capacità evocative del cinema? Ormai si piange, se si piange, guardando un film più che leggendo un libro. Eppure quante volte si sente dire, di fronte ad un film tratto da un romanzo: “era meglio il libro”. E questo, forse, proprio perché nella trasposizione sono andate perse alcune cosette non proprio secondarie: le idee, appunto. Con le immagini e basta non ci si fa un granché.
Ale Atti
(In alto: Dario Tonani)