Un film di Alessandro Trasciatti

di Trasciatti il 21 dicembre 2011 · 7 commenti

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ottorino vannini dicembre 21, 2011 alle 14:09

caro trasciatti,
mi pare il seme di un capolavoro. molto bella la musica concreta. mi ricorda il rumore di foglie secche che fa dostoevskij (da morto) in un bel libro di guido piovene (le stelle fredde). vedo un solo difetto: mancano i sottotitoli per i non udenti.
ottorino vannini

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piediluc dicembre 21, 2011 alle 16:03

bello davvero,
la colonna sonora riproduce esattamante gemiti e lamenti del vannini
Continui nella regia le si prospetta un avvenire.
(un solo errore, ma è stato mio
il disegno è di Federico Ianniciello.)

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ottorino vannini pittore dicembre 21, 2011 alle 16:53

oh… caro dottor piediluc,
mio fratello nedo si è nascosto in un armadio a muro. ha sempre fatto così anche da piccino. comunque, mi creda, non geme mica in quel modo lì. mugola gracida squittisce e un po’ ringhia. a volte soffia, ma di traverso. è un uomo inquieto mio fratello. gli ci vorrebbe uno che lo portasse fuori, ma non proprio fuori fuori. diciamo lungo un recinto, un po’ prima della luce.
il film del trasciatti comunque lo rappresenta bene: uomo per così dire di confine, e sempre in bilico tra la psichiatria e l’antipsichiatria, tra la luce e il buio degli armadi a muro.

suo ottorino vannini pittore

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p.f dicembre 21, 2011 alle 20:04

Grande problema anche di mio nipote o troppo sovraesposto o troppo al buio, o troppo fuori troppo dentro, incagnato nell’intimo, una famiglia di esagerati che per periodi si dimenano enormemente concludendo in verità assai poco e per altri son costretti all’immobilismo e al ripensare, qui ultimamente anche nelle nostre zone i pazienti mi chiedono l’equilibrio, ma si rende conto ottorino? Chiedere a me l’equilibrio? Una domanda da un milione di dollari! Eppure col mestiere che esercito dovrei averlo, e invece sono in mimesi continua, in simbiosi vortilcale , trovare l’equilibrio in una giusta dose di luce, nè troppa nè troppo poca, una luce sopportabile che ci faccia vivere, il problema è che tanti anni fa come lei dovetti inventarmi un mestiere.

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OV dicembre 22, 2011 alle 00:01

io sono diventato pittore proprio per una faccenda di chiaroscuri. stavo lì in bilico dove finisce la luce, lì dove passeggia quello scimunito di nedo. passeggia, capisce dottore? i manicomi sono strisce di luce, tipo passaggi pedonali: un piede sul bianco e uno sul nero. luoghi ritmici e distrettuali.
comunque caro dottore un giorno o l’altro le farò vedere un pezzetto di tela. non più di un centimetro quadrato si intende. in futuro chissà…

ottorino vannini pittore

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Alfiero Eisenstein dicembre 22, 2011 alle 20:00

Come ebbe a dire nella zona di Lunata un famoso mecenate delle arti e del ciclismo:
“…….è un filme!!!”
umilmente sottoscrivo e plaudo.
sempiternamente Vostro
S.

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Trasciatti dicembre 25, 2011 alle 02:07

Cari miei, vi ringrazio molto per questo apprezzamento eviscerato. Sono molto stanco dopo questa prova registica, il cinematografo è un’arte che sforza gli occhi. Sia quelli fisici, sia quelli dell’anima. Ottorino non lo avevo mai sentito nominare finora, ma quanti sono in famiglia i Vannini? Ne spuntan sempre di nuovi. Come se non ne bastasse uno solo.

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