27 giugno 2011, ore 23 circa
Sono steso sul letto. La finestra è aperta ma non entra un refolo di vento. La gatta nera, Timpany, è montata sul davanzale. Spia il buio attraverso le stecche della persiana. Ho deciso di iniziare a scrivere sul Facteur Cheval, il Postino Cavallo, come lo chiamo io. Ora che sono sdraiato e posso finalmente ascoltare il mio corpo, mi accorgo che il malleolo destro non è ancora guarito. Una fastidiosa screpolatura – una pinzatura di ragno? un herpes? – mi accompagna da qualche settimana e io aspetto, probabilmente invano, che guarisca da sé.
Dicevo che ho deciso di scrivere sul Postino Cavallo, ma ancora non so bene cosa scrivere. L’idea iniziale era quella di un romanzo. Credo di avere cominciato a parlarne ad alcuni amici già tre anni fa. Ma finora non sono valse a niente le sollecitazioni, gli incitamenti, le spinte amichevoli di quelli che sapevano e che mi rimproveravano la mia inerzia. Ho sempre accampato scuse, rimandato, a volte adducendo motivi ragionevoli, a volte pretestuosi.
Adesso mi sono deciso, anche se la sto prendendo alla lontana. Lo scatto è avvenuto poco fa, mentre cincischiavo su internet dal mio portatile. Mi sono detto: il tempo, questo tempo che dedico a leggere le mail e i racconti degli altri, a guardare le foto delle signorine discinte, a stringere amicizie del cacchio su facebook, è tempo sottratto alla storia che voglio raccontare, la storia del mio Postino Cavallo. Per scrivere un romanzo sulla sua vita e la sua mirabolante, eccentrica, forse patetica avventura umana e artistica, dovrei documentarmi meglio, fare un viaggio nei luoghi dove è vissuto, studiare le carte che ha lasciato, le testimonianze su di lui. Ma se aspetto di sapere tutto, o il più possibile sul Postino Cavallo, non inizierò mai.
E allora via! Partiamo con quel poco che so, quel poco che ricordo senza badare alla cronologia dei fatti, all’esattezza storica; iniziamo con quello che non so ancora del Postino Cavallo e forse ne uscirà qualcosa, forse riuscirò ad arrivare da qualche parte.
Il Postino Cavallo, il Facteur Cheval, al secolo Ferdinand Cheval, lo sentii nominare per la prima volta ad una trasmissione di Radio3 alcuni anni fa. Era una trasmissione che parlava – mi pare o comunque mi piace pensare che parlasse – di precursori. Mi segnai il nome di un musicista barocco, creatore di una partitura per archi tutta dissonanze modernissime, quasi uno Schönberg ante litteram, anche se le dissonanze erano limitate a un breve movimento che imitava – mi pare o mi piace ricordare che imitasse – il canto di un gruppo di uccelli, come fossero quattro o cinque o sei melodie sovrapposte. E poi mi segnai il nome di Ferdinand Cheval, che impiegò trentatré anni per costruire il suo Palazzo Ideale, antesignano (o contemporaneo?) delle architetture di Gaudì e più di queste votato all’inutilità, perfetto esempio di costruzione gratuita, inservibile, non funzionale, per usare un gergo caro a Francesco Orlando, che agli oggetti non funzionali (purché in letteratura) dedicò un indimenticabile e corposissimo studio, frutto di anni di ricerca e di lezioni accademiche. Orlando non menzionò mai – che io ricordi – Facteur Cheval e, del resto, oggetto del suo studio erano le immagini letterarie di oggetti non funzionali, non gli oggetti in sé, e immagini letterarie del Palais Ideal non ce ne sono, se si esclude la breve autobiografia di Cheval stesso, e di cui non credo che Orlando fosse al corrente, pur avendo cultura e memoria fuori dal comune. La sua area d’interesse era limitata (si fa per dire) ai classici (di ogni tempo e paese, ma classici) non ai minori, agli irregolari, ai sommersi. Questa era roba per me, che mi sono sempre perso dietro alle cianfrusaglie, ai ritagli, ai trucioli, per me che sono sempre stato attratto più dalle eccezioni che dalle norme, o – come forse avrebbe detto Orlando – più dalle varianti che dalle costanti.
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28 giugno 2011, ore 6.30
Mi sono alzato presto. Non per lavorare ma perché devo fare un prelievo di sangue. Però potrebbe essere un’idea. Alzarmi presto e ogni mattina mettermi all’opera sul Postino Cavallo. Ho qui con me un librettino, meglio dire un opuscolo, stampato a Valence nel 1937. S’intitola didascalicamemente “Le Palais Idéal du Facteur Cheval à Hauterives. Documents recueillis par André Jean”. Adesso comincerò finalmente a tradurlo, mi è stato regalato – almeno due anni fa – da un amico. Gli sono molto grato, è stato un piccolo grande dono che a intermittenza ho dimenticato sotto mucchi di altri libri e fogli. Ma poi gradualmente ho iniziato a tenerlo più in vista, piano piano si è affacciato dai mucchi in modo stabile, l’ho preso in mano più volte. Adesso sono pronto. Comincio a tradurre.
IL PALAZZO IDEALE DEL POSTINO CHEVAL A HAUTERIVES. DOCUMENTI RACCOLTI DA ANDRE’ JEAN
(Tutti i diritti di riproduzione, di traduzione e di adattamento sono riservati per qualsiasi paese – Russia compresa. Copyright di André Jean, 1937)
Introduzione
Ferdinand Cheval è nato nel 1836 e è morto a più di ottantotto anni, nel 1924, senza avere mai conosciuto un giorno di malattia, lasciando il più stupefacente dei ricordi: il suo Palazzo Ideale a Hauterives.
Cominciò la costruzione in età piuttosto avanzata, avendo largamente superato la quarantina. Postino rurale, la sua “gita” di 32 chilometri quotidiani lo portava da Hauterives a Tersanne. Il suo immenso lavoro di costruttore venne dunque ad aggiungersi allo sforzo fisico giornaliero che gli richiedeva il suo mestiere.
E’ in sogno che concepì questo incredibile monumento ed è annotando scrupolosamente il suo sogno che ne stabilì la forma e le proporzioni.
«C’è motivo di credere, scriveva ultimamente André Breton1, che il postino Cheval, che resta il maestro indiscusso dell’architettura e dalla scultura medianiche, sia stato ossessionato dalle forme dei pavimenti delle grotte, dalle vestigia delle fontane pietrificate di questa regione della Drôme in cui, per trentasei anni, effettuò a piedi il suo giro».
La famiglia del postino Cheval si ricorda molto bene degli schizzi e delle piantine memorizzate e trascritte al ritorno allo stato di veglia. Sfortunatamente questi documenti non sempre sono stati conservati.
Iniziato nel 1879, il Palazzo Ideale si innalzò lentamente e, costruito da un solo uomo, con l’aiuto di strumenti di una semplicità primitiva (una cazzuola, qualche recipiente per mescolare il cemento, una carriola – la “fedele compagna”), fu terminato nel 1912.
Lungo ventisei metri, largo da dodici a quattordici, l’insieme presenta un’altezza variabile da dieci a dodici metri.
Ferdinand Cheval (un bel nome per un postino, disse lui stesso con ironia) lavorava ogni giorno con regolarità alla sua opera.
Gli sberleffi degli abitanti del paesino non mancavano. Lo spirito “pratico” dei contadini non poteva concepire questo “Palazzo”, rigorosamente inutilizzabile ad altri fini che non fossero quelli poetici.
«Il mio sogno, scrisse il postino Cheval, mi sembrava scaturire da un’immaginazione malata e non osavo parlarne a nessuno».
Tutte le pietre che compongono il Palazzo sono state portate nel corso dei suoi giri. «Frugavo i pendii, le scarpate e i terreni aridi. Dei pezzi di tufo dalle molteplici forme si presentavano numerosi; me ne riempivo le tasche e le strappavo, con gran dispetto di mia moglie, poco preoccupata di vedere accumularsi ogni giorno dei mucchi di pietre dentro casa…»
Il postino Cheval terminò il Palazzo Ideale nel 1912, all’età di settantasette anni. A quel punto lavorò ancora dieci anni alla costruzione della sua tomba, che si può vedere nel cimitero di Hauterives.
Questo monumento, che mette il punto finale alla bizzarra meraviglia di Ferdinand Cheval, è concepito nello stesso spirito e con gli stessi materiali del Palazzo Ideale. Porta questa semplice iscrizione, che starebbe bene sulla tomba di un Eraclito e di un Epicuro:
«La tomba del silenzio e del riposo senza fine».
A. J. maggio 1937
Maldestro e addormentato stasera mi sono trovato per caso a leggere “il postino cavallo”… potrei fare un commento se l’argomento trattasse di elettrotecnica, elettronica,pedagogia differenziale …o musica.
Domani ne parleremo a pranzo. Ho sonno e vado subito a dormire.
Buonanotte, Babbo.
Buonanotte.
Il Postino Cavallo