mangiare, divorando il cibo a pezzi,
stringendo forte il pane con la sinistra
come se il tavolo fosse un’apparizione,
i pensieri che genera una selva di lupi,
un fiume ghiacciato di spettri Leggi tutto…
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mangiare, divorando il cibo a pezzi,
stringendo forte il pane con la sinistra
come se il tavolo fosse un’apparizione,
i pensieri che genera una selva di lupi,
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27 giugno 2011, ore 23 circa
Sono steso sul letto. La finestra è aperta ma non entra un refolo di vento. La gatta nera, Timpany, è montata sul davanzale. Spia il buio attraverso le stecche della persiana. Ho deciso di iniziare a scrivere sul Facteur Cheval, il Postino Cavallo, come lo chiamo io. Ora che sono sdraiato e posso finalmente ascoltare il mio corpo, mi accorgo che il malleolo destro non è ancora guarito. Leggi tutto…
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Ripeschiamo un Trasciatti grassissimo del 2007 che leggeva dei suoi raccontini/poemetti. La foto è stata scattata a una riunione dell’Accalappiacani a Reggio Emilia. Alcuni raccontini furono registrati lì per lì da Massimo Termanini (Termos), altri a casa, e poi pubblicati sul sito BramieroPinna.com, da dove infatti li abbiamo ripescati. Ascolta.
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Se vogliamo continuare a raccontarci delle balle, allora andiamo avanti pure, per me non c’è problema. Se invece vogliamo provare a dire almeno per una volta la verità, allora facciamolo, così la smettiamo con gli equivoci.
Tu sei brutto, e nessuno può fartene una colpa. Non decidi tu con che faccia vieni al mondo. Il problema è che oltre a essere brutto hai proprio un viso insignificante, con un’espressione da pesce lesso, un’aria da vittima sacrificale, che un po’ a guardarti fai venire tenerezza, un po’ verrebbe voglia di scuoterti, di sbatterti con violenza contro un muro, per provare a farti reagire, a far entrare una boccata d’aria nel chiuso della tua testolina bacata. Leggi tutto…
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Aveva solo dodici anni ed era già il più abile costruttore di piste di tutto il bagno Tirreno. Era una grande emozione quando si metteva all’opera, perché, a suo modo, di vera e propria opera si trattava. Tutti i ragazzini della spiaggia seguivano estasiati. Pochi erano ammessi a collaborare. Le bambine impazzivano per lui.
Iniziava sempre col cercare qualche bambino che si lasciasse trascinare per segnare il percorso sulla spiaggia. Leggi tutto…
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Ecco, immaginate una strada dritta, senza alberi, né lunga né corta, con le facciate che si guardano alla stessa altezza, delimitando una striscia di cielo marino, solo apparentemente tranquillo.
Il sole è tiepido, un marzo già bullo, con odori e vampe dai finestrini che sanno di giugno: carichi e screziati come in una piena maturità.
Una giornata femminile, di donne sui terrazzi, accanto alla pianta del basilico, al bucato che schiocca di luce.
Saliamo le scale e la morbidezza di fuori s’innerva di un fondo di cucina.
Il fondo perenne che abita le scale dei condomini. È curioso, perché l’odore dei condomini, sottilmente diverso l’uno dall’altro, resta uguale, giorno per giorno, nonostante mutino i cibi e i sapori e nonostante le finestre socchiuse. Leggi tutto…
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Tre mesi fa (il 13 novembre 2010) se n’è andato Giuliano Parenti, amico, scrittore, autore per il teatro e per la radio, insegnante, animatore… Tra le sue varie pubblicazioni ricordiamo con piacere il romanzo Per amore o per finta, che abbiamo letto e recensito qualche tempo fa. Dal suo cilindro ogni anno tirava fuori dei librettini, pubblicati nelle sue edizioni domestiche del Trito&Ritrito. Libretti fatti con materiali poveri, ma a cui non mancava nulla: coperta, sovraccoperta, illustrazioni, cucitura a mano; e poi eserghi, prefazioni, post-fazioni, colophon… Già, il colophon recitava sempre così: “I libri della Trito&Ritrito non sono in vendita da nessuna parte. Vengono regalati per simpatia verso chi li riceve e per antipatia verso il mercato con dispetto parlando”. Leggi tutto…
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Il sangue vivo in corpo dà il sentimento, o la vertigine, del mulinello. Alla prima percezione, che è infantile e di solito a letto riversi su un fianco, il luogo è l’orecchio. La notte è o sembra alta, la stanza è deserta, non sono passi quelli che sento? Di più. Tuoni, giganteschi. Bum bum bum. La stanza è vuota. Mamma, papà: nessuno può svegliarsi o aiutare o capire quello che sta succedendo. E tamburi nel cranio come passi, deve essere un orco. Arriva. Bum bum bum. Leggi tutto…
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